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Colletti sporchi e finanzieri collusi con la ‘ndrangheta

Di Gianluca Ursini il . Calabria, Lombardia

Arresti, perquisizioni e sequestri di immobili disposti dal Gip del Tribunale di Milano, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, sono scattati a Milano da parte della Polizia di Stato. L’operazione riguarda lo stesso filone d’indagine che il 30 novembre scorso ha coinvolto il clan  di ‘ndrangheta dei Valle, consorziati con i Lampada, in diverse città italiane. Le custodie cautelari sono state disposte dal gip Gennari, che ha però menzionato nella ordinanza i rapporti poco chiari di due direttori di banca lombardi con i riciclatori ufficiali e prestanome di grande portata dei clan Tegano, Condello e De Stefano a Milano e nella Lombardia tutta.
Secondo la Questura di Milano, i destinatari delle custodie cautelari della nuova tranche dell’operazione della polizia contro il clan Lampada sono cinque. Tra questi ci sono tre militari della Guardia di Finanza in servizio a Milano. L’accusa, per essi, sarebbe di corruzione. Gli altri due arrestati, secondo le prime informazioni, sarebbero il direttore di un albergo milanese di lusso, l’hotel Brunn, sede favorita delle trattative del calciomercato, per la sua vicinanza allo stadio di S. Siro, e meta favorita di quasi tutte le squadre di serie A in trasferta milanese; accusato di favoreggiamento e Domenico Gattuso arrestato a Reggio.
I tre finanzieri, secondo l’accusa, avrebbero percepito 40mila euro al mese dagli uomini della cosca per chiudere un occhio nei controlli. Secondo l’inchiesta coordinata dall’aggiunto Ilda Boccassini e dai pm Storari e Dolci, con ordinanza firmata dal gip Giuseppe Gennari, i militari si sarebbero fatti corrompere nella loro attività nel gruppo della finanza di via Valtellina, a Milano.
Ai tre militari, da quanto si e’ saputo, sono stati sequestrati beni per un totale di circa 720mila euro. I tre, accusati di corruzione, erano colleghi di Luigi Mongelli, maresciallo della Guardia di Finanza arrestato il 30 novembre scorso nella prima tranche dell’operazione. Secondo l’accusa, si sarebbero fatti corrompere per chiudere un occhio durante controlli sull’attività del gioco d’azzardo, business fondamentale per la cosca dei Valle-Lampada diretto da Giulio Lampada, assieme al fratello Francesco, entrambi gestori di bar e locali a Milano e arrestati lo scorso novembre.  
Oltre ai tre finanzieri e al direttore dell’albergo, accusato di favoreggiamento personale, e’ finito in carcere con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa anche Domenico Gattuso, ritenuto dagli inquirenti uno dei soci ‘chiave’ del clan dei Lampada. Gattuso e’ stato arrestato a Reggio Calabria e sarà portato in carcere a Milano. L’uomo, secondo l’accusa, avrebbe aperto numerose società per conto dei Lampada, avrebbe gestito contatti istituzionali e avrebbe avuto un ruolo nella fuga di notizie riguardo un’indagine della magistratura calabrese, la cosiddetta operazione Meta. Il commercialista è solo omonimo ma non parente del suo collega Carmelo Gattuso, in manette dal 19 dicembre scorso, nella terza tranche della operazione ‘Alta tensione’ della Dda di Reggio, mirata contro i clan Borghetto Zindato Caridi; in quella occasione finì in manette anche il referente politico di questi clan, il consigliere comunale reggino Pino Plutino del Pdl, poi sostituito nel consesso civico calabrese. Carmelo Gattuso era il commercialista delle cosche operanti nei territori Modena, Ciccarello e San Giorgio della città dello Stretto, sottopancia per conto dei più potenti Libri di Cannavò, ed aveva architettato un sistema per intrufolarsi anche negli appalti per la ricostruzione post terremoto all’Aquila, aggirando la normativa antimafia. Sua creazione la ‘’TEsi srl’’ che tramite dei soci abruzzesi, stava riuscendo ad inserirsi nei subappalti per la ricostruzione di alcune opere pubbliche nella città delle 100 fontane.  
Le precedenti indagini (coordinate dagli stessi magistrati Boccassini con Paolo Storari e Alessandra Dolci) avevano al centro il clan Valle-Lampada, già decimato nel luglio del 2010. Erano stati arrestati Giulio Lampada, ritenuto ”il regista di tutte le operazioni” e il fratello Francesco, gestori di bar e locali, e veri e propri imprenditori nel settore dei giochi di azzardo, la moglie di quest’ultimo, Maria Valle (ai domiciliari), suo fratello Leonardo, il presidente delle misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, Vincenzo Giuseppe Giglio, il cugino medico Vincenzo, il consigliere regionale della Calabria Francesco Morelli (Pdl), l’avvocato Vincenzo Minasi, il maresciallo della Guardia di Finanza Luigi Mongelli e un ‘fedelissimo’, Raffaele Fermino. Nell’ordinanza si facevano poi i nomi di due funzionari che ”hanno mostrato di intrattenere relazioni di speciale privilegio e compiacenza con i Lampada”: il direttore di un’agenzia Unicredit di Milano e quello di un’agenzia di Paullo del Credito Bergamasco

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