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Trapani e il consigliere provinciale col “vizietto” … delle frequentazioni pericolose

Di Rino Giacalone il . Sicilia

“... un giorno mi arrivò una telefonata da tale Popò Pirrone; questo Popò Pirrone ad Alcamo è notoriamente, è notorio, io lo conoscevo tranquillamente prima come grande amico e sostenitore di tutte le campagne elettorali del papà del mio presidente attuale, Vito Turano e “chisto” cioè lo incontravo continuamente, uno che sta bene o male in politica lo vede per cui per me era una persona normale, addirittura quando mi telefonò ricordai pure, ma è una cosa notoria ad Alcamo, che io avevo letto nel giornale di Sicilia che questo signore era nel libro paga della Polizia o dei Carabinieri come collaboratore, come confidente, non ricordo allora……”.

A parlare così è Pietro Pellerito, infermiere, ex Udc, consigliere provinciale e una lunga sfilza di precedenti e segnalazioni penali. Amico degli amici indubbiamente lo dice lui stesso e chiama in causa senza tentennamenti il presidente della Provincia on. Mimmo Turano, alcamese come lui, rimasto, al contrario di Pellerito nell’Udc. Pellerito è stato condannato a sei anni per falso, per i prossimi due anni dovrà rispettare la sorveglianza speciale, un giudice per iscritto gli ha detto che dovrà sapere bene comportarsi per non avere ulteriori guai. Nonostante la condanna e la sorveglianza speciale è rimasto consigliere, il prefetto di Trapani lo ha potuto solo sospendere dalla carica. In aula consiliare da Sel lo hanno invitato a dimettersi, i suoi “amici” hanno fatto interventi dispiaciuti, al solito hanno attaccato il “giustizialismo” di sinistra, e se la sono presa con l’opposizione perché trasformano l’aula del Consiglio provinciale in aula di Tribunale, dimenticando che questa connotazione la danno i consiglieri che come Pellerito si trovano a dovere sistemare alcuni conti pendenti con la giustizia.

La vicenda è questa in sostanza. Pellerito un paio di anni addietro si adoperò a fare cambiare la causa di un incidente scritta su di un referto al pronto soccorso dell’ospedale di Alcamo, il ferito era un operaio di una impresa di produzione di cemento controllata dalla mafia, dapprima il medico scrisse la vera causa dell’incidente, incidente sul lavoro, poi, dopo l’intervento di Pellerito al quale si era rivolto apposta l’imprenditore titolare dell’impresa di calcestruzzi, Popò Pirrone, quel referto venne rifatto e sparì l’incidente stradale come causa e spuntò fuori un incidente stradale. I mafiosi ringraziarono Pellerito, “se non era per Pietro eravamo rovinati”.  Pellerito è stato condannato solo per falso, non ha avuto contestata l’aggravante di avere favorito la mafia, tutto al più, a sentirlo, ha favorito la politica ed un politico, perché Pirrone si rivolse a lui attraverso Vito Turano, ex sindaco di Alcamo, e genitore del presidente della Provincia, Mimmo Turano, che Pellerito conosce bene. Pellerito si è giustificato anche dicendo che non è cosa rara cambiare il contenuto di un certificato medico, in Tribunale aveva detto che il programma informatico installato all’ospedale di Alcamo e con il quale si rilascia la certificazione non prevede che su un certificato già scritto non si possa più scrivere, questo “paletto” poteva essere messo, ma al Pronto Soccorso hanno detto di no, perché ripensamenti sulle cause degli incidenti è spesso che vengono fatti, almeno questo sostiene l’infermiere e consigliere provinciale Pellerito. Non è stato creduto dai giudici su tutta la linea, è rimasto il dubbio poi se quello gettato sulla famiglia Turano fosse solo “fango” o qualche spruzzo di verità.

Certo è che fino a quando le forze dell’ordine non si interessavano a lui, Pellerito non era certo politico messo all’angolo, addirittura per difenderlo dalle accuse si mosse l’avv. Baldassare Lauria che all’epoca era assessore provinciale alla Legalità e nello studio legale peraltro con il presidente della Provincia Turano. Uno studio con il pallino delle difese dei soggetti già condannati in via definitiva, cominciarono, il duo Turano e Lauria, con la difesa di un ergastolano, Gaspare Navarra, che fece uccidere due anziani per rientrare in possesso di alcune cedole che erano carta straccia rilasciate dalla sua finanziaria.

 Tornando a Pellerito. Viene da ridere a pensare a quante punture facesse al giorno, e sempre nello stesso luogo, la macelleria di proprietà di soggetti legati alla mafia. Le intercettazioni hanno tradito queste sue giornalieri convocazioni in quella macelleria e sempre per fare iniezioni. Nel frattempo tra una puntura e un’altra si occupava di fare da autista a familiari di detenuti che dovevano raggiungere i loro parenti in carcere nelle giornate di colloquio. “Pitrino” per loro c’era sempre.

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