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Latina, operazione “Caronte” in carcere 34 esponenti del clan Di Silvio e Ciarelli

Di Elena Ganelli il . Lazio

Omicidi, tentati omicidi, incendi, rapine, estorsioni, usura spaccio di sostanze stupefacenti, porto e cessione illegale di armi. Una valanga di reati commessi da quella che gli investigatori identificano come una vera e propria associazione a delinquere, composta da persone appartenenti ai clan Ciarelli e Di Silvio. Così questa mattina all’alba, con l’ausilio di elicotteri e il supporto del Servizio centrale operativo della Polizia, gli agenti della Squadra mobile di Latina hanno portato a termine l’operazione “Caronte” arrestando 34 persone, componenti delle due famiglie di origine rom.
I particolari dell’indagine sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa presso la Procura della Repubblica dal capo della Mobile Cristiano Tatarelli e dal procuratore aggiunto Nunzia D’Elia. Gli accertamenti sono iniziati nel gennaio 2010, con l’esplodere della guerra criminale nel capoluogo pontino ed hanno consentito di accertare l’esistenza di una vera e propria associazione a delinquere della quale erano promotori e capi indiscussi Carmine Ciarelli, Pasquale Ciarelli, Ferdinando Ciarelli detto Macù, Ferdinando Ciarelli detto Furt, Giuseppe Di Silvio detto Romolo: erano loro a definire le strategie criminali del sodalizio assumendo le decisioni importanti, impartendo ordini agli altri appartenenti al gruppo, fissando le modalità operative e assegnando i singoli ruoli ai componenti dell’organizzazione.  
Carmine e Ferdinando Ciarelli decidevano inoltre l’erogazione di mutui con determinazione dei tassi usurari da applicare, imponendo talora, quale modalità di erogazione dei prestiti, l’acquisto a credito di autovetture da parte dei mutuanti, decidendo sia le azioni e le intimidazioni necessarie per la riscossione dei crediti, (anche mediante acquisizione o impossessamento di beni immobili, selezionando i “prestanome” per l’intestazione fittizia di beni) sia le azioni per indurre le vittime a non denunciare o a ritrattare le dichiarazioni già rese alle forze dell’ordine o all’autorità giudiziaria.
Pasquale e Ferdinando Ciarelli avevano l’incarico di sovrintendere e procedere all’attività di esazione dei crediti usurari con condotte estorsive consistenti in intimidazioni, minacce, sequestri di persona, percosse e lesioni. Ferdinando Pupetto Di Silvio, invece, organizzava la commissione dei reati, reperendo i mezzi da utilizzare, individuando i soggetti idonei per il compimento di azioni delittuose e stabilendo le modalità operative, nonché dando indicazioni per intimidire i testimoni mentre le donne della gang pensavano a riscuotere il denaro frutto di usura e a nascondere le armi. Contestati alcuni tentati omicidi ed episodi già finiti in altre inchieste precedenti, ma ora arricchiti da nuovi elementi di indagine che porteranno a contestazioni più documentate: le novità dell’operazione “Caronte” sarebbero infatti legate all’omicidio di Massimiliano Moro e ad alcune successive sparatori avvenute nel capoluogo pontino. Sono state inoltre accertate le responsabilità, individuando esecutori e mandanti, dei tentati omicidi di Silvio Savazzi e Maurizio Santucci, avvenuti il 22 maggio 2010; di Francesco Annoni, avvenuto pochi giorni dopo; di Gianfranco Fiori, programmato  il 6 giugno dello stesso anno e di Fabrizio Marchetto, organizzato il 6 marzo 2010, ma non eseguito per il tempestivo intervento degli agenti della Squadra Mobile di Latina che avevano arrestato con le armi in pugno Andrea Pradissitto e Simone Grenga.
«Chiudiamo il cerchio dopo lunghe investigazioni – ha commentato il procuratore aggiunto Nunzia D’Elia – che ci hanno visti impegnati a ricostruire fatto dopo fatto l’azione del clan, la città lo meritava».


*Elena Ganelli
redazione  icittadini.it

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