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Gli altri interessi della banca mafia

A cura di ArgoCatania* il . Sicilia

Non è la prima volta che lo dice in pubblico, ma evidentemente la notizia non è riuscita fino ad ora a …fare notizia. Eppure le dichiarazioni fatte dall’avvocato Enzo Guarnera -in occasione dell’incontro sulla Legalità promosso dagli ex alunni del Liceo Cutelli, il 4 aprile- hanno un carattere esplosivo. Ne ha parlato, sul sito Iene Sicule, Marco Benanti. Noi vogliamo tornare sull’argomento e abbiamo contattato Guarnera per saperne di più.
Ebbene sì, ha confermato che molte famiglie “normali”, non compromesse da rapporti con la mafia, affidano il proprio denaro a noti mafiosi piuttosto che depositarlo in banca. “Ho appreso da una mia cliente che lei e suo marito conferivano i propri risparmi ad una famiglia mafiosa che opera nel quartiere di Picanello”. Perchè mai? Il motivo è presto detto, ricevono in cambio un interesse altissimo, fino al 100% annuo, un interesse che nessuna banca pagherebbe. Ma la mafia può. I suoi proventi infatti provengono non solo da attività illecite molto fruttuose, come l’estorsione e il traffico di stupefacenti, ma anche dalla pratica dell’usura, con interessi che arrivano al 240%.
Il denaro che i cittadini conferiscono alle cosche serve quindi anche ai prestiti usurai. “Chi consegna il proprio denaro a un gruppo malavitoso, contribuisce al suo arricchimento illecito e diventa complice del suo operato in quanto concorre all’usura che esso pratica” spiega Guarnera. Ecco perchè questo conferimento è illegale e chi lo effettua compie un reato.
“Ho appreso, successivamente, che questa pratica è abbastanza diffusa anche in altri quartieri della città”, prosegue. E non si tratta nemmeno di una consuetudine recente, e quindi legata in modo particolare all’attuale crisi economica, che starà comunque contribuendo a rafforzare questa prassi. Guarnera sottolinea anche i risvolti politici della faccenda. Un gruppo mafioso che ha messo radici così profonde nella società e che ha legato a sé molti cittadini sulla base di un interesse economico condiviso, li tiene in pugno e non avrà nessun bisogno di minacciare per ottenere quello che desidera, per esempio il voto a favore del “proprio” candidato.
Per la prima volta nell’aula magna del Liceo Cutelli, questa denuncia è stata fatta davanti ad un procuratore della Repubblica, che non potrà certo ignorarla. Ma intervenire sul piano investigativo in casi come questi non è affatto semplice. Come raccogliere le prove? Come operare controlli? Di certo non esistono contratti scritti e difficilmente queste operazioni saranno citate in conversazioni telefoniche. L’unica possibilità è che parli qualcuno “dall’interno”. Non è un’ipotesi impossibile, anzi pare che un collaboratore di giustizia abbia già confermato la notizia in una sua dichiarazione.
Ma l’avvocato Guarnera ha poca fiducia negli interventi repressivi, ritiene che il vero problema sia nella cultura, nella mentalità. E che, per sradicare questa illegalità così diffusa e pervasiva, sia necessario lavorare nel lungo periodo per cambiare i valori e modificare le priorità. “E’ necessario soprattutto un lavoro di prevenzione, l’impegno di tutti a diffondere una cultura della legalità e una visione della vita che non metta il denaro al primo posto”. Basterà una generazione perchè si vedano i frutti?

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