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Rosarno, migranti scrivono una lettera aperta al Governo

Di Anna Foti il . Calabria

Il governo risponde all’appello lanciato dai migranti di Rosarno che hanno impugnato carta e penna per scrivere una lettera aperta ai ministri dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, della Cooperazione, Andrea Riccardi, del Lavoro, Elsa Fornero e dell’Agricoltura, Mario Catania, per chiedere il riconoscimento dei loro diritti fondamentali. “Siamo i lavoratori – raccontano – che ogni mattina si alzano alle 5 e vanno a raccogliere nei campi il vostro cibo. Viviamo nascosti in luoghi che chiamare casa è un insulto. Nostra compagna di vita è la paura. Paura dei caporali, che ogni mattina ci vengono a prendere e decidono chi lavora e chi no. Paura del lavoro perché dopo 10 ore se ci va bene ci troviamo in tasca 15 o 20 euro e se ci va male una pistola puntata. Paura dei padroni che ci trattano come bestie. Paura delle forze dell’ordine perché non abbiamo documenti. Paura della paura, perché siamo invisibili. Perché non possiamo denunciare i nostri sfruttatori. Se camminiamo per strada dobbiamo stare attenti a chi ci fa del male e a chi dovrebbe tutelarci. Siamo nemici per tutti”.

Una denuncia in cui è racchiusa tutta la disperazione di popoli con dignità  in cerca di un futuro, in cui è racchiuso tutto l’impegno che ancora serve per riconoscere i diritti fondamentale del popolo migrante che giunge in Calabria. I ministri sono stati interpellati anche dal primo cittadino di Rosarno Elisabetta Tripodi. Il fondatore di Sant’Egidio, oggi ministro per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione, Andrea Riccardi, ha inviato per un sopralluogo la sua collaboratrice Daniela Pompei e adesso lui è atteso per la giornata di domani in Calabria. 

I migranti di Rosarno, dunque, al centro del tavolo incardinato presso il Palazzo di Governo di Reggio ed anche dell’agenda del ministro per la Cooperazione internazionale e l’Integrazione, Andrea Riccardi, che domani sarà in Calabria, a Reggio e poi nella piana, per occuparsi della “grave situazione sociale e umanitaria determinata anche quest’anno dal massiccio afflusso nella zona di lavoratori stranieri in cerca di occupazione stagionale per la raccolta degli agrumi”. L’assenza di alloggi ha infatti indotto i migranti giunti nella Piana a sistemazioni di fortuna, in realtà di degrado.

‘Vi sono situazioni critiche, come il ghetto in pieno centro storico a Rosarno e poi l’ex-Pomona, altra ex fabbrica che ospita 150 migranti in condizioni di degrado. Siamo per questo in attesa che ci vengano consegnato altri 7 alloggi per implementare il campo già riaperto dove potranno risiedere altri 40 migranti ed attendiamo entro gennaio l’avvio dei lavori già appaltati per la costruzione di alloggi su terreni confiscati’. Così il primo cittadino Elisabetta Tripodi impegnata da settimane in un tavolo con la Prefettura, cui sta prendendo la Regione Calabria, la Provincia di Reggio ed anche il comune di San Ferdinando, per individuare soluzione alla questione – che tuttavia non riguarda solo Rosarno ma anche altri comuni della Piana di Gioia Tauro – degli alloggi per i migranti impegnati nei campi di lavoro. L’amministrazione comunale rosarnese, già a proprie spese ha reso fruibile il campo concesso anche quest’anno in comodato d’uso al comune dalla Protezione Civile sul terreno Testa dell’Acqua di proprietà dell’Asi (Area Sviluppi Industriale). Proprio la settimana scorsa, inoltre, all’appello lanciato dallo stesso primo cittadino rosarnese, con riferimento alla necessità di allestire altri alloggi in attesa che le struttura già finanziate siano costruite e diano risposte definitive alla questione risolvendo un’emergenza tale da decenni, risponde la Prefettura disponendo l’acquisizione di un terreno di proprietà dell’Asi, un’area di circa 20 mila metri quadri ricadente nel comune di San Ferdinando. Qui sorgerà una tendopoli per accogliere 300 migranti, già impegnati nella raccolta di agrumi nella Piana di Gioia. ‘Una soluzione adottata in pieno regime emergenziale – ha spiegato il sindaco Tripodi – ma che auspicabilmente fronteggerà le principali criticità del momento quali quelle appunto del ghetto in pieno centro storico a Rosarno e dell’ex-Pomona, altra ex fabbrica che ospita 150 migranti in condizioni di degrado’.

Intanto entro questo mese di gennaio, ha annunciato lo stesso sindaco Tripodi, partiranno i lavori per adibire beni confiscati ad alloggi nell’ambito del progetto finanziato dalla Regione Calabria per l’importo di tre milioni di euro. Ed ancora lo stesso primo cittadino Tripodi annuncia che la stessa amministrazione comunale accederà a fondi PISU (Piano Integrato Sviluppo Urbano) per un importo di tre milioni di euro da finalizzare a tale riutilizzo sociale di altri beni confiscati insistenti sul territorio rosarnese. La questione migranti, inoltre, ha nei giorni scorsi determinato la scelta del governo Monti di stanziare altri 300 milioni di euro per quella che viene definita un’emergenza umanitaria, che tuttavia dura da anni.

A due anni dalla rivolta, infatti, la situazione e le denunce contenute nella lettera che i migranti hanno rivolto ai Ministri evidenziano tutto quel che c’è ancora da fare. Continua a definirsi un’emergenza una situazione che solo apparentemente è legata ai flussi migratori e che in realtà è invece frutto della ‘crisi, oltre che di quella specifica del settore agricolo,dell’imperante sfruttamento del lavoro, della imbarazzante regola dell’assenza di regole nel settore della manodopera agricola. Il tutto, evidenzia un tessuto economico e produttivo in Calabria particolarmente fragile e insano.

“Siamo gli uomini e le donne che lavorano nelle grandi città, immigrati sotto il costante ricatto del permesso di soggiorno. Paghiamo la crisi due volte, la prima come lavoratori e lavoratrici perdendo il posto e la seconda come immigrati, perché perdendo il lavoro perdiamo i nostri diritti. Siamo quelli che cadono nei cantieri e vengono buttati nella spazzatura, siamo quelle che curano i vostri vecchi e puliscono i vostri uffici”. Questo scrivono i migranti perché così si sentono e questo non riguarda solo Rosarno e la Calabria, ma riguarda l’intero Belpaese, uno spaccato molto poco edificante di come l’Italia accolga le persone di una cittadinanza altra rispetto a quella ‘europea’ e di come l’Europa stessa tolleri che dentro i suoi confini, cittadini di altra nazionalità possano essere discriminati.   

Il 7 gennaio scorso sono trascorsi due anni da quei giorni che di Rosarno, in provincia di Reggio Calabria, diffusero un’immagine di violenza e razzismo. I cittadini africani sfruttati nei campi della Piana, si erano ribellati per chiedere condizioni di vita e di lavoro dignitose. Da allora ha avuto inizio un percorso di consapevolezza che ha coinvolto la comunità calabrese ed i cittadini africani che come ricorda la nota dell’osservatorio Africalabria*, che proprio nel giorno dell’anniversario ha organizzato l’iniziativa ‘Su la testa!’, è stato scandito da numerose tappe di piazza in tutta Italia e culminato nelle lettere aperte che negli ultimi mesi gli stessi cittadini africani hanno ai calabresi ed alle Istituzioni. Un cammino che ha segnato la storia di questa terra con pagine di coraggio e di denuncia di quello sfruttamento poi accertato dalla Procura di Palmi nell’ambito dell’operazione Migrantes che portò all’arresto di una trentina di persone (ordinanze di custodia cautelare in carcere e domiciliari), di cittadini italiani e stranieri. Dunque nel meccanismo di caporalato e sfruttamento della manodopera nei campi erano coinvolti anche gli stessi cittadini extracomunitari che reclutavano affinchè fosse impiegata manodopera nella raccolta di agrumi. Venti aziende e duecento terreni per un valore di 10 milioni di euro furono sequestrati nell’aprile del 2010 a Rosarno nell’ambito della medesima operazione. Oggi l’intera Piana non dimentica
quei tempi ma neppure si abbandona alla rassegnazione. E gli stessi cittadini africani che sfidano la sorte e tornano a Rosarno e nella Piana di Gioia, in provincia di Reggio Calabria, per vivere e lavorare nel loro tour nei campi del Sud dello Stivale si mobilitano per il diritto al Lavoro ed alla Terra.

Una testimonianza di dignità e coraggio che ancora una volta arriva dai migranti di Rosarno.

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