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Salento, Operazione “Berat – Dia II”

Di Antonio Nicola Pezzuto il . Puglia

Con l’operazione «Berat – Dia II» si chiudono quattro anni di indagini. Nel mirino della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce i presunti «signori della droga» del Brindisino. Nel 2007, nell’ambito dell’ operazione «Berat – Dia I» erano stati arrestati i fratelli Brandi, componenti importanti della frangia brindisina della Sacra Corona Unita, e i fratelli Lekli (alias «semaforo»), di origini albanesi, epicentro di un grosso traffico di cocaina, eroina e hashish proveniente dall’Albania e dalla Grecia. Su disposizione del gip del Tribunale di Lecce Giovanni Gallo sono state eseguite undici ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettante persone residenti in provincia di Brindisi.

Gli arrestati sono: Mario Andriola, 52 anni; Sandro Antonino, 29 anni; Cosimo Carrisi, 34 anni; Antonio Guzzo, 30 anni; Giovanni Gerardi, 35 anni; Tommaso Marsella, 39 anni; Francesco Nardelli, 42 anni; Umberto Perrucci, 42 anni; Francesco Santostasio, 60 anni; Cosimo Schena, 39 anni; Nicola Chirico, 42 anni. Antonino, Carrisi e Gerardi erano già in carcere in quanto arrestati nel corso del blitz precedente. Per gli stessi reati, altre sette persone risultano indagate in stato di libertà. Su di loro grava l’accusa di associazione per delinquere finalizzata all’illecita detenzione e vendita di sostanze stupefacenti, spaccio di droga e detenzione e porto illegale di armi da fuoco. Come spiegato dal Procuratore della Repubblica di Lecce, Cataldo Motta, la presunta organizzazione criminale aveva la sua base logistica nel capoluogo brindisino ed era capeggiata da elementi di primo piano della frangia locale della Sacra Corona Unita che smistavano nelle province di Brindisi e Lecce notevoli quantitativi di cocaina, hashish e, soprattutto, eroina albanese, dominando il mercato di quest’ultima sostanza stupefacente quasi in regime di monopolio, facendo leva sul potere di intimidazione esercitato anche nei confronti degli altri gruppi criminali attivi in città.

Gli uomini della Direzione Investigativa Antimafia di Lecce, guidati dal Vice Questore Leonzio Ferretti, grazie a una lunga e articolata attività d’indagine, basata su intercettazioni ambientali e controllo del territorio, sono riusciti a ricostruire ruoli e profili di coloro che ricoprivano mansioni di intermediari all’interno dell’associazione. Parliamo di quei soggetti che avevano il compito di prendere in consegna i carichi di droga provenienti in Italia dall’ Albania. La droga arrivava sulle coste salentine a bordo di potenti gommoni oceanici o occultata a bordo di tir e autovetture in viaggio sui traghetti di linea. Da qui gli stupefacenti venivano presi in consegna dagli arrestati che si occupavano di nasconderli in attesa di essere poi smistati ai vari spacciatori del Brindisino e del Leccese. La droga veniva sotterrata in campagna, in posti prestabiliti, insieme a fucili, mitragliatori e pistole.

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