NEWS

Per non morire di mafia

Di Antonio Mura il . Lazio

Teatro Eliseo, 17:30 del 16 gennaio 2012. Una calca di ragazzi prima attende all’ingresso, poi occupa l’intera platea dello stabile. “Per non morire di mafia”. Questo l’evento atteso. Dibattito prima, poi in serata ci sarà lo spettacolo, messo in piedi dall’attore Sebastiano Lo Monaco con la regia di Alessio Pizza, i quali si dicono entusiasti di aver dato corpo all’opera scritta di Pietro Grasso (chiede di essere chiamato “Piero, per chi si considera amico”), il Procuratore Nazionale Antimafia, il quale è seduto tra loro. Pronti-via, prima parte: “vanno in scena” le presentazioni, in breve. Niente pausa. Seconda parte: le domande e le esperienze dei ragazzi a “Piero”, moderate dal giornalista Attilio Bolzoni. Non sono semplici ragazzi, infatti. Tanti di loro, provenienti anche da fuori Roma, raccontano del loro avvicinamento ai temi della mafia e soprattutto dell’antimafia, spesso perché la scuola ha dato l’input, spesso perché toccati da vicino da storie che li ha coinvolti, almeno emotivamente.

 Iscritti al Libera, iscritti all’ARCI, cattolici, laici. Annuisce Grasso, concorda con un cenno della testa a quel che dicono, spesso applaude agli interventi che gli giungono “dal basso” con alcuni interventi che anticipano le domande di Bolzoni. Dice perché è diventato un magistrato, il Procuratore: era piccolo, ma gli era rimasta impressa una scena vissuta per strada, forse più d’una volta. Un uomo delle forze dell’ordine che, dopo un omicidio, si chiede come quando e perché sia successo. Cadaveri lungo le strade della sua Sicilia, lamenti di madri che hanno perduto i propri figli. Lo scrisse così in un tema a scuola, “Cosa farò da grande”. Lo scrisse Piero Grasso: il magistrato. E oggi è lì. Palermo è già cambiata. La mafia, da leggenda quale la si voleva far passare, la si conosce bene. Non si chiama proprio mafia, si chiama “Cosa Nostra”, ma si sa che cosa sia. Corleone è cambiata. Prima della cattura di Provenzano, nessuno apriva una cooperativa nella cittadina per assumere la gestione dei beni confiscati. Dopo l’arresto del boss invece, c’è stata la liberazione delle energie pulite della gente. “Non si vive di antimafia” gli aveva detto uno dei boss mafiosi finiti sotto le sue maglie. Questa ne è una prova contraria, ma non basta: finché lo stato non farà sentire la sua presenza, la tentazione di prendere scorciatoie farà sempre capolino nella società umana. Catturare l’ultimo latitante non basta. Non a caso il termine mafia, o Cosa Nostra che dir si voglia, si sente sempre meno. In compenso a comparire sempre più frequente nei mezzi d’informazione c’è la parola ‘ndrangheta.

Non bastano le confische, spiccioli di quel che in realtà è l’ammontare patrimoniale delle mafie. Bisogna partire dal basso, come oggi, come si fa in questa giornata a teatro. Dalle scuole, dove fin da una certa età è necessario assumere la consapevolezza di quel che la mafia significa per davvero. Come le figlie di un mafioso arrestato tempo fa in Sicilia. Loro, figlie di mafiosi erano e si sentivano rispettate all’interno dell’istituto scolastico, quando il loro padre, e anche la loro madre, erano ancora in libertà. Poi un giorno venne catturato. Ma loro erano sempre rispettate. Un altro giorno ancora però, a scuola si cominciò a parlare di certe cose e la situazione si ribaltò: vennero emarginate da tutti i compagni della scuola. Le due ragazze subirono il colpo. Ne parlarono con la loro madre che, alla fine decise di oltrepassare il varco e iniziò a collaborare con la giustizia.

Tutto è  stato possibile perché se n’è parlato. Non è vero, come qualcuno dice, che parlare, scrivere, documentare ciò che riguarda la mafia e l’antimafia favorisce la mafia stessa. Al contrario come abbiamo appena visto. Anche questa, se non soprattutto, è l’antimafia. Parola di Piero Grasso.

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link