Caltanissetta, inchiesta antiriciclaggio
Denaro riciclato da Gela fino ai più ricercati paradisi fiscali: questo hanno scoperto gli agenti della Direzione investigativa antimafia di Caltanissetta coordinati dal procuratore aggiunto nisseno Domenico Gozzo. Nel mirino è finito l’imprenditore catanese Giovanni Puma al quale sono state sequestrate tre società. Avrebbe messo a segno operazioni irregolari per almeno 3 milioni di euro. Le investigazioni hanno preso il via dalla vicenda della banca di credito cooperativo Sofige che otto anni fa avviò una fase di ricapitalizzazione attraverso un prestito obbligazionario da oltre un milione di euro.
Una quota venne sottoscritta dall’imprenditore etneo e dal figlio Marco. Un giro di assegni, però secondo gli inquirenti, prese il via proprio da quella mossa finanziaria: fino al coinvolgimento di due imprenditori romani Alessandro Gili ed Adriano Ventucci, componenti del consiglio d’amministrazione della Omnialogistic spa. Sia il gruppo catanese che gli imprenditori romani avrebbero intestato i loro assegni alla società veneta TT Triveneto Trasporti. Gli inquirenti ritengono che tutte queste operazioni coprissero attività di pulizia di denaro sporco. I magistrati nisseni descrivono Giovanni Puma come un professionista legato alla dimensione criminale: non si escludono contatti neanche con il boss Giuseppe Madonia. Nel blitz, sono finite sotto sequestro le tre società dell’imprenditore catanese, un appartamento nel centro di Milano, conti corrente e quote societarie.
Il giro avrebbe coinvolto almeno 52 società con sedi sparse per il mondo, anche in veri e propri paradisi fiscali. Diversi gli istituti di credito coinvolti insieme a prestanome utilizzati per evitare controlli.
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