Caltanissetta, in manette tre reggenti delle cosche del Vallone
Le famiglie mafiose della zona nord della provincia di Caltanissetta non si sarebbero per nulla defilate: ma, anzi, starebbero attraversando una fase di riassetto. Per questa ragione, i carabinieri del reparto provinciale e quelli del Ros hanno arrestato tre presunti affiliati a Cosa Nostra di Sutera e Campofranco. Le manette sono scattate per il cinquantacinquenne Calogero Grizzanti, per il cinquantaquattrenne Salvatore Pirrello e per il cinquantottenne Ambrosio Vario.I tre sono accusati di essere affiliati alle famiglie dei due piccoli centri della provincia nissena.
Gli inquirenti ritengono che proprio Calogero Grizzanti avesse, da qualche tempo, assunto il ruolo di capo della famiglia di Sutera, tradizionalmente legata a quella di Campofranco. Gli accordi, infatti, prevedono che gli introiti dei due gruppi debbano essere suddivisi a metà.
Indicazioni in questo senso, sono state assicurate dal collaboratore di giustizia Maurizio Carruba. L’uomo, da tempo, sta collaborando con gli inquirenti dopo una lunga militanza tra le famiglie del Vallone nisseno.
Salvatore Pirrello e Ambrosio Varo, invece, sarebbero due affiliati di spicco della famiglia di Campofranco. Le dichiarazioni dei collaboratori Maurizio Carruba e Ciro Vara avrebbero fatto maggiore chiarezza sull’attuale conformazione della cosca mafiosa del nord della provincia.
I tre arrestati avrebbero partecipato costantemente agli affari dei due gruppi: dalle estorsioni alle messa in regola di molte aziende impegnate in lavori edili.
I collaboratori di giustizia, inoltre, hanno illustrato i problemi che si generarono nell’organigramma mafioso nisseno quando Angelo Schillaci cercò di ottenere la carica di reggente provinciale. La sua, stando agli ex affiliati, sarebbe stata una sorta di autonomina coperta dal parere favorevole del boss Bernardo Provenzano che, però, si rimise al verdetto delle famiglie locali. Dai gruppi del sud della provincia, infatti, si spingeva affinchè la carica venisse assegnata al gelese Daniele Emmanuello: molti affiliati della zona del Vallone, invece, spingevano perchè al vertice salisse proprio Maurizio Carruba.
L’affiliazione alle famiglie, stando all’indagine, non avrebbe comunque evitato intimidazioni anche ai danni degli stessi appartenenti al sodalizio.
E’ il caso di Ambrosio Varo: i mezzi della sua azienda edile, impegnati in un cantiere a Santa Caterina Villarmosa, furono danneggiati proprio da picciotti delle famiglie di Sutera e Campofranco. Anche lui doveva mettersi in regola: la responsabilità del raid, per questioni di opportunità, venne addebitata ad un altro uomo appena trasferitosi nella zona. Gli inquirenti non escludono ulteriori interventi in un’area, quella del Vallone, ancora in fermento.
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