Cannoli (dolce tipico siciliano, a Trapani i migliori sono quelli di Dattilo, frazione agricola di Paceco), favoreggiatori di latitanti, case a disposizione (nella frazione di Dattilo) vicino ad una pasticceria (da qui il detto “casa dolce casa”), impossidenti (milionari), prestanome, avvocati-“fratelli muratori” (toghe, grembiulini e compassi), alberghi, residence e sabbia dorata (quella di San Vito Lo Capo), deputati (anche ex eventualmente), trebbiatori (un po’ anche “gazzusari” – tradotto, venditori di gazzose) che vogliono diventare produttori di documentari televisivi, senator”i” (qui c’è poco da spiegare si tratta di parlamentari che siedono nell’austera sede di Palazzo Madama a Roma, sede del Senato della Repubblica), prestanome, rifiuti, discariche, ottimizzazione (nel senso di ambito territoriale ottimale, Ato), assunzioni, “Pizzimbone” (nel senso di impresa “milanese” specializzata nella raccolta dei rifiuti), Dell’Utri (nel senso di Marcello, ex manager Publitalia, fondatore di Forza Italia, senatore, condannato per mafia vicino ai Pizzimbone), consiglieri (nel senso di politici usi a raccomandare, segnalare e intascare), amici e parenti (nel senso degli assunti su raccomandazione), bar (luoghi di incontro), domenica (giornata preferita per gli incontri al bar), ingegneri, progetti, Borranea (contrada trapanese una volta ridente oggi impuzzolita da rifiuti e destinata a diventare ancora più puzzolente), “carolina” (non come “mucca” ma come nota strada del centro storico di Trapani dove si costruiscono nuovi palazzi), auto e cimici (spesso prezioso binomio per le indagini), industriale (nel senso di area), Matteo (nel senso di Matteo Messina Denaro, boss latitante), il capo del mandamento mafioso di Trapani dove la mafia, fatta da “colletti bianchi”, resta sommersa.
Una rete di collegamenti e rapporti che funziona per tante cose e si scopre appena sollevando di poco il velo che copre l’operazione “Panoramic” condotta a metà gennaio dalla Polizia e dalla Finanza a Trapani e che ha portato al sequestro di 25 milioni di euro ad un imprenditore che dichiara 15 mila euro l’anno. Il fatto è quello che un pregiudicato, tale Michele Mazzara, 52 anni, che nel 1997 patteggiò, così come fece la moglie, condanne per avere ospitato dei boss latitanti, è riuscito a creare un impero imprenditoriale. E tutto questo gli è stato possibile perché dalla sua parte c’è stata la “normalità” di una città come Trapani. Dove l’anormale è la regola, dove il sistema illecito è diventato sistema legale, dove le imprese continuano a pagare la quota associativa a Cosa Nostra e si sono anche liberate dal vincolo di appartenenza a Confindustria, perché tante di queste si sono dimesse dall’associazione imprenditoriale.
Attorno a Mazzara si sono mosse nel tempo tante persone. Un progettista, come l’ing. Salvatore Alestra che ha progettato palazzi per conto di Mazzara e però i cantieri che sono sorti sono risultati intestati ad un altro imprenditore, tale Nicosia, che è poi uno socio di una impresa (Mediterranea Costruzioni) di cui è anche titolare il deputato regionale dell’Mpa (il partito di Raffaele Lombardo, presidente della Sicilia) Paolo Ruggirello, c’è un ex deputato, tale Giuseppe “Peppone” Maurici, Forza Italia ieri, Grande Sud di Miccichè, oggi, che accompagnava Mazzara e si complimentava per le sue costruzioni che però erano sempre intestate ad un’altra impresa, e nemmeno lui, l’ex onorevole, si chiedeva il perché di questa circostanza, ci sono Maurici e Alestra, quest’ultimo nella veste di amministratore dell’Ato, che si occupano di rifiuti: Maurici poi come presidente del consorzio Asi dà spazio alla Aimeri (leggasi Pizzimbone) la società che raccoglie rifiuti per conto dell’Ato, nell’area del consorzio, dopo qualche resistenza poi rientrata, e poi, sempre Maurici, ma da imprenditore, vende all’Ato, di Alestra, il terreno dove fare la nuova discarica, a Borranea, dove ce ne è un’altra; Alestra che in virtù di amicizie consolidate parla un po’ con tutti, Mazzara, Maurici, e incontra i politici, i senatori D’Alì e Papania, che trasversalmente sono d’accordo con lui, parla con diversi sindaci, tranne che con quello di Trapani, avv. Fazio, che da tempo ha scelto di occuparsi da se della raccolta di rifiuti con una società mista (scelta tanto sostenuta da finire, Fazio, sotto processo e condannato per violenza privata dopo che minacciò un suo ex alleato, di partito, Forza Italia, di fargli il c… tanto da doverselo ricordare per sempre se non avesse fatto dimettere una terza persona dal Cda dell’Ato) e litiga un giorno si e l’altro pure col sindaco di Erice Tranchida che a proposito di qualità del servizio reso dall’Aimeri ritiene che lasci proprio a desiderare. L’ing. Alestra per il resto sembra avere grande capacità a rabbonire un po’ tutti, nel frattempo l’Aimeri da quando opera è cresciuta in dipendenti, sarà un caso ma tanti sono alcamesi e tanti portano i cognomi di soggetti più o meno legati alla politica, anzi ne sono congiunti, la Cgil per qualche tempo ha cercato di vederci chiaro, ma alla fine anche questo sindacato si è arreso nell’avere i nomi di tutti gli assunti e come sono state fatte le assunzioni. Insomma l’ing. Alestra è uno che sembra ben convinto del fatto suo. E’ perché ha dalla sua parte Michele Mazzara? Domanda senza risposta e che tale rimane non può essere mai una affermazione.
Tornando direttamente a Michele Mazzara. “Simpatica” la circostanza di quando cerca di incontrare il sen. D’Alì perché il suo desiderio è quello di vedere un suo nipote impegnato in una produzione televisiva, la tv è la passione e lo zio desidera agevolarlo: per questa ragione, come se si trattasse di chissà quale affare fa i salti mortali e addirittura si precipita da Trapani all’aeroporto di Palermo per incontrare il parlamentare che però, quando viene fuori la circostanza (il relativo rapporto è depositato agli atti dell’udienza preliminare per la richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla procura di Palermo contro il parlamentare indagato per concorso esterno in associazione mafiosa) dice di non avere mai parlato con lui e di non conoscerlo, e in effetti l’incontro da un punto di vista investigativo non è provato. Doveva parlare di tv o di altro? Non si sa.
La normalità a Trapani è tutta questa, niente di ciò che è scandaloso fa scandalo, nessuno si indigna per i fatti veri, reali: chi esce dal carcere condannato fa carriera e stringe tante mani, chi esce dal carcere assolto, fa anche lui carriera perché vittima della giustizia, stessa cosa per chi è prescritto, spesso prescrizione e assoluzione riguardano una sola persona, e invece chi in carcere non ci entra perché è onesto viene messo all’angolo o chi lavora per portare mafiosi e corrotti nelle patrie galere viene visto come un untore. Poi quando si parla di mafia si finisce con il parlarne di traverso, si parla di antimafia e, puntualmente, di professionisti dell’antimafia. Si parla anche di quelle persone che Matteo (Messina Denaro) ha indicato essere dei Torquemada “da strapazzo”. Appunto “da strapazzo” perché lui sa bene chi può definirsi un Torquemada, uno che come lui ha fatto stragi, messo bombe, sciolto persone nell’acido. Anzi: davanti a lui il vero Torquemada impallidisce.