Lettere e comunicazioni fra Provenzano e il boss agrigentino Falsone
I rapporti fra i gruppi di Cosa Nostra nisseni, palermitani ed agrigentini erano diffusi e costanti. Lo hanno scoperto gli inquirenti durante le indagini sugli equilibri criminali nella zona nord della provincia di Caltanissetta: tre vertici delle famiglie del Vallone, la scorsa settimana, sono finiti in manette.
Il vero collegamento sarebbe stato il nuovo collaboratore di giustizia Maurizio Carrubba. L’ex esponente della famiglia nissena, infatti, avrebbe avuto un legame continuo, anche epistolare, con il boss agrigentino Giuseppe Falsone, arrestato due anni fa. Proprio a Carrubba, sarebbe stato assegnato il compito di fare da mediatore fra le diverse anime della mafia nissena.
Giuseppe Falsone parlò di Carruba anche al boss palermitano Bernardo Provenzano. In ballo c’era l’assegnazione del ruolo di reggente della famiglia del Vallone. L’arresto di Angelo Schillaci, che per alcuni anni si pose alla guida di Cosa Nostra nel nord della provincia di Caltanissetta, creò un vuoto da colmare.
Per Giuseppe Falsone, latitante fra Italia e Francia, il nome giusto per sostituire Schillaci era quello di Maurizio Carrubba. Provenzano iniziò a fidarsi del tramite suggeritogli, per la provincia di Caltanissetta, dal fidato boss agrigentino. Gli affari, quindi, nella zona nord del nisseno, dovevano passare dal neo collaboratore di giustizia che, durante gli ultimi mesi, ha spesso descritto importanti dinamiche ai magistrati della Dda di Caltanissetta. Un primato che Maurizio Carrubba era ad un passo dall’ottenere, grazie ad una lunga amicizia che, da anni, lo legava al capo agrigentino. Poi, però, ci fu l’arresto e la decisione di dire basta a quella vita.
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