Processo Rostagno, in aula Giovanni Brusca/La diretta
Il processo per il delitto di Mauro Rostagno giunge oggi alla sua ventiduesima udienza. A testimoniare dopo i collaboratori di giustizia, Vincenzo Sinacori e Francesco Milazzo, Giovanni Brusca, nell’aula bunker del carcere di San Giuliano di Trapani. La cronaca in diretta su Libera Informazione e sulla pagina facebook che dal primo giorno segue il processo, a cura di Rino Giacalone.
14.40 L’udienza è conclusa e il processo continua l’11 gennaio 2012.
14.30 “Io ho conosciuto Bulgarella dopo l’omicidio Rostagno non ne sono però certissimo. Il ristorante il Trittico di Palermo era un punto di riferimento per i nostri incontri”. “I rapporti tra Riina e Agate risalgono agli anni 60”. “Mio padre partecipava ad una società di Agate, la Stella d’Oriente” che daceva import ed export”. “Agli omicidi nel trapanese partecipavo solo se me lo diceva Riina, nemmeno mio padre poteva darmi questi ordini”. Anche i Madonia e Leoluca Bagalrella venivano ad uccidere a Trapani”. “Totò Minore fu eliminato a Palermo partecipando ad un incontro di Giuseppe Gambino, dapprima dovevano ucciderlo a Salemi, poi fu ucciso a Palermo con la partecipazione di Raffaele Ganci, Minore fu ucciso perchè vicino ai Rimi di Alcamo e quindi vicino a Stefdano Bontade avversario di Riina. credo che Minore fu ucciuso nell’82, ’83. Brusca fa, in seguito, riferimento ad un delitto fatto senza l’ok di Riina e ad un altro, in cui, in una situazione simile a quella del delitto Rostagno, venne lasciata in vita una donna perchè “”Nei delitti di mafia se c’è una donna p’resente non va colpita”.
13. 30 Domande dell’avv. Mezzadini, difensore di Vincenzo Virga. “Quando ne parlai con Riina del delitto Rostagno, il fatto era appena successo ricorda Brusca – eravamo a Palermo a casa di Salvatore Biondino, eravamo a 4 occhi, io e lui” Ribadisce che era portavoce di Riina e non era solo manovalanza. Rispondendo a domande ancora delle difese, Brusca conferma che per ordine di Riina ha partecipato a guerre di mafia e per le faide spesso armi di un mandamento venivano usate in altro mandamento. Poi proseguono le domande dell’avv. Ingrassia, altro difesnore di Virga. Chiede a quando risaliva la conoscenza con Totò Minore (che Brusca ha chiamato come Salvatore), “ricodo che l’ultima volta l’ho visto vicino Salemi”. E Virga quando l’ha conosciuto? “A contrada Dammusi quando si incontrava con Riina”. Quali i delitti comessi a Trapani? “Denaro, Ala, una serie ad Alcamo, non me ne ricordo quanti, dagli anni 70 fino agli anni 90”.
13.15 Nel prosieguo del confronto tra le parti, non c’è l’accordo a fare transitare tutti i verbali ma solo quello del 1999 e quindi la Corte resitiusce il fascicolo e l’udienza prosegue…La Corte decide di leggere il verbale “incriminato”, al termine il pm Del Bene evidenzia che non c’ è contraddizione tra le dichiarazioni odierne e quelle fatte in istruttoria. Anche il presidente della Corte Pellino, afferma l’inesistenza di contraddizioni. L’avv. Galluffo chiede il commento fatto sul fucile scoppiato al momento del delitto. “Conoscendo gli operatori trapanesi il fatto mi fece sorgere dubbi ma erano mie deduzioni ed era un conteuto del dialogo tra me e Riina”. “Ma erano mie deduzioni, non ho certezze e riscontri di quello che dicevo”. Adesso Brusca fa l’elenco degli omicidi commessi nella provincia di Trapani. Domanda su Puccio Bulgarella, era affidabile? “Quello che avevo da dire su Puccio Bulgarella l’ho detto, sino ad un dato punto era ritenuto uno sbirro, poi dopo il mio intervento cambiano i rapporti e questo dopo il 1988”. “Per quelle che sono le mie conoscenze le cose eclatanti che avvenivano in provincia di Trapani Riina le sapeva addirittura posso pensare che per alcune ne e era l’istigatore. Ma decisioni autonome ce ne possono essere state? chiede l’avv. Galluffo: “Le garantisco che dall’avvento di Riina tutto passava da lui, interveniva anche sulla spartizione di soldi in provincia di Trapani. L’avv. Salvatore Galluffo chiede se ha mai dubitato delle risposte di Riina sul delitto Rostagno anche su altri delitti, in generale. “Non ho mai dubitato, almeno fino al monento della collaborazione”. Sul delitto Rostagno? “L’ho presa per buona”. L’avv. Salvatore Galluffo ricorda che Brusca interrogato il 20 febbraio ’97 disse che “però non posso dire al 100 per cento che sia Cosa nostra senò altra fonte”. Quale può essere altra fonte? “Quando i pm si sono avvicendati nel tempo e mi chiedevano le motivazioni, c’erano state altre indagini, arresti, io mi riferivo a quegli accadimenti, e per questo dicevo di non sapere nulla, rispetto a quello che era emerso da altre indagini…”. “Non lo so perchè Rostagno è stato ucciso, non ho partecipato alla deliberazione”.
13.00 “Gli appalti erano il secondo mio interesse, dopo l’integrità e la sacralità di Cosa Nostra”. Continua così l’interrogatorio di Giovanni Brusca davanti alla Corte di Assise di Trapani. Brusca spiega il sistema degli appalti: “Una mia attività era regolare la cosidetta messa a posto delle imprese, ero amico di Angelo Siino delegato per mio conto per gestiure una parte dei lavori della Sicilia e comunque quelli che gli capitavano, quando Siino non poteva intervenire intervenivo io”. “La messa a posto riguardava solo chi si aggiudicava un lavoro, doveva pagare il pizzo dal 2 al 3 per cento rispetto all’importo, per non subire danni. Poi c’era l’aggiudicazione pilotata se c’era il desiderio del campo mandamento, del capo mafia della zona o dell’impresa a noi vicina, l’aggiudicazione pilotata era sempre frutto di accordi con la politica”.Brusca spiega chi fosse Angelo Siino: “Ufficialmente non era uomo d’onore, ma di Cosa nostra ne sapeva più di me”. Intervengono le difese degli imputati: Avvocato Vito Galluffo, difensore Vito Mazzara, chiede: Riina sapeva del delitto? “Non c’era cosa che si muovesse se lui non lo sapesse, Cosa Nostra per me c’entra, è una deduzione per quello che mi dice Riina che mi dice si sono tolti questa camurria”. Per alcuni minuti, c’è uno confronto fra i difensori delle parti civili e quelli degli imputati, circa l’introduzione di un verbale di interrogatorio che l’avv. Galluffo usa comne contestazione e che però leggendo fino ad un certo punto suscita le proteste delle altre parti, “è fondamentale la lettura completa del verbale” dice il pm Del Bene. Il verbale riguarda il racconto fatto ai pm nel ’96 e ’97 e ripetuto nel ’99 sul delitto Rostagno. “Io voglio dimostrare – dice l’avv. Galluffo – che nel 1999 Brusca si ricorda di fatti relativi al delitto Rostagno dei quali non aveva ricordo negli interrogatori del 1995 e del 1997”. La Corte con l’accordo delle parti decide di acquisire tutti i verbali di interrogatorio.
12.48 “Angelo Siino mi parlò del rapporto tra Puccio Bulgarella e la moglie di questi (Caterina, ndr). Mi disse che i rapporti non erano buoni e che il comportamento della signora Bulgarella era del tutto contrario a Cosa Nostra”. “La signora Bulgarella non aveva un atteggiamento accomodante nei confronti di Cosa Nostra”. “Siino sospettava che vi fosse un rapporto speciale tra i due, tra Rostagno e la signora Bulgarella, non so se andava oltre o se fosse solo professionale… i rappoirti tra Puccio e la moglie mi raccontava Siino erano confluttuali, rapporti di complicità c’erano tra la signora Bulgarella e Rostagno, questo mi raccont
ava Siino, e questa discussione l’abbiamo fatta a Roma mentre aspettavamo che arrivavano Bulgarella e sua moglie”. Il soggiorno a Roma rispetto al delitto Rostagno credo che sia stato a distanza di anni, “io credo di aver salvato la vita a Puccio Bulgarella perchè i malumori nei suoi confronti erano forti da parte dei mafiosi trapanesi, lui non era ben visto”. Riprende il pm Del Bene. “Conosce la comunità Saman ” chiede il pm. “Ne ho sentito parlare per questo omicidio e durante la mia latianza – risponde Brusca – quando ero ospitato a Valderice da Mario Pollina…Passavo dalla strada vicino a Saman quando nel periodo di latitanza ero da quelle parti, all’inizio del 1996”.
12.00 “C’era un appalto nel trapanese e l’imprenditore Spina, Pietro Spina di San Giuseppe Jato aveva espresso interesse per questo appalto, io l’ho addomesticato, ero l’unico che ci riusciva a parlare per la messa a posto, lo usavamno per fare le offerte di appoggio, dopo una serie di danneggiamenti ha capito e si è avvicinato a me, sistemando tutto. Ho impiegato del tempo – continua Brusca – per convincere Spina a ritirarsi in favore dell’imprenditore Bulgarella, alla fine ce l’ho fatta e ho risolto questo “problema”.
11.25 “Con Riina abbiamo parlato del delitto Rostagno, e io gli chiesi se lui ne sapeva parlare, lui mi ha detto si, si sono “tolti questa rogna”, questa rottura di scatole, Rostagno era un problema per il territorio di Trapani, i mazaresi avevano tolto quella persona (Rostagno)”. Brusca ricorda che il colloquio avvenne a Palermo, sui non ricordo si giustifica dicendo che oggi “ha un po’ di mal di testa”. Il pm legge il verbale di interrogatorio risalente al 1997 e al 1999 reso da Brusca sul delitto Rostagno. Il pm ricorda la frase di Riina detta a Brusca, “si levarono sta camurria”, come emerge da un verbale di interrogatorio. Il pm annota l’uso del plurale da parte di Riina, “quando io parlavo con lui – dice Brusca – non c’era bisogno di ricostruire i fatti, li conoscevamo, il plurale era perchè il delitto interesava a più persone, e interessava a Trapani”… (proseguono disguidi tecnici durante la videoconferenza, ndr). “Pur non essendo Agate il capo provincia, Riina teneva particolarmente al mandamento di Mazara (Tp). Il “si levarono” fa riferimento a Trapani in generale e Riina si riferiva essenzialmente a Mazara perchè erano loro che gestivano Cosa nostra trrapanese. Riina mi confermò che fu Cosa nostra a uccidere Rostagno perchè questo dava fastidio”. “Non conosco i dettagli, ricordo che Rostagno lavorava in una tv di un certo Puccio, un imprenditore che ho conosciuto tramite Siino ….Questo Puccio l’ho conosciuto personalmente, con lui siamo stati insieme una settimana nell’89 per chiudere degli appalti, una volta gli chiesi di sponsorizzare un politico, credo fosse Salvatore Cintola”. Il pm rilegge un verbale: “Gli posso dire che Puccio Bulgarella è amico di Angelo Siino”, e allora chiede se lui ha parlato della stessa persona indicata nel verbale del 1997 e del 1999: “Confermo” risponde Brusca, “sto parlando di Puccio Bulgarella (editore di Rtc la tv dove lavorava Rostagno, ndr).“Apprendendo del delitto seppi del fucile scoppiato (in mano al killer) e Riina mi ricordo con me commentò anche questa cosa”. “In quel momento non sapevo se era un fatto di Cosa Nostra, chiesi a Riina e con la sua risposta mi confermò che era un delitto di mafia….qualunque cosa facevano i trapanesi, Riina ne era a conoscenza, non dico che era il mandante ma lui per i rapporti che avava con i trapanesi veniva informato di tutto e per tutto”. Movente? “Dava disturbo al territorio come giornalista, il “camurria” di Riina credo che si riferisca a questo, io non conosco i dettagli, ma il delitto lo conosco per sintesi, per via di quella risposta di Riina”.
11.00 “In diverse occasioni durante l’esecuzione di omicidi ho avuto a che fare con un’arma che si è inceppata. Una volta mi è successo a Piana degli Albanesi, quando abbiamo ucciso un certo Filippo, eravamo con Di Maggio e Di Matteo, e allora la pistola si inceppò, un’altra volta a Camporeale si inceppò un fucile a pompa, ma le occasioni sono state anche altre nonostante io avevo provato le armi con precisione, anche killer professionsiti di Cosa nostra potevano accadere di queste cose”. Conosci mafiosi trapanesi, viene chiesto a Brusca? “Potrei dire con tutto, ho commesso anche omicidi a Trapani e in provincia per ordine di Riina, ho intrattenuto rapporti con Mariano Agate sino all’ultimo uomo d’onore, Vincenzo Sinacori, Andrea Gancitano, rapporti sin dagli anni ’70 con i mafiosi trapanesi, andavamno a Mazara, a Campobello, incontravamo i Messina Denaro, padre e figlio. Con più frequenza avevamo contatti a Mazara del Vallo, rapporti proseguiti sino al momento del mio arresto, tanti contatti con Matteo Messina Denaro, rappresentante di tutta la provincia. Mariano Agate è stato sempre capo del mandamento di Mazara, Sinacori quando Agate era in carcere e dopo le contrapposizione con mastro Ciccio Francesco Messina, Sinacori divenne reggente del mandamento mazarese. Mazara del Vallo era nostro punto di riferimento, qui Riina trascorreva la villeggiatura e lì di fatto, Agate era il capo mandamento. Mafiosi trapanesi conosciuti sono stati Toitò MInore, un altro ragazzo poi scomparso, Vincenzo Virga, Vito Mazzara, rapporti sino alla conclusione della mia latitanza. Virga era capo mandamento di Trapani e dei dintorni, e lo era sicuramente da dopo l’omicidio di Minore”. “Vito Mazzara l’ho conosciuto nel tempo, uomo d’onore, molto amico dei mazaresi, in particolare di mastro Ciccio Messina, che lo aveva proposto per utilizzarlo per l’omicidio Borsellino, in quanto Mazzara era un professionista, una sorta di tiratore scelto, un attentato che si doveva fare quando Borsellino era procuratore a Marsala”. “Questa cosa – continua Brusca – l’ho appresa da mastro Ciccio. La morte di Borsellino non è nata nel ’92 ma risaliva nel tempo, mastro Ciccio mi disse che voleva usare un fucile di precisione”. Conclude il pm del Bene, prosegue il pm Gaetano Paci. “Vito Mazzara sui ordine di Matteo Messina Denaro partecipò al sequestro del piccolo Di Matteo”. Quali i delitti commessi da Vito Mazzara? “Non ho ricordo specifici, so che è stato utilzizato in diversi delitti, con me nessun omicidio”.
10. 45 “Gli appalti erano il secondo mio interesse, dopo l’integrità e la sacralità di Cosa Nostra”. Continua così, l’interrogatorio di Giovanni Brusca davanti alla Corte di Assise di Trapani. Sistema degli appalti: “Una mia attività era regolare la cosiddetta messa a posto delle imprese, ero amico di Angelo Siino, delegato per mio conto per gestire una parte dei lavori della Sicilia e comunque quelli che gli capitavano, quando Siino non poteva intervenire intervenivo io”. “La messa a posto riguardava solo chi si aggiudicava un lavoro, doveva pagare il pizzo dal 2 al 3 per cento rispetto all’importo, per non subire danni. Poi c’era l’aggiudicazione pilotata se c’era il desiderio del campo mandamento, del capo mafia della zona o dell’impresa a noi vicina, l’aggiudicazione pilotata era sempre frutto di accordi con la politica”. Chi era Angelo Siino – chiedono a Brusca e lui risponde: “Ufficialmente non era uomo d’onore, ma di Cosa nostra ne sapeva più di me”. “Ho deciso di collaborare con la giustizia nell’agosto del 1996 pochi giorni dopo l’arresto. Quello che oggi sta dicendo Spatuzza io l’ho detto molto tempo prima”. Brusca ricorda l’approccio con la giustizia quando tentò di nascondere il ruolo di Vito Vitale, a questo punto la videoconferenza si interrompe per un problema tecnic
o.
10.30 «Sono
stato un mafioso dal 1975, soldato semplice nel mandamento di San
Giuseppe Jato, dal 1989 sono stato reggente del mandamento, fino al mio
arresto nel 1996».
Brusca esordisce così rispondento alle domande del pm Del Bene,
ricostruisce le fasi della sua iniziazione, alla presenza di Totò Riina e
Bernardo Provenzano. Mio padre (Bernardo Brusca, ndr) non ha voluto
partecipare, sebbene era al momento il reggente del mandamento». Brusca proseguendo descrive il proprio ruolo di “portavoce” di Totò Riina, anche a Trapani, «ho
dato la vita per Cosa Nostra, tantissimi omicidi, strage di Capaci,
strage Chinnici, faide di Cosa Nostra, (non ricorda l’omicidio del
piccolo Di Matteo, figlio del pentito Santino, ndr)
Riina mi dava gli ordini, più lui che mio padre, anche per i delitti
avevo un rapporto privilegiato con Riina, condividevo la strategia
stragista e questo fino a quando non ho scoperto dalle parole di
Salvatore Cancemi che lui voleva attentare alla mia vita».
9.15 Aula Bunker del carcere di
San Giuliano. Ci si prepara all’inizio dell’udienza, unico teste della
giornata sarà Giovanni Brusca. Si sta svolgendo il consueto appello e
predispondendo la video conferenza. Brusca è collegato da un sito
riservato. E’ difeso dall’avv. Alfredo
Monforti e per la Corte di Assise deve essere sentito come “teste
assistito”.
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