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Noi ci mettiamo la faccia e il cuore

Di Maria Sole Galeazzi il . Lazio

E’ una lunga strada di breccia, realizzata proprio accanto l’ormai noto Canale Mussolini quella che porta al “Villaggio della Legalità Serafino Famà di Borgo Sabotino”. Non si tratta di un percorso panoramico né di un tracciato per ripercorrere la storia della Bonifica ma bensì di una strada abusiva che porta diritta ad una tensostruttura che per anni, nessuno ha visto. Si fa perdire. Ma andiamo con ordine. Lo scorso 12 aprile il Comune di Latina ospita una cerimonia “diversa”. Perché due beni confiscati per abusivismo edilizio ovvero il villaggio ed un complesso sportivo in via Helsinki a Latina vengono assegnati a Libera. 

A firmare insieme al commissario prefettizio Guido Nardone ed ai tecnici del Comune di Latina c’è Don Luigi Ciotti. Da quel giorno passano circa tremesi prima che i ragazzi di Libera del coordinamento di Latina insieme al referente regionale Antonio Turri riescano ad entrare nel villaggio turistico. Il “campetto” di via Helsinki resta ancora una situazione “congelata”. Un abuso nell’abuso quello del campo sportivo realizzato su terreno demaniale e “spesato” per quanto riguarda luce ed acqua dal Comune. Nella calda ed umida estate delle ex paludi pontine però il villaggio a Borgo Sabotino viene avviato ed intitolato a Serafino Famà.
 E’ il 18 luglio,l’attenzione mediatica è altissima ci sono le autorità, le associazioni ma soprattutto c’è la gente. A parlare, con forza, c’è Don Luigi Ciotti davanti ad una provincia spaesata che ancora non si rende ben conto, fatta eccezione che per le buone intenzioni, di cosa voglia dire metterci la faccia su un bene sottratto all’illegalità. Ma lo capiscono bene gli scout che prima da Roma e poi da Verona partecipano al progetto EstateLiberi. I sabotaggi sono continui: dalla soda caustica nell’acqua al danneggiamento degli impianti elettrici e poi quelle presenze, quei presunti soci della ex gestione che restano all’interno del villaggio anzi ci vivono. Formalmente uno di loro, chi cioè aveva investito soldi inuna struttura turistica come poche sul litorale di Latina con opere di urbanizzazione su ben quattro ettari di terreno, viveva in una baracca dentro il villaggio. 
Gli scout comunque continuano nel loro lavoro e smontano le casette di chi abusivamente alloggiava nel campo. Coraggiosi. Poi le associazioni fanno quadrato, il Villaggio della Legalità ospita prima Festambiente poi un convegno regionale dell’Aifo. Le attività procedono frenetiche e viene il momento di proiettare il documentario “La Quinta Mafia”. Storie difusti tossici interrati nella vicina discarica di Borgo Montello, storie di Casalesi e di pentiti ma soprattutto la storia di Don Cesare Boschin, il vecchio parroco di Borgo Montello incaprettato ed ucciso perché sapeva troppo. Di questa morte a Latina ancora non si può parlare. E’bastato preannunciare la proiezione del documentario per segnare la devastazione del villaggio nella notte tra il 21ed il 22 ottobre. Tutto distrutto, escrementi sparsi ovunque e due coltelli lasciati come monito. Sul posto oltre ai ragazzi di Libera ci sono il cuore e le braccia dei rom di Al – Karama, il villaggio viene sistemato, la “Quinta Mafia” viene proiettata. La solidarietà che segue il raid è tanta, dalla fiaccolata della Cgil alla seduta straordinaria della Commissione regionale per la sicurezza tenutasi proprio al villaggio. Ma qualcuno minimizza: sono vandali. 
Il Comune di Latina intanto si impegna a riparare ma arriva un altro sabotaggio. Vengono sottratte due pompe idrauliche proprio la notte prima che venisse nuovamente proiettato il documentario. L’iniziativa si svolge lo stesso ed il giorno dopo arrivano 500 scout ed una cisterna di acqua dalla protezione civile. Quello di Latina è un fronte aperto alle porte di Roma, non va dimenticato. La dormiente palude, quella morale, esiste ancora e per anni ha nascosto il malsano radicamento delle mafie e lo svilupparsi di una ancora più letale mafia autoctona. Una malattia che contamina una terra che ha già le sue “leggende metropolitane” come quella di un caterpillar rubato da un’autostrada del nord e rinvenuto a Borgo Sabotino in un campo, proprio accanto al Villaggio della Legalità. Ma rubato da chi? E per fare cosa? Forse più di qualcuno un’idea se l’è fatta.

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