Sgominato gruppo vicino alla Scu in affari con la ‘ndrangheta
I carabinieri, al termine di un’ indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, hanno disarticolato un’ organizzazione dedita al traffico di droga, in particolar modo cocaina e marijuana. Il gruppo aveva basi a Merine (LE) ed Ostuni (BR). Gli stupefacenti arrivavano dall’ Albania per rifornire la «piazza» ostunese e quelle del Leccese: oltre al capoluogo venivano infatti approvvigionate Lizzanello e la frazione di Merine, Galatina e la frazione di Collemeto, Nardò e Galatone e poi anche Matino e Giuggianello, dove operavano i rispettivi referenti.
Per rifornirsi di questi grossi quantitativi di droga il clan avrebbe intrattenuto rapporti con la mala albanese e con la ‘Ndrangheta. L’ operazione, denominata “Animal House”, ha portato all’ arresto di tredici persone: un’ intensa ragnatela di contatti e di smercio di sostanze stupefacenti è stata scoperta dai carabinieri del Nucleo investigativo che, durante le indagini, si è avvalso dell’ uso di intercettazioni, pedinamenti, appostamenti, sequestri e confidenze di tossicodipendenti. L’ inchiesta ha preso il nome dal negozio di animali di Merine, in Via Fratelli Bandiera, che fungeva come copertura, ma in realtà era diventato il quartiere generale dove venivano definite le strategie dello spaccio e dove avevano luogo gli incontri con i fornitori della droga. A gestire il tutto sarebbero stati i gestori del negozio (Graziano De Fabrizio e Cristian Micelli, di Merine), che avrebbero agito seguendo le direttive di Mirko De Matteis (arrestato qualche giorno fa per estorsione), figlio di Bruno, che sta scontando l’ ergastolo per un omicidio di mafia. Lo spessore criminale del padre avrebbe conferito una caratura più elevata al figlio.
Il viavai di pregiudicati e di tipi sospetti dal negozio di animali ha spinto gli investigatori a indagare su quei personaggi. Così sono cominciate le intercettazioni telefoniche grazie alle quali sono stati scoperti i traffici di droga. Per acquistare stupefacenti all’ ingrosso, il gruppo di Merine avrebbe intrapreso contatti con l’ imprenditore di Ostuni Antonio Flore che, avvalendosi della collaborazione di alcuni suoi concittadini, avrebbe interagito con i “merinesi” al fine di individuare nuovi canali di approvvigionamento. I ripetuti contatti, febbrili e a volte anche accesi, sono stati monitorati dagli inquirenti che hanno tenuto d’ occhio anche gli spostamenti sull’ asse Merine- Ostuni.
Il trait d’ union fra il gruppo di Merine e i fornitori di Ostuni è stato individuato nella figura di Luciano Perfetto, 43 anni, di Giuggianello, ma con residenza a San Marino, dove lavorava in un albergo. Perfetto è deceduto il 23 agosto 2010 a causa di un infortunio sul lavoro. Le indagini coordinate dal sostituto procuratore Giuseppe Capoccia ridisegnano la geografia dello spaccio anche nella zona di Collemeto (LE) e di Casarano (LE).
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