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Una settimana per focalizzare l’attenzione sulla sicurezza nel lavoro

Simona Valentini il . Progetti e iniziative

“Stiamo attenti a non parlarne solo in occasione dei funerali”così esordisce Giuseppe Giulietti, portavoce dell’associazione “Articolo 21”, nella conferenza svoltasi il 22 aprile 2008 nella sala stampa della Camera dei Deputati in occasione della presentazione dell’iniziativa “Una settimana dedicata alla sicurezza”. Dal 25 Aprile al 1 Maggio in tutta Italia saranno numerosissime le iniziative in favore della sicurezza sul lavoro promossa dall’associazione Articolo 21.  L’iniziativa di formazione e informazione contro i rischi degli incidenti sul lavoro è stata lanciata il 27 marzo dalla miniera di carbone a Serbariu-Carbonia  in Sardegna, dove nella settimana tra la festa della Liberazione e quella dei lavoratori nelle scuole i ragazzi saranno sensibilizzati al tema della sicurezza del lavoro grazie ad un ciclo di incontri e  film.

Ma perchè si muore sul lavoro?
La legge 30 ha introdotto un sistema di precarietà che non permette al lavoratore di sottrarsi ai  lavori pericolosi, un operaio precario ha paura di perdere il lavoro e per questo non protesta, non si oppone e non chiede di essere messo in sicurezza. La paura di essere licenziato e di perdere il posto trova le sue fondamenta nella legge 30 che permette di licenziare il lavoratore da un giorno all’altro senza alcuna garanzia. Anche dietro gli incidenti avvenuti alla Thyssenkrupp c’era una realtà fatta di precariato che Mimmo Calopresti sta indagando attraverso un film.

Nella notte tra il 5 e il 6 Dicembre 2007 in una fabbrica siderurgica di Torino appartenente alla Thyssen, un azienda multinazionale tedesca, scoppia un incendio nel quale muoiono sette operai. Gli operai quella notte  non fuggono quando si svolge l’incidente ma tentano di spegnere il fuoco per salvare l’impianto che gli da lavoro. Così muoiono.

La precarietà raggiunge i massimi livelli di insicurezza nel lavoro nero dove le persone vengono private dei loro diritti fondamentali e non hanno alcun tipo di tutela. Il fenomeno dello sfruttamento degli immigrati nella manovalanza agricola con metodi illegali causa un numero di vittime che non vengono riportate dalle stime ufficiali. Gli immigrati vengono reclutati dal “caporale” la mattina all’alba e condotti nei campi o in cantieri edili, spesso abusivi, dove vengono ridotti in condizioni di schiavitù.

A conferma dell’urgenza della situazione nello stesso giorno in cui si svolgeva la conferenza stampa morivano sei persone sul posto di lavoro: due fratelli in provincia di Padova, un operaio a Villa Santo Stefano, un croato in un officina della Fincantieri di Monfalcone e un bosniaco nel ferrarese e un albanese all’Ilva di Taranto. Altre quattro persone sono rimaste ferite.

Quando i nostri politici parlano di sicurezza dovrebbero ricordare che la prima sicurezza da garantire ai cittadini è quella sul posto di lavoro. Questi temi e queste storie di precarietà e di insicurezza devono riguadagnare la prima pagina dei giornali, tornare in prima serata sulle nostre televisioni.

Questo è l’intento principale della settimana di iniziative, che non si concluderà il primo Maggio ma che continuerà come impegno civico permanente. L’appello è stato raccolto da numerosi comuni d’Italia e organizzazioni, un invito a parlare di questi temi, ad affrontarne le cause.

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