NEWS

‘Ndrangheta, decine di arresti e 250 indagati

Di redazione il . Calabria

Un’operazione dei carabinieri di Cosenza ha eseguito  63 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di presunti appartenenti a cosche della ‘ndrangheta nella provincia e con diramazioni  in Lazio, Veneto, Lombardia. Nell’inchiesta sono indagate, complessivamente, 250 persone. Sono stati sequestrati beni mobili e immobili per 15 milioni di euro.
In manette gli autori e i mandanti di numerosi omicidi e attentati compiuti nell’ambito di una guerra di mafia che ha viste contrapposte, tra gli anni 1999 e 2004, diverse cosche del cosentino per il controllo delle attività illecite sul territorio.  L’operazione “Tela di ragno”, portata avanti dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza e del Ros e coordinata dalla Dda di Catanzaro, ha consentito di disarticolare sette cosche attive nell’area del Tirreno cosentino e nel capoluogo e con interessi in varie regioni: Lanzino-Locicero di Cosenza (subentrata a quella dei Perna-Ruà), Muto di Cetraro, Scofano-Mastallo-Ditto-La Rosa e Serpa di Paola, Calvano e Carbone di San Lucido, e Gentile-Besalvo di Amantea. 
Nell’indagine che oggi ha portato a 58 arresti eseguiti (su 62) nell’operazione ‘Tela del ragno’ non risultano amministratori indagati ma ‘durante le perquisizioni e’ stato acquisito parecchio materiale che ora sara’ al vaglio di inquirenti e investigatori. Non si puo’ dire cosa riserveranno gli sviluppi futuri’. Cosi’ il colonnello Francesco Ferace, comandante provinciale dei Carabinieri di Cosenza, ha risposto alle domande dei cronisti sul coinvolgimento di amministratori nell’inchiesta che ha sgominato le cosche cosentine e del Tirreno cosentino.
Si tratta di un’operazione che ha tenuto conto anche delle sentenze gia’ emesse in passato, rilette con una logica nuova. Alla conferenza stampa ha partecipato anche il generale Mario Parente, vice comandante del Ros.
Nell’indagine scaturita da “Tela del ragno” non risultano amministratori indagati ma ‘durante le perquisizioni e’ stato acquisito parecchio materiale che ora sara’ al vaglio di inquirenti e investigatori. Non si puo’ dire cosa riserveranno gli sviluppi futuri’. Lo dichiara  il colonnello Francesco Ferace, comandante provinciale dei Carabinieri di Cosenza, durante la conferenza stampa sul coinvolgimento di amministratori nell’inchiesta che ha sgominato le cosche cosentine e del Tirreno cosentino. Si tratta di un’operazione che ha tenuto conto anche delle sentenze già’ emesse in passato, rilette con una logica nuova. 
Trent’anni e molte guerre di mafia sul territorio. L’operazione di oggi, in particolare, fotografa un territorio martoriato dalla lotta per il potere. Gli appalti e il vasto giro di affari correlato. La provincia di Cosenza e stata in guerra dal 1979 al 2008,  decine e decine i morti, per una decina di quei delitti la Dda di Catanzaro, potrà fare chiarezza individuando mandanti ed esecutori. Fra i capi e gregari di sette tra le cosche più potenti operanti nel capoluogo e sulla fascia tirrenica, ci sono infatti molti dei responsabili di quei delitti efferati. Gli inquirenti sono certi di avere fatto definitivamente luce su 12 omicidi, tra i quali quello di Antonio Maiorano, un operaio di 49 anni, ucciso il 21 luglio 2004 a Paola per un errore di persona. 
I loro affari li avevano però diversificati in  varie regioni. In cinque sono sfuggiti alla cattura: uno, Ettore Lanzino, e’ latitante da tempo; due sono irreperibili; un altro, Franco Sangineto, e’ morto per cause naturali tre giorni fa; mentre il quinto, Luca Bruni, e’ scomparso all’inizio dell’anno e gli investigatori temono si tratti di un caso di ‘lupara bianca’.
Ma gli investigatori non intendono fermarsi solo al quadro che ricostruisce la guerra di mafia e i delitti che sembravano destinati a rimanere senza verità e giustizia. Da quello che si apprende da fonti di agenzia “vogliono anche vederci chiaro sulle infiltrazioni delle cosche negli appalti per importanti lavori pubblici che, agli inizi degli anni ’90 hanno riguardato, per esempio, l’ammodernamento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria e, piu’ recentemente, la stazione ferroviaria di Paola, sul Tirreno cosentino. E proprio uno scontro su chi dovesse riscuotere la tangente sui lavori per la stazione e’ stato all’origine di uno degli ultimi delitti presi in esame dagli investigatori” e “per chiarire alcuni aspetti emersi dalle indagini, i magistrati della Dda, gia’ dalle prossime ore, cominceranno a sentire amministratori pubblici locali, che non sono indagati, per avere un quadro piu’ definito della vicenda.
L’operazione è stata possibile grazie ad anni di intercettazioni telefoniche ed ambientali,  alle dichiarazioni delle vittime e di collaboratori di giustizia, fra questi i Giuliano Serpa, Francesco Bevilacqua, Franco Pino e Francesco Modio che hanno consentito in ordine cronologico di ricostruire un decennio di lotte tra la cosca Pino-Sena e Africano-Gentile, per passare a quello che successe alla fine degli anni ’90, quando le cosche cosentine designarono i ‘capi zona’ per evitare eccessivi conflitti interni. 

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link