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Lamezia Terme, spari contro comunità di Don Giacomo Panizza

Di redazione il . Calabria

Non si arrestano gli atti intimidatori nei confronti della comunità  “Progetto Sud” di Lamezia Terme, animata da Don Giacomo Panizza. Dopo la bomba fatta esplodere davanti alla comunità nel dicembre scorso, ancora una intimidazione contro il prete impegnato in Calabria.   Un colpo di pistola di piccolo calibro e’ stato esploso la notte scorsa contro la finestra del Centro che si occupa di assistenza ai disabili “Dopo di noi”, realizzato dalla comunità in  uno stabile confiscato alla cosca Torcasio. Anche questa volta pronta la reazione della società civile che si è stretta vicino a Don Giacomo Panizza, da molti anni impegnato sul versante antimafia e dell’integrazione sociale.

“Esprimo a nome delle oltre 1600 associazioni della rete di Libera presenza, attenzione, condivisione verso Don Panizza e la sua comunità – scrive in una nota, Don Luigi Ciotti, presidente di Libera. Sparare su quella comunità, su quella realtà a servizio di tante persone, significa sparare su tutti noi. Resistere ha la stessa radice latina di esistere, resistere significa esserci, essere presente per mettersi in gioco – continua. A nome di tutte le realtà di Libera ribadiamo che resistenza è impegno da parte di tutti a continuare ad esserci li’ in Calabria e nelle tante comunità che si sporcano le mani. Davanti all’ennesimo atto intimidatorio contro la realtà di Don Panizza è necessario il richiamo alla corresponsabilità di seria, continua e continuativa – conclude Ciotti: occorre meno prudenza e piú coraggio da parte di tutti, perchè ognuno porti il proprio contributo per continuare a far crescere il cambiamento intrapreso in terra di Calabria. Libera c’è e camminerà insieme ai tanti che parteciperanno alla manifestazione del 29 febbraio”.

Chi ha sparato lo ha fatto «dall’alto verso il basso. È questo uno degli elementi su cui stanno effettuando le verifiche gli uomini della scientifica della Polizia di Stato». A renderlo noto è stato il prefetto di Catanzaro, Antonio Reppucci, parlando con i giornalisti nel corso del sopralluogo effettuato nella struttura di via dei Bizantini – scrive la giornalista, Giulia Fresca per Articolo21. La traiettoria del proiettile – ha dichiarato testualmente Reppucci – è dall’alto verso il basso. Certamente non era destinato a fare male. Se è un atto simbolico rimane un atto simbolico e volevano solo intimidire. Dovrebbe essere partito da qualche casa di fronte. Si sta verificando questo. Tutto – ha aggiunto facendo riferimento all’intimidazione della notte di Natale – può essere collegato, però in mancanza di indizi e di certezze possiamo solo al limite parlarne. Se volevano collegare tutto alla marcia di mercoledì, potevano fare qualcosa di più eclatante».  Se è un atto intimidatorio, assicurano gli inquirenti, lo Stato reagirà come continua a fare ogni giorno.

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