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Reggio Calabria, un altro tesoro sequestrato a Santi Zappalà

Di Pietro Bellantoni* il . Calabria

Maxisequestro per oltre 16 milioni di euro al patrimonio di Santi
Zappalà. Questa mattina agenti della guardia di finanza e dei
carabinieri hanno messo i sigilli a numerose società, beni mobili e
immobili riconducibili all’ex consigliere regionale, arrestato
nell’ambito dell’indagine “Reale 3” e condannato in primo grado nel
giugno dell’anno scorso per corruzione elettorale aggravata dalla
partecipazione mafiosa. Con l’operazione “Soldi reali”, coordinata dal
procuratore capo di Reggio Ottavio Sferlazza, dall’aggiunto Michele
Prestipino e dal sostituto Stefano Musolino, viene aggredito un
patrimonio societario e finanziario ritenuto dagli inquirenti del tutto
sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati dell’ex sindaco di
Bagnara.

 Il declino di quello che era considerato l’astro nascente della
politica calabrese inizia alla vigilia delle ultime elezioni regionali,
quando Zappalà viene filmato e intercettato in casa del boss Giuseppe
Pelle di San Luca. Al centro dei dialoghi tra “Gambazza” e l’esponente
del Pdl c’era un accordo politico-mafioso siglato al fine di una
«straordinaria affermazione elettorale… per arrivare sicuramente tra i
primi tre…» dello stesso Zappalà. Al termine di complesse indagini
bancarie, fiscali e contabili, gli uomini del Gico e del Ros, su
disposizione del presidente del Tribunale di Reggio Kate Tassone, hanno
sequestrato 21 tra conti corrente e titoli – per un saldo attivo di 7,5
milioni di euro –, quattro immobili corrispondenti alla dependance del
castello Ruffo di Bagnara, un’imbarcazione da diporto di 15 metri e tre
automobili. Le misure di prevenzione hanno interessato anche la società
“Fisiokinesiterapia bagnarese srl” e la “Ileca charter sas di Zappalà
Carmela & c.”. La prima azienda, operativa nel settore delle
attività paramediche, è stata sottoposta a sequestro a causa di una
gestione che il comandante del Gico Gerardo Mastrodomenico definisce
«malsana». Facendo leva sulle dichiarazioni difensive di Zappalà,
costretto a giustificare con il reato di evasione fiscale le ingenti
somme di denaro trovate in suo possesso, gli investigatori hanno potuto
accertare la trasformazione di una società inizialmente sana che «nel
tempo è diventata illecita». Diversa la situazione della “Ileca”,
attività di noleggio di imbarcazioni da diporto. In questo caso gli
inquirenti hanno evidenziato come la società sia nata grazie a
finanziamenti occulti. In particolare, le indagini hanno permesso di
rilevare il pagamento di una barca del valore di 600mila euro attraverso
i conti corrente riconducibili a Zappalà, malgrado il natante risulti
intestato direttamente all’azienda.
«Grazie a questa operazione – ha
detto il procuratore Sferlazza – abbiamo chiuso il cerchio relativo
all’aggressione del patrimonio illecito di Zappalà». Il provvedimento
odierno segue quello dello scorso ottobre, quando la Dda reggina dispose
il sequestro di 7,5 milioni di euro provenienti dal tesoro dell’ex
consigliere regionale. Cifre spropositate se si considera che Zappalà
aveva dichiarato redditi pari a un milione di euro nei dieci anni
precedenti. «Finalmente – è il commento di Michele Prestipino – viene
colpito il patrimonio occulto di un uomo politico, un colletto bianco
che appartiene alla zona grigia. Un passaggio importante per capire come
si accumula il potere criminale». I comandanti provinciali di guardia
di finanza e carabinieri Cosimo di Gesù e Pasquale Angelosanto, pongono
invece l’accento sugli ottimi risultati ottenuti grazie alla stretta
collaborazione tra le diverse forze dell’ordine in riva allo Stretto.
«Questa cooperazione – ha aggiunto Angelosanto – ha consentito di
depotenziare molte cosche reggine. In questo caso quella dei Pelle di
San Luca».

* Pietro Bellantoni è redattore del “Corriere della Calabria”

Fonte: CorrieredellaCalabria.it

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