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Mafia, metà dei giovani studenti la ritiene più forte dello Stato

Di Francesca Bene il . L'analisi, Sicilia

 I risultati del sesto sondaggio effettuato dal Centro Studi Pio La Torre nelle scuole superiori italiane sulla percezione del fenomeno mafioso, sembrano decretare la vittoria dell’antistato sull’Italia che combatte e che funziona. Una vittoria subdola – e fortunatamente non definitiva, visto che la battaglia continua – ottenuta attraverso l’arma della sfiducia collettiva diffusa tra le giovani generazioni. E ciò che più preoccupa è il fatto che ogni anno di più, tra i ragazzi, si diffonde la convinzione che mafia e Stato non siano due entità nettamente distinte, ma al contrario due realtà che troppo spesso si compenetrano. 

Ma vediamo, nello specifico, il risultato del sondaggio. La mafia può essere definitivamente sconfitta solo per il 23,7% degli studenti; il 37,19% pensa che non lo sarà. Alla domanda «chi è più forte tra lo Stato e la mafia?» solo il 14,27% ha risposto «lo Stato»; quasi la metà, il 49,90%, ha invece risposto: «La mafia». Inoltre, per il 68,83% lo Stato non fa abbastanza per sconfiggere la mafia e per il 79,28% la mafia è forte, perchè s’infiltra nello Stato. Lo studio è stato effettuato attraverso la distribuzione di 1.409 questionari a un campione di ragazzi fra i 16 e i 18 anni. Il 67% di loro proviene da scuole siciliane, seguono Liguria (203 questionari, pari al 14,41% del campione), Lazio (186 questionari, 13,20) e Lombardia (76, cioè 5,39). Il 47,13% del campione pensa che la mafia sia «abbastanza» diffusa nella propria regione; «molto diffusa» il 38%, mentre quasi il 12% la ritiene «poco diffusa». Quasi pari le percentuali sulla percezione di una presenza concreta della mafia nella propria città: il 28,8% del campione l’ha avvertita «poco», il 27% «abbastanza», il 19% «per niente». 

Secondo gli esperti ciò è dovuto al fatto che, «per molti italiani la mafia è soltanto qualcosa di cui si è a conoscenza di seconda mano e questo vale anche per molti siciliani, a seconda dei quartieri in cui risiedono o degli ambienti che frequentano», spiega nel rapporto il sociologo Antonio La Spina, che ha curato lo studio insieme ai ricercatori Giovanni Frazzica e Attilio Scaglione. Per il 51,38% degli studenti intervistati il rapporto tra mafia e politica «è molto forte»; oltre il 30% del campione pensa che «mafia e arretratezza economica si autoalimentano», mentre il 23,28% pensa che l’arretratezza sia un effetto della mafia. Oltre il 41% del campione, pari a 590 studenti, ritiene che la presenza della mafia sia un ostacolo per il proprio futuro; il dato sale al 50,7% per gli studenti siciliani e si attesta al 28% per i loro coetanei lombardi, 23% per i liguri e 22 per i giovani del Lazio. Inoltre, nella ricerca di un lavoro nella propria città oltre il 34% del campione ritiene importante presentare un curriculum o frequentare un corso professionale (28,8%), contro il 21,29% che ritiene più importante rivolgersi a un politico e il 18,45% che considera «più importante rivolgersi a un mafioso». Per il 47% dei ragazzi intervistati «sarebbe più corretto seguire criteri meritocratici», e per il 25% per cento «una persona raccomandata non è valida». I giovani considerano più scorretto «evadere le tasse» (70,97%) e assumere lavoratori in nero (42,80), seguono il mancato rispetto dell’ambiente (27,96) e «l’astensione dal voto (16,25)».
Alla luce dei risultati choc del sondaggio sulla percezione dell’influenza delle mafie nella società dai parte degli studenti della Superiori, abbiamo chiesto a Francesca Rispoli, responsabile nazionale del settore formazione dell’associazione “Libera” di commentare i dati emersi. «È vero, purtroppo, da parte dei ragazzi c’è una sorta di rassegnazione di fronte alla diffusione delle mafie e quindi del marcio nella società. Dalle ricerche fatte dalla nostra associazione, attraverso dibattiti e questionari nelle scuole di diverse regione italiane, emerge da parte dei ragazzi poco speranza nei confronti della propria affermazione personale. Questo dipende anche dal momento storico che stiamo vivendo, dalla crisi economica che rende più difficile, a volte impossibile, l’affermazione personale». 
Nello specifico, spiega poi Rispoli: «I ragazzi vedono la propria affermazione personale legata a doppio filo al bisogno di appoggiarsi a qualcuno. Viene, quindi, meno una visione meritocratica della società». Fortunatamente, Rispoli ha evidenziato anche una tendenza positiva nella visione che hanno i giovani della società: «Abbiamo notato che negli ultimi anni sta diminuendo il grado di immedesimazione dei ragazzi rispetto alle figure negative che vengono promosse dai media, soprattutto dalle fiction. Alcuni anni fa protagonisti di sceneggiati tipo “Romanzo criminale” erano visti come personaggi vincenti. Nell’ultimo anno e mezzo c’è una minor aderenza a personaggi negativi.
Nell’ultimo periodo, invece, c’è stata un’inversione di tendenza e questo crediamo sia legato alla diffusione attraverso i media di figure positive. Un cambiamento di visione da parte dei giovani c’è stato, ad esempio, dopo il programma contro le mafie condotto da Fazio e Saviano in prima serata sulla Rai. È importante quindi informare i ragazzi, parlare loro e presentare loro non solo le cose negative, ma anche figure che hanno dato e danno la vita per la creazione di uno Stato onesto e di una società pulita».
* L’articolo è stato pubblicato dal “Giornale dell’Umbria”  – 28.04.2012

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