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Basilicata, rischio usura è dietro l’angolo

Di Fabio Amendolara il . Basilicata

È stato l’anno degli esposti anonimi di «Sicofante», ma anche quello della fine di una guerra nel palazzo di giustizia. Una lunga estate tra i veleni, tra le faide, i sospetti, i capovolgimenti di fronte. Forse è stato l’anno più difficile per la giustizia potentina: due magistrati indagati in Procura generale, una tempesta di polemiche, un procuratore di un altro distretto che ancora indaga su lettere anonime e giudici. Ma al «palazzo dei veleni» il procuratore generale Massimo Lucianetti non fa nessun accenno. Alla sua destra ci sono due poltrone vuote, quelle dei sostituti Modestino Roca (indagato nell’inchiesta bis sulle toghe lucane) e Luigi Liguori. Sulla terza poltrona siede il terzo sostituto della Procura generale: Gaetano Bonomi. Per i magistrati di Catanzaro è uno dei promotori dell’ipo – tizzata «società segreta che agiva in Procura generale per delegittimare il lavoro dei magistrati scomodi». Bonomi, appena prende la parola il suo capoufficio, mette in atto quella che a tutti è apparsa come una bizzarra forma di protesta: inforca due occhialoni da sole a specchio e li tiene per tutto il tempo della relazione. Il Procuratore generale Lucianetti lancia l’allarme usura: «La Basilicata – dice – è una delle regioni a più alto rischio di usura. E la criminalità, pur non suscitando allarme assoluto, continua tuttavia a destare viva preoccupazione; nè può indurre a un minor grado di apprensione, il territorio lucano, come uno dei meno permeati, in Italia, dagli asfissianti tentacoli della criminalità organizzata » .

È questo uno dei passaggi principali dell’intervento. La toga d’ermellino sulle spalle. Qualche pausa per prendere fiato. E poi, con tono fermo e deciso, si lascia andare a un lungo e sentito ringraziamento agli organi d’infor mazione. Dice: «Rinnovo sensi di ammirazione ai mezzi di comunicazione per il piglio con cui la libera stampa lucana riporta e sottolinea quotidianamente i fatti giudiziari interesse generale». Lucianetti si distingue subito per non essere uno dei magistrati della vecchia scuola della «Basilicata isola felice ». «Nel 2011 – dice – le organizzazioni criminali hanno fatto avvertire la loro particolare pericolosità attraverso azioni intimidatorie a fini estorsivi, sia nella zona di Potenza che in quella di Matera, dove i ricorrenti episodi di incendi e danneggiamenti, con intenti estorsivi, hanno provocato un allarme sociale tra gli imprenditori e gli agricoltori». Non solo: «Il numero di rapine è aumentato del 24 per cento e a Matera sono quintuplicate le iscrizioni per il grave reato di concussione ».

Parole dure anche sul funzionamento della giustizia. Secondo Lucianetti «c’è ancora una vetusta organizzazione con una abnorme utilizzazione, tutta italiana, dello strumento-processo per finalità ad esso estranee». Resta da capire quali.

* Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno  – 29 gennaio 2012

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