Processo Rostagno, in aula Angelo Siino
Dopo un ritardo dovuto a problemi tecnici ha inizio, dal Palazzo di Giustizia di Trapani, la ventiquattresima udienza del processo in corso per l’omicidio del sociologo – giornalista, Mauro Rostagno, ucciso a Trapani il 26 settembre del 1988. Accusati del delitto, il capo mandamento di Trapani, Vincenzo Virga e il presunto killer, Vito Mazara. Oggi in aula i teste, Angelo Siino e Caterina Ingrasciotta Bulgarella. Il primo è un collaboratore di giustizia che ha già reso in passato alcune informazioni utili sul delitto Rostagno. La seconda è la moglie dell’editore di Radio Tele Cine, la tv in cui lavorava Rostagno. Caterina Ingrasciotta è stata collega e amica di Mauro, e anche lei in quegli anni si occupò di Rtc. La cronaca in diretta dal tribunale è come di consueto a cura del giornalista Rino Giacalone qui sul portale di Libera Informazione (e su twitter) e sulla pagina del social network facebook, dedicata al processo per l’omicidio di Mauro Rostagno.
La diretta dal tribunale
16.50 Domande dell’avv. Carmelo Miceli. L’avv. Miceli chiede di Rendo, Costanzo, Graci: “li conoscevo, loro erano dentro orizzonti nazionali…sapevo che loro a Trapani avevano come riferimento Totò Minore negli anni ’80, primi anni ’80. Messina Denaro Francesco non vedeva bene Vincenzo Virga perchè questo era molto amico di Provenzano, mentre Messina Denaro era vicinissimo a Riina. Avv. Lanfranca. A Trapani qualche volta ho avuto frequentazioni con ambienti della massoneria – dice Siino rispondendo ad una domanda – io stesso ero massone….a Trapani non c’erano mafiosi e massoni assieme, altrove si. A Roma, Milano, Palermo. Non ho conosciuto Natale L’Ala boss di Campobello di Mazara. Licio Gelli ha avuto rapporti con mafiosi trapanesi? Nel finto sequestro Sindona Gelli venne a Palermo e per un giorno sparì, e il prof. Barresi mi disse che erano andato a Trapani per cercare appoggi tra i fratelli di Trapani. Parola alla difesa. Avvocato Galluffo (Vito). Chiede come sapeva chi fossero gli imputati del processo. Le domande dell’avv. Vito Galluffo puntano a comprendere la differenza di identità tra Francesco Messina e Francesco Messina Denaro come se nel corso della deposizione. Siino abbia confuso i due soggetti, circostanza che però le parti interloquiscono in modo accavallato per contestare. Paci: “certamente non è Siino a essersi confuso” chiosa il pm.
16.30 Vito Mazzara non mi fu presentato ritualmente, me lo presentò Alessandro
San Vincenzo, poi lo incontrai alla Mont’Erice, non era una persona cui
attribuivo rilievo, era uno che si dava delle arie, tipico delle persone che contano e che si fanno dare retta. Il pm Del Bene prosegue l’interrogatorio di Siino con le ultime domande poi cominciano le domande delle parti civili. Per primo l’avv. Elio Esposito che chiede ulteriori spiegazioni sulle affermazioni di Agate a proposito del delitto Rostagno come fatto di corna. Io – risponde Siino – avevo sentito parlare Francesco Messina Denaro in modo violento contro Rostagno, per cui le spiegazioni di Agate non mi convincevano, mi preoccupai ascoltando Messina Denaro e non mi tranquillizzai quando ascoltai Agate, avevo notato che poi Agate e gli altri parlavano con difficoltà del fatto.
16.15 A me sembrava strano che per un delitto di tele rilevanza venisse usato un fucile vecchio. E però in quella occasione mentre Agate tendeva ad escludere colpe della mafia, Ciccio Messina fece un segno quasi a smentire Agate. Siino sull’atteggiamento di Agate spiega, “sempre un omicidio era per cui bisognava sempre stare attenti quando se ne parlava, io ero un borghese in mezzo a mafiosi di rango”. Per cui secondo questo ragionamento lui non poteva conoscere tutto e certamente non poteva apprnedere responsabilità mafiose così nette. Dopo l’omicidio l’editore Bulgarella al Gourmands a Palermo mi presentò un giornalista, credo toscano e Puccio mi disse che quello era il nuovo direttore di Rtc dopo la morte di Rostagno. Quel giornalista fece cenno che il delitto Rostagno poteva essere maturato dentro Saman, Bulgarella si infastidì, io cercai di mostrare disinteresse al discorso. Bulgarella mi disse che ne pensavo di quel giornalista…non gli dissi nulla…Bulgarella mi fece conoscere anche Francesco Cardella ma io lo tenevo distante era un imbroglione, Cardella non aveva contatti con soggetti di mafia.
15.49 Messina Denaro faceva gossip su Puccio Bulgarella, a me non interessava e tagliavo corto – dice Siino. Messina Denaro mi disse “avea uno che ci fa u giornalista si tu lo senti parlare t’arrizzano li carni…è un cornuto”. Ipotizzava rapporti dentro la tv tra Rostagno e non so chi, parlava a mezze parole perchè io ero infastidito. Messina Denaro non voleva toccati gli appalti perchè per lui era un buon business. Mi faceva capire che c’erano minacce serie nei confronti di Rostagno se io non intervenivo presso Bulgarella – continua Siino. Con Messina Denaro ci vedevamo in una casa di proprietà della figlia, quella sposata con Filippo Guttadauro, che sono certo era uomo d’onore, fratello di Guttadauro capo della famiglia mafiosa di Roccella, Peppino Guttadauro, il medico. Partecipai ad un incontro con Messina Denaro assieme a Balduccio di Maggio appartnente alla famiglia mafiosa di San Giuseppe Jato, c’era anche Biagio Montalbano. Si parlò di Bulgarella …in quella occasione Messina Denaro nei confronti di Rostagno disse “gli rompiamo le corna”…dissi a Bulgarella il pericolo che correva non solo lui ma sopratutto il giornalista.
I verbali di Siino sul delitto Rostagno risalgono a 17 anni addietro, “collaboravo da un mese” dice Siino. Immaginavo dopo gli incontri con Messina Denaro che Rostagno da un giorno all’altro avrebbe fatto una brutta fine. Dissi a Bulgarella che la minaccia era seria tanto che gli dissi che veniva da una persona importante, non gli dissi che era Francesco Messina Denaro, subito dopo l’omcidio Rostagno ero a Roma con Brusca e Bulgarella e gli accennai la cosa e Bulgarella mi disse di non parlarne in presenza della moglie. “Non ne parlare davanti a mia moglie perchè sennò siamo consumati”.Bulgarella parlando con me mi disse che Rostagno era un cane sciolto…parlai con Bulgvarella tre o 4 mesi prima dell’omicidio. A Roma mi trovai con Bulgarella qualche tempo dopo forse settimane, un mese, e registrati la reazione di Puccio che mi diceva di non parlarne, mi disse “ci metti nei guai”, sua moglie era rimasta colpita dal fatto e giammai avrebbe approvato quel delitto. A Roma alloggiavo all’Ambasciatori, Bulgarella era al Carlotn Regina di via Veneto, nello stesso c’era Giovanni Brusca che era con la figlia di Badalamenti Giacomo che veniva dall’America. Del delitto Rostagno parlai con la famiglia mafiosa di Mazara con Ciccio Messina u muraturi e con Giovan Battista Agate, eravamo nella calcestruzzi Agate, a Mazara, dovevamo vederci per parlare di appalti, Battista Agate mi fece notare che qualunque cosa poteva essere fatta a qualsiasi persona che risultava dannosa agli interessi della famiglia, per Rostagno mi disse sa pi chissu cu fu, mi fece notare che era stata usata una scupitta vecchia, un vecchio fucile, che ero esploso, mi disse una scupittazza vecchia…Questo me lo disse per calmarmi per farmi convinto che non era stata la mafia, tentevano tutti di calmarmi perchè ero agitato per quel delitto non perchè Rostagno mi faceva simpatia.
15.15 “La messa a posto – racconta Siino – era di solito il 3 per cento del valore dell’appalto controllato, i politici gestivano e dovevano anche loro pagare alla mafia, i politici non erano sempre gli stessi”- Siino ricorda come trattava con gli imprenditori, “erano contenti – dice – perchè io garantivo loro sotto tanti profili, la messa a posto, pagando non c’erano obblighi di forniture, in un primo tempo mi occupavo di chi doveva prendersi l’appalto, le cose cominciarono a complicarsi quando personaggi di Cosa nostra che faceavno vaccari, agricoltori, si intromettevano su chi doveva prendersi i lavori anche lavori di grande imp’ortanza come il depuratore di Trapani”.Bulgarella chi è chiede il pm. “Bulgarella Giuseppe era una persona molto estrosa, personaggio allegrone e conduceva la sua impresa e la televisione che aveva Rtc, non aveva timori di sorta nè problemi, accomodante, facciamo tutto, l’ho conosciuto nell’ambito della buona società trapanese, lui aveva una barca, anche io, ci incontravamo a mare, e aveva un bel seguito di personaggi interessanti, ho avuto modo di conoscerlo bene, figlio di un vecchio imprenditore amico di mio padre, avevo avuto modo di vedere che era un imprenditore inserito, conoscenze specifiche tra i politici locali nella zona del Belice, in particolare. Bulgarella mi disse che aveva avuto problemi con un soggetto di Gibellina un certo Fuinaro che gli aveva distrutto impianto di calcestruzzi….Messina Denaro Francesco mi disse che Bulgarella non era affidabile. Poi, nell’88 prendemmo un lavoro insieme, forse nel 1989. Messina Denaro diceva che era sbirro perchè lui a Rtc aveva un giornalista era uno terribile che gli scappava di tutto dalla bocca, questo giornalista era ….era….quello che poi fu ucciso, non lo ricordo…..ah Mauro Rostagno.
15.00 Opposizione respinta, il processo prosegue con la testimonianza di Angelo Siino il cosiddetto “ministro dei lavori pubblici” di Totò Riina. La Corte però invita i pm a condurre l’esame su temi che non siano strettamente attinenti all’unico verbale depositato, nei limiti indispensabili ad una verifica generale della attendibilità o credibilità soggettiva del dichiarante. Siino riprende a rispondere alle domande ricordando di essere stato condannato a 8 anni per avere pilotato appalti nell’interesse di Cosa nostra. Il pm Paci chiede i suoi referenti per gli appalti dentro Cosa nostra. “Personaggi di vertice come i capi mandamento i capi delle province siciliane anche le persone che erano più operative sul territorio”. “Io ero geometra e imprenditore – dice Siino – avevo una impresa che concorreva all’acquisizione dei lavori pubblici…..contattavo imprenditrori e li mettevo in condotta con Cosa nostra, gli imprenditori avevano comunque comportamenti criminali e Cosa nostra si interrogava perchè la mafia era criminale e gli imprenditori da soli no, gli imprend
iotri prima subivano ma la mafia cominciò a diventare più pregnante e le cosa non andava bene ad imprenditori e politici”. A Trapani conoscevo Virga e imprenditori dell’ambito Confindustriale come Sciacca e Bulgarella. Virga mi chiese se io ero amico del barone Giuseppe Maurici con il quale avevo in comune l’hobby delle corse. Virga mi disse che doveva ammazzare Maurici perchè aveva acquisito una impresa senza permesso mafioso. Io avvisai il Maurici per dirgli il pericolo che stava correndo e Maurici non si occupò più di questa impresa. “Non c’erano riunioni della provincia di Trapani in cui non venivo invitato – continua Siino”. Siino ricorda i rapporti con il boss mafioso di Mazara Francesco Messina detto Ciccio Messina u muraturi, lui aveva grandi agganci al ministero di Grazia e Giustizia. Ho conosciuto Giovan Battista Agate, fratello di Mariano Agate.
14.00 E’ il turno del pm Gaetano Paci che interroga, il pentito Angelo Siino. La storia di Siino. “I rapporti con Cosa nostra si sono sviluppati nella seconda metà anni ’80 su richiesta di Totò Riina mi occupavo di appalti in provincia di Palermo e poi in sede regionale, mi occupavo degli appalti indetti in Sicilia. Appalti anche di interesse nazionale. Io non appartenovo alla mafia ma ero vicino mi avevano cooptato giocavo con l’equivoco con alcuni che pensavano fossi un mafioso. Conobbi gli odierni imputati a loro non sono stato presentato ritualmente. Virga l’ho conosciuto in occasione di un preciso invito da parte sua quando chiese alla famiglia di San Giuseppe Jato di essere a lui presentato. A Vito Mazzara fui presentato al campo di tiro a volo di Palermo. C’erano sguardi di intesa con Mazzara niente di formale o di preciso battutine per intendersi. Io non ero inserito formalmente in Cosa nostra ma posso dire che ne facevo parte per dimestichezza con l’ambiente, per famiglia, accompagnavo un mio zio a degli incontri, e persone cui andavo solitamente in giro come Giovanni Brusca, mio zio era il capo della famiglia mafiosa di San Cipiriello, lui si chiamava Salvatore Celeste. Riina non voleva che facessi parte di Cosa nostra per non compromettermi, sennò diceva Riina non possiamo più utilizzarlo, anche mio zio non voleva perchè non voleva che le mie buoni condizioni finanziarie potessero suscitare attenzioni “Io volevo entrare in famiglia….mio zio mi sconsigliava e diceva che mi sarei creato obblighi morali che mi avrebbero rovinato”. La difesa interviene chiedendo la sospensione dell’interrogatorio e il rinvio perchè, osserva l’avv. Vito Galluffo, le domande poste non trovano rispondenza negli atti depositati. Galluffo chiede acquisizione di tutti i verbali che riguardano Siino anche relativamente all’esame della rilevanza delle dichiarazioni di Siino.
13.30 Le domande della difesa. Avv. Vito Galluffo. “Gli interventi di Rostagno – dice la teste – erano contro la corruzione, la massoneria, i servizi deviati, i traffici di droga, sulla criminalità comune”. L’avv. Galluffo torna a parlare delle indagini giornalistiche su Marsala. “Un primo servizio in tv lo fece, parlò di corruzione, tangenti, di politica però non ne abbiamo parlato – continua la moglie di Bulgarella”. Vito Galluffo chiede sulla comunicazione giudiziaria delitto Calabresi. La teste dice che ne era a conoscenza, Mauro doveva andare a Milano, aveva preparato un memoriale che portava sempre con se in borsa”. Ma nella borsa al momento del delitto non fu trovato. “Io il memoriale non l’ho mai visto”. Che fine ha fatto il memoriale? “Non lo so”. Avv. Salvatore Galluffo. Cosa voleva dimostrare con quel memoriale? “Aveva preparato articolata memoria scritta per estranietà di Sofri, questo mi disse”. Quell’estate erano venuti fuori degli articoli su questo caso. Parlando di questi articoli mi disse di questo memoriale. Non ho mai cercato copia di memoriale, non ho avuto mai sentore che vi fosse qualcosa di simile nell’ufficio. Il memoriale credo lo preparò nello stesso mese di settembre 1988, i primi di settembre. A questo memoriale ci pensai molto tempo dopo era una conoscenza che avevo rimosso. Aldo Ricci lo conosce? “Lo incontrai dopo delitto Rostagno, del delitto se ne parlava sempre, non ricordo se di fatti balistici del delitto ne parlai io con Ricci e mio marito, con amici di Mauro ne parlammo ma non ricordo in che termini, niente di specifico mi ricordo”.
13.15 Avv. Lanfranca. Con l’arrivo di
Rostagno a Rtc ascolti aumentati? “Gli ascolti aumentarono moltissimo
….le trasmissioni erano molto seguite, gli editoriali e tutto il
resto, lo so perchè si percepiva questo parlando con la gente in giro”.
Avv. Crescimanno: “Attività di Rostagno era retribuita non ricordo
esattamente quanto, mensilmente. Dopo il delitto, tante discussioni con
mio marito, con altri, dopo il delitto ci preoccupammo, non so se mio
marito temeva per la sua incolunmità non ne abbiamo parlato siamo
rimasti sconvolti dal dleitto come una carroarmato che ci fosse passato
sopra”. La teste non ricorda chi fisicamente li invitò a fare allentare
il alvoro in tv di Rostagno….”NOn ho nomi da potere fare – risponde
la teste – me li faccia lei i nomi…..”. L’avvocato Crescimanno chiede i
nomi e i cognomi: “E’ un discorso di opinione pubblica” risponde la
teste “c’era clima pesante ma non le posso dire questo o
quest’altro…una persona specifica non mi viene….è
un’atmosfera….ambienti della normale borghesia trapanese…ambienti
normali…..non ricordo dei nomi particolari”. Il presidente interviene
ricordando gli obblighi di testimone. Nel verbale vengono citati
pressioni particolari con richiesta sdi interrompere rapporto con
Rostagno, ma non sembra che siano questi sussurri e voci….”La mia
dichiarazione è stata trascritta in modo differente da come l’ho detto.
Non c’è stata mai minaccia…forse mi sono espressa male…è stato
sentire comune….Non voglio nascondere nulla era allora una
intenzione…..non è possibile fare nomi…. mi dispiace che a suo tempo
non ho percepito la gravità dlele cose. Avv. Greco. C’era uno scambio
di opinioni sui servizi tv fra lei e Rostagno? “Qualche volta ci
sentivamo niente di particolare l’ultima volta che ci siamo visti mi
disse che aveva qualcosa di particolare che non poteva essere detto
televisivamente e questo qualche ora prima del delitto. Credo che
riguardasse una inchiesta che stava facendo su Marsala. Gli chiesi io
notizie su Marsala….era qualcosa che non poteva essere detta
televisivamente….l’ultima cosa che stava facendo…Ricordo che dopo il
delitto consegnai molto materiale ad una ispettrice di Polizia giunta
da Roma…consegnai anche cassette e lettere anonime, trovato in
emittente nella stanza di Rostagno….Mauro aveva una borsa che portava
sempre dietro. Avv. Rando. La
reazione della società civile a favore di Rostagno era fatta da opinioni
personali….ai funerali ci fu molta partecipazione …una perdita così
grande si sente…. “
13.00 Caterina Bulgarella Ingrasciotta conferma che Rostagno seguiva in particolare il processo per l’omicidio del sindaco di Castelvetrano Lipari, dove imputato era il boss di Mazara Agate. “Mauro sapeva comunicare e quindi la forza della comunicazione era grande e costituiva novità – continua la teste – era un tratto nuovo di fare giornalismo, difficile da rintracciare in altri.Con mio marito abbiamo parlato in seguito del delitto Rostagno, anche in presenza di tanti, la spiegazione era sempre quella che era stata la mafia a volere morto Rostagno. Eravamo convinti di una matrice mafiosa del delitto, l’origine di questa convinzione scaturiva dall’analisi della faccenda, anche una sorta di intuizione per l’esperienza di vita quotidiana”. La parola passa dunque, alle parti civili. L’avvocato Esposito per Saman e l’Ingrasciotta racconta di essere stata docente di storia e filosofia, e che si ocupava della gestione della tv , una sorta di supervisione la sua a Rtc. Esposito chiede se Francesco Cardella ha mai chiesto al marito di fare abbassare i toni degli interventi di Rostagno? No, la risposta della teste che ribadisce invece che ci sono state altre sollecitazioni per moderare gli interventi di Mauro in tv, ripetendo che Rostagno ne fu messo a conoscenza. Avv. Miceli. “Il messaggio di Mauro era mirato a far avere consapevolezza del fenomeno mafioso al telespettatore, con la forza di Mauro c’era solo lui a fare il giornalista in quel modo. Lui, prima di essere ucciso doveva preparare un nuovo programma Avana, aveva fatto la sigla, non avevo però mai parlato con lui dei contenuti, sapeva che ci stava lavorando, mi fece vedere la sigla….con me non parlò mai di gerarchie mafiose….non so se ne parlò con altri dentro Rtc…parlava con gli altri giornalisti ma non so di cosa….”. Ho conosciuto Falcone – continua la teste – so che Rostagno doveva incontrarlo e credo che lo abbia incontrato”. La difesa si oppone alla domanda. “Nei verbali non c’è traccia di conoscenza tra la teste e il giudice Falcone”. Il pm Paci evidenzia, invece: “Vincenzo Sinacori fece riferimento proprio ai rapporti tra la signora Ingrasciotta e il giudice Falcone, ricorda ancora che il sig. Bulgarella non era ben visto dentro Cosa nostra per i suoi rapporti di conoscenza con Falcone. E quindi la parte civile non ha fatto domande che si basavano su possibili segrete conoscenze. Domanda ammessa. “So che Rostagno – dice la teste – mi disse di avere incontrato Falcone ma non so i contenuti, io non chiedevo se non mi si diceva spontaneamente. Non ricordo quanto tempo prima rispetto alla morte, forze alcuni mesi prima, i periodi mi sfuggono. So di interviste di Mauro a Paolo Borsellino non ricordo i contenuti i temi non li ricordo erano servizi giornalistici. Sulle auto che si davano cambio davanti sede Rtc, la teste dice di ricordare qualcosa del genere, esattamente i dati furono comunicati al momento, oggi non ho chiaro il ricordo….”
12.40 L’accordo che sembrava raggiunto tra le parti rischia di saltare. Nasce un diverbio sulle domande da rivolgere al teste Caterina Ingrasciotta Bulgarella. L’avv. Elio Esposito (Saman) chiosa: “Prendiamo atto che le difese hanno paura delle domande delle parti civili”. I pm a questo punto fanno marcia indietro, e dichiarano la volontà a porre domande. In aula arriva il teste Ingrasciotta. La prima domanda riguarda la conoscenza con Angelo Siino, oggi pentito, cosiddetto ministro dei lavori pubbolici di Cosa Nostra. “L’ho visto insieme a mio marito (Puccio Bulgarella, editore Rtc, ndr) alcune volte, forse 30 anni fa”. Il pm Del Bene chiede se gli incontri erano stati prima o dopo il delitto Rostagno. “I rapporti erano originati dal lavoro di imprenditore edile svolto da mio marito, non so cosa facesse Siino. La mia presenza in alcuni incontri è stata sempre occasionale, qualche volta a Palermo, una volta a Roma. Mai si è parlato del delitto di Mauro Rostagno. Non so se mio marito ha mai parlato con Siino del delitto Rostagno. Una volta a Roma con Siino c’era un’altra persona, molto tempo dopo ho saputo che era Giovanni Brusca, l’ho appreso dai giornali”- “Mi risulta – continua la teste – che a mio marito fu notitifcato disagio per gli interventi tv di Rostagno. Mauro non denunciava fatti nuovi ma un costume diverso; di queste lamentele informammo Mauro. Siino parlò con mio marito per gli interventi tv di Rostagno. Io questo solo ho sentito, Mauro Rostagno commentava quello che già era cronaca incideva molto sul costume non denunciava fatti nuovi era una scelta sua quella di fare cambiare costume.
12.00. Il presidente della Corte di Assise comincia l’udienza invitando il tecnico a presentare una relazione circa l’ennesimo incidente che ha provocato ritardi alla fissata udienza, perché così – dice – non si abbiano più a ripetersi. Il presidente Pellino, inoltre, informa le parti della nomina del nuovo giudice a latere, dott. Samuele Corso, che sostituisce il giudice Genna trasferito ad altra sede. Come da procedura le parti procedono alla riassunzione del dibattimento fin qui svolto in tutti i suoi atti. Il pm Gaetano Paci annunzia alla Corte di Assise che le parti, accusa, difesa, parti civili, hanno concordato l’acquisizione dei verbali di interrogatorio resi dalla signora Caterina Ingrasciotta Bulgarella, persona informata dei fatti, del 30 settembre 1988, processo verbale di acquisizione materiale, 14 ottobre 1988, processo verbale del 6 luglio 1989, verbale di dichiarazioni del 21 ottobre 2009. Le parti ascolteranno la vedova dell’editore di Rtc, Puccio Bulgarella, solo per alcune domande aggiuntive.
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