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Da Kabul a Perugia in marcia per la Pace

Di Gaetano Liardo il . Internazionale, Progetti e iniziative

«Abbiamo visto una città devastata dalla guerra, crocevia di miseria, traffici e illegalità. Abbiamo percorso a piedi, di giorno e di notte, le strade più pericolose, quelle che gli afgani sono costretti a battere quotidianamente senza avere nemmeno il diritto di avere paura. Abbiamo cercato di andare incontro alla gente comune, là dove vive, sopravvive, mangia, si riposa, lavora, si sposta. Non abbiamo mai percepito ostilità, qualche sguardo sorpreso sì, visto che di turisti da quelle parti non se ne vedono molti». Racconta così Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della Pace, la missione dei pacifisti italiani a Kabul. Forse la prima missione di pace nel paese in guerra da dieci anni. Un modo per cercare di capire, toccare con mano, le difficoltà di un paese ancora in ginocchio ma che prova a muoversi.

Kabul, infatti, ha visto nascere le prime realtà associative che lavorano per un futuro diverso da quello a cui sembra essere condannato l’Afghanistan. L’esperienza afgana, a cui hanno partecipato anche Libera, gli Enti locali per la Pace e l’associazione delle vittime Usa dell’11 settembre, Peaceful tomorrows, è stata una delle tappe di avvicinamento della prossima Marcia della Pace. Il 25 settembre si festeggeranno i 50 anni dalla prima marcia da Perugia ad Assisi, nata dall’intuizione di Aldo Capitini che nel tempo ha raccolto l’adesione di migliaia di persone, associazioni, gruppi. Tutti pronti a camminare insieme per un mondo migliore.

«Insieme contro la morte per fame, la corruzione, l’illegalità, le mafie, le dittature, la censura, le guerre, il commercio delle armi, il terrorismo, la violenza, il razzismo, lo sfruttamento, l’indifferenza, l’individualismo, il consumismo…», riepilogano gli organizzatori. Quest’anno con loro torneranno anche alcuni rappresentanti della nascente società civile afgana. Le prime vittime della “guerra al terrore” marceranno insieme ad una delegazione dei familiari delle vittime dell’11 settembre. Un modo per ribadire insieme l’importanza della pace e della fratellanza tra i popoli. Due elementi necessari ancora oggi, in un mondo tormentato da guerre, ingiustizie e adesso anche dalla scure della crisi economica.

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