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Napoli, a Barra il Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico

Di Aldo Cimmino il . Campania, Progetti e iniziative

Si è riunito ieri a Barra, periferia est di Napoli, il Comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico. Nella seda della sesta municipalità del Comune di Napoli, si sono incontrati il Prefetto Andrea De Martino, il Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris e il Questore di Napoli Luigi Merolla. La scelta di far svolgere la riunione del Comitato a Barra non è stata certamente casuale. Ma è stata la conseguenza di quanto si è verificato, nelle scorse settimane, durante la Festa del Giglio, festa tradizionale popolare. Alcuni organi di stampa nazionale e locale, infatti, avevano riportato la notizia della presenza di boss della camorra. Un video, che gira su internet da giorni, mostra le immagini di un’auto lussuosa di colore bianco a bordo della quale sarebbe stata registrata la presenza di un boss del quartiere di Barra della famiglia dei Cuccaro.

Questo dunque il pretesto che ha scatenato la reazione istituzionale e dunque la decisione del Prefetto di Napoli. Un fatto eccezionale, forse, quello del Comitato in un quartiere cosi periferico e simbolo autentico di degrado. Ma decisamente meno eccezionale un fatto di camorra in questi contesti. Non è certamente una novità che le famiglie mafiose e camorristiche si inseriscano nella gestione e nell’organizzazione di questi momenti così importanti per la cittadinanza. Non è un caso che le mafie cerchino di identificarsi con queste realtà tradizionali e religiose con la precisa consapevolezza che la gente di un quartiere o di un paese, a sua volta, si identifica con la tradizione o la credenza religiosa e dunque se il mafioso o il camorrista di turno se ne impossessa, determinati cittadini facilmente “scenderanno a patti” con questa realtà. È facile, allora, sentire affermazioni del tipo “Ma quello ci fa fare la festa”. Oppure “sono i soldi che ci fanno fare la festa”.

E tutto questo, ovviamente i camorristi ne sono ben consapevoli, significa, in termini economici e sociali, controllo del territorio. Sono infatti momenti, questi, di forte soggiogazione del territorio stesso. Le cui leve fondamentali sono l’ignoranza e la paura. Se da un lato, però, c’è sicuramente tutto questo, dall’altro c’è una realtà completamente diversa di associazioni e cittadini che intendono ripartire da azioni pratiche di corresponsabilità e giustizia sociale.

Contemporaneamente alla riunione del Comitato, infatti, la società civile, ieri, ha deciso di riunirsi in quello stesso edificio. Dunque istituzioni e terzo settore, insieme, per dare una risposta decisa all’eclatanza camorristica, così forte in certi quartieri da farli sembrare fermi agli anni’80.

La risposta istituzionale

Il Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico ha adottato una serie di decisioni volte a garantire i diritti fondamentali di cittadinanza e civile convivenza e la realizzazione della festa tradizionale del Giglio di Barra. Provvedimenti che vanno dalla necessità di porre sotto controllo preventivo coloro che faranno parte del comitato organizzatore della festa, fino ai controlli di tipo patrimoniale circa la provenienza dei fondi che, ogni anno, fungono da base di finanziamento per la realizzazione dell’evento. Si parla di cifre che si aggirano attorno ai 50 mila euro per un coinvolgimento di circa 150 mila persone. Senza dimenticare gli episodi di estorsione a danno di cittadini e commercianti che sono costretti a versare un’offerta “volontaria” per il buon andamento della festa. Il Prefetto De Martino, incontrando le associazioni al termine della riunione tecnica, ha detto, che la festa va salvaguardata in quanto dimensione storica e culturale del quartiere «Ma vanno spezzati  – ha continuato De Martino – tutti quei collegamenti che non consentono un vivere civile ed entro le maglie della legalità».

La risposta associativa

Le numerose realtà che hanno risposto all’appello di riunirsi, tra cui l’associazione Libera rappresentata dai referenti regionali Don Tonino Palmese e Geppino Fiorenza,  la Federazione delle associazioni antiracket e antiusura italiane, con Silvana Fucito ma anche il Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti di criminalità nella persona del presidente, Lorenzo Clemente e la cooperativa sociale “Il Tappeto di Iqbal”, hanno discusso sul da farsi e sono state coinvolte in una accesa discussione, spesso animata da alcuni tra i più legati alla tradizione storica e culturale della Festa del Giglio. Si sono sentite accorate arringhe a difesa del “Giglio” ma poi la proposta concreta. Ecco il simbolo da contrapporre a quello camorristico. L’idea, nata da alcune realtà, tra le più significative del territorio, e che in questo percorso saranno coadiuvate da tutta la rete di Libera, consiste nel ricominciare a ripristinare gli spazi comuni del quartiere di Barra.

Quei “beni comuni” che sono dei cittadini e in special modo dei giovani cittadini di Barra, devono essere riqualificati e ritornare centri culturali e di condivisione della corresponsabilità. Ripulire il quartiere, infatti, non vuol dire solo sgombrare le strade dai rifiuti ma significa anche contrastare il degrado urbano. Un simbolo certo, quello di ripristinare il centro polifunzionale di Piazza Bisignano, ma dall’alto profilo pratico. Un programma di interventi che vede coinvolte associazioni e cittadini per un’azione di rivalorizzazione quasi a  costo zero per le amministrazioni locali. Una risposta del genere non solo è uguale e contraria alla spavalderia della camorra ma getta le basi per la costruzione di una società responsabile, attiva e consapevole. Una vera forza di contrasto sociale nei confronti della criminalità organizzata.  

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