La salute è un diritto, la città di Taranto chiede giustizia
Per la quarta volta in tre anni i cittadini di Taranto hanno mostrato la loro ferrea volontà nel voler cambiare la drammatica situazione ambientale in cui versa la città. Venerdi 17 febbraio, infatti, un fiume in piena di giovani, studenti e cittadini, organizzati tramite internet e social network si sono ritrovati davanti al Tribunale di Taranto in cui ha avuto inizio lo storico processo ai vertici dell’Ilva.
Durante il processo si dovrà stabilire se esiste un nesso tra l’inquinamento provocato dal centro siderurgico in questi cinquanta anni e le patologie riscontrate tra i lavoratori e nella popolazione residente attraverso un’accurata indagine epidemiologica sul territorio. La primavera segue sempre l’inverno e anche la città di Taranto ha dovuto superare un difficile periodo di silenzio e accondiscendenza della classe dirigente tarantina e pugliese nei confronti dell’impianto siderurgico.
Un lungo percorso di cittadinanza attiva, iniziato quasi cinque anni, ha cambiato le coscienze e trasformato la rassegnazione in speranza, una speranza attiva fatta di corpi e d’impegno. Peacelink, il “Comitato per Taranto”, Legambiente e successivamente Altamarea con tante altre associazioni e singoli cittadini hanno incoraggiato questo cambiamento diffondendo una cultura diversa e promuovendo anche due grandi iniziative pubbliche nella città.
Libera è stata parte integrante di questo movimento dai suoi inizi, propositrice anch’essa delle osservazioni all’Aia (autorizzazione integrata ambientale) per Ilva ed Eni. La questione ambientale racchiude nella nostra emergenza cittadina i diversi impegni di Libera: quello della difesa dei valori costituzionali, del rispetto della legalità, della giustizia sociale, della dignità dei lavoratori. Malattie professionali ed ambientali stanno riuscendo a unire i cittadini e il mondo del lavoro nella comune volontà di respingere ogni tipo di baratto tra la salute ed il lavoro.
L’avvio del processo a Taranto segue di pochi giorni la sentenza sulla vicenda di Casale Monferrato. Il tribunale di Torino ha condannato l’azienda proprietaria della Eternit per le morti causate dall’ amianto. Una sentenza storica che potrà fare da apripista anche ad altri processi, perché vengano stabilite verità e giustizia pure per i crimini ambientali.
Trackback dal tuo sito.