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Nisida, donne e colori

Di Tiziana Apicella il . Campania

Un progetto tutto al femminile. Un percorso che ha fatto incontrare giovani donne sul tema della giustizia e della corresponsabilità in Campania. Si tratta del percorso “Qui Nisida …si può fare” arrivato quest’anno alla sua sesta edizione. Il progetto – che si inserisce nelle attività di educazione alla legalità previste dall’Ufficio Scolastico regionale della Regione Campania  –  ha visto la collaborazione dell’Istituto Penale Minorile  e di due scuole di Marano di Napoli aderenti al “Consorzio Scuole di Marano” .
La giornata conclusiva, il 14 febbraio scorso, è stata salutata dal direttore dell’Ufficio scolastico regionale Diego Buscé, dal sindaco di Napoli Luigi de Magistris, dal Garante Regionale del diritti del detenuto Adriana Tocco, dall’Assessore alla scuola del comune di Napoli Antonella Palmieri, dal direttore dell’I.P.M. di Nisida, Gianluca Guida  e da don Luigi Ciotti.  L’edizione di quest’anno “Nisida donne e colori” ha avuto questo titolo perché per la prima volta si è voluto portare avanti un’idea, un lavoro tutto al femminile. Le ragazze delle due scuole di Marano di Napoli hanno incontrato le ragazze di Nisida e hanno riflettuto insieme su alcuni temi significativi. 
I laboratori sono stati coordinati da Rosario D’uonno, direttore del Marano Ragazzi Spot Festival e da Ignazio Gasperini, educatore e vice-direttore  dell’I.P.M. di Nisida.  Il progetto ha visto la collaborazione del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, di Libera, della Fondazione Pol.i.s, del Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti di criminalità e della Fondazione Silvia Ruotolo. 
 
I laboratori, orientati all’incontro e al confronto di realtà distanti, hanno creato relazioni autentiche e la poetica della narrazione ha generato ascolto e fiducia. La testimonianza di Alessandra Clemente  ha rafforzato la speranza. Alessandra è la figlia di Silvia Ruotolo, una giovane madre uccisa dalla camorra nel 1997 mentre rientrava a casa con il piccolo Francesco.  Alessandra allora aveva poco più di dieci anni. Oggi ne ha 24 ed è presidente della Fondazione dedicata alla memoria della madre.  La memoria ha creato le premesse per un processo di identificazione.
Le ragazze si sono riconosciute nel dolore di Alessandra nel suo sorriso, nella sua gioia di vivere e nel suo impegno. Giustizia e memoria quindi sono diventate il liet motif  dell’esperienza narrata. Il salto dalle parole alle immagini ha permesso poi di realizzare uno spot sociale e un video-racconto del lavoro svolto: “Storie che raccontano ingiustizie, i nostri nomi per costruire giustizia”.  I nomi sono quelli delle vittime innocenti di criminalità dipinti sulle piastrelle che in  mosaico disegnano un aquilone nel cortile all’interno dell’Istituto, realizzato dai ragazzi di Nisida  in occasione della XIV Giornata Nazionale della Memoria e dell’impegno svoltasi a Napoli nel 2009.   Se “questi nomi ci rubano gli occhi, afferma don Luigi, facciamo in modo che la camorra non ci rubi la vita e la dignità. Stando insieme, prestando ascolto e dando la parola si realizza la prima forma di giustizia: la prossimità. Senza prescindere però dalla responsabilità di ciascuno”. 
Nel prossimo mese di marzo partirà la settima edizione di “Qui Nisida…si può fare”, in collaborazione anche con l’Assessorato alla scuola del Comune di Napoli e la partecipazione di due artisti partenopei, Claudia Megrè e Lucariello. Questa volta sarà la musica e la realizzazione di un video clip musicale il pretesto per stare insieme e per creare nuove opportunità di confronto e di racconto perché citando Bruno Vallefuoco, il papà del giovane  Alberto ucciso dalla camorra nel 1998:  “dall’altra parte non ci sono i mostri. Senza voler giustificare alcuno, è importante comprendere che la vita è fatta di  opportunità e che non sempre queste  sono uguali per tutti”.  

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