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(R)esistenza

Di Pasquale Raffaele il . Campania, Umbria

Al Festival Internazionale del giornalismo di Perugia guadagna la ribalta il Sud che resiste. La sintesi migliore della sua personalità si può desumere dalle parole, oneste e controcorrente: «Non mi piace il titolo “Gomorra”: nella Bibbia rappresenta una realtà irrecuperabile e io non condivido questa visione pessimistica, perché Scampia non è un posto senza speranza». E ancora: « Nel 1994, quando fu disposto il trasferimento, neppure ci volevo andare. Ero vittima dei miei stessi pregiudizi». Don Aniello Manganiello è di una schiettezza disarmante. Non nega che il comfort di Prati – quartiere capitolino altolocato – gli stesse più che bene: chi te lo fa fare di andare in quell’inferno. Ma don Aniello obbedisce al diktat della curia e approda a Scampia, parrocchia dell’Opera don Guanella, ambiente col quale stringerà un legame viscerale. (R)Esistenza narra la sua esperienza e molto altro. Immortala le “vele” e tutto ciò che vi orbita intorno, racconta le storie delle varie umanità che, in un modo o nell’altro, sono riuscite a vincere le loro battaglie: Marco, tossicodipendente risorto grazie alla Casa sulla Roccia di Avellino, ripiombato nel tunnel dell’eroina e risollevato dalla mano tesa di don Manganiello, che lo restituisce alla vita e alla sua antica passione, il calcio, affidandogli l’allenamento dei bambini all’oratorio; Tonino, ex camorrista in fuga dalla morte che lentamente gli stava sottraendo tutti gli “amici”, capace di trovare la propria redenzione nella fede; Emanuele, aspirante rapper col mito di Eminem che scopre il valore poetico dei propri versi alle scuole medie, quando la sua insegnante di lettere li mette insieme, ricavandone una raccolta di poesie di cui è lei in primis a caldeggiare la pubblicazione; Ciro, diviso tra il lavoro di volontariato per un’associazione che fa da stampella per i ragazzi a rischio e la denuncia, attraverso il suo sito web, degli incendi di rifiuti tossici impunemente perpetrati nella zona, con conseguente crescita esponenziale del tasso di alcuni tumori come quello alla tiroide; gli ‘A67 (nome utilizzato in gergo locale per designare l’agglomerato comprendente Scampia, Chiaiano e aree limitrofe), gruppo rap cui va il merito di avere scoperchiato il “vaso scampiese” un anno prima di “Gomorra” con l’album “A Camorra song’io”. 

Il regista Francesco Cavaliere, puteolano di nascita e precoce emigrante divenuto in breve tempo cosmopolita (da Londra a Parigi sino ad Amsterdam, dove tuttora vive) non abbassa lo sguardo davanti ai problemi – dalle “Case dei Puffi” (agglomerato di case popolari tramutato in piazza di spaccio e luogo di ritrovo dei tossicodipendenti ndr) alle pestilenziali esalazioni dei roghi di spazzatura velenosa, dal boom delle partite IVA aperte nella zona e intestate a prestanome per riciclare denaro sporco all’allaccio abusivo alle condutture parrocchiali dell’acqua – né mira all’edulcorazione dell’inedulcorabile, bensì cerca di mantenere in vita quell’esiguo fuoco di speranza che richiama alla mente le fiammelle dei ceri portati in processione dai parrocchiani nel commovente giorno dell’addio di don Aniello a Scampia, ufficialmente per “turnover di routine”: quindi, ritorno a Roma,  stavolta a malincuore per colui che era considerato il motore, la vera forza di propulsione di uno dei processi di cambiamento fra i più ostacolati dell’intero Mezzogiorno. Ma, come di consueto, il sacerdote pluriminacciato, il prete di periferia che si schernisce quando viene indicato con l’appellativo di eroe, obbedisce e si tuffa nella nuova sfida col suo contagioso sorriso.
 Tenacia e speranza, il motto di don Aniello.

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