Estorsione-Dell’Utri, processo da ripetere
C’era una volta un ministro, si occupava delle Infrastrutture, e quando il Governo del quale faceva parte, presidente Berlusconi, cominciò ad occuparsi di costruire il ponte sullo stretto di Messina, non trovò di meglio che dire che con la mafia bisognava contrattare. Quel ministro si chiamava Pietro Lunardi, ed era lo stesso che un giorno venendo a Trapani e facendo un sopralluogo nel maxi cantiere di trasformazione del porto, si occupò di tutto, incontrò tante persone, non accorgendosi però che quello era un cantiere abusivo, e mesi dopo (ottobre/novembre 2005) il suo ministero e quello dell’ Ambiente ne dovettero prendere atto fermando i lavori e dando ragione all’autorità giudiziaria che aveva sequestrato l’ area sulla quale si stava lavorando. Per la cronaca i lavori sono ancora fermi, tante le carte sono ingarbugliate, mancava la valutazione di impatto ambientale, l’ iter è in corso da quando il Governo nel 2006 cambiò.
Ma in corso c’ è anche una indagine antimafia da quando un imprenditore ex colluso ha raccontato che di quell’appalto le cosche aveva saputo anzitempo e che le forniture erano quelle gestite dal capo mandamento Francesco Pace. Quell’ imprenditore che ha confessato si chiama Nino Birrittella, lo stesso che quel giorno d’estate del 2005 ricevette in cantiere la visita del ministro Lunardi e delle autorità che lo accompagnavano, a nessuno venne in mente di chiedere cosa ci facesse lì se ufficialmente di quell’ appalto la sua impresa non si occupava. C’è oggi un senatore di Forza Italia, Marcello Dell’ Utri, e un candidato premier, Silvio Berlusconi, che vanno dicendo che un personaggio riconosciuto mafioso, Vittorio Mangano, deceduto, conosciuto come lo stalliere di Arcore (residenza del presidente Berlusconi), è da considerarsi un eroe, che ai magistrati va messa la camicia di forza e comunque sottoposti a periodici controlli pschiatrici e che per un magistrato in assoluto non c’ è bisogno nemmeno di questo esame, che sarebbe il magistrato che ha fatto condannare per mafia Dell’ Utri a Palermo: ovvio Berlusconi non ha fatto il nome di questo magistrato, ma ne ha delineato bene i lineamenti da fare capire a chi si rivolgeva.
La mafia siciliana ha ricevuto, poche ore prima, dell’ apertura dei seggi elettorali il suo «segnale». Come dire che c’ è qualcuno a riprendere il dialogo di un tempo, quando si sosteneva che con la mafia bisogna trattare. Tanto poi per non restare fuori dall’ «enclave» a Trapani l’ ex sottosegretario all’ Interno Antonio D’ Alì ha detto che la mafia non la vuole nessuno, ma continuando il suo discorso se l’ è presa più che con l’ antimafia che con i boss.
La cronaca di questi giorni insomma è ricca di elementi per giudicare, politicamente, come una parte dello schieramento politico italiano continua a rapportarsi e comportarsi rispetto a Cosa Nostra. Ed è di queste settimane la notizia che in Cassazione si è deciso di fare ripetere il processo di appello al termine del quale l’ anno scorso Marcello Dell’ Utri e Vincenzo Virga, il senatore e il capo mafia di Trapani, sono stati condannati a 2 anni per tentata estorsione. Dell’ Utri nei primi anni ’90 fece ottenere, quando era manager di Publitalia, una sponsorizzazione all’ astro nascente del basket siciliano, la Pallacanestro Trapani: con il presidente della società cestistica, Vincenzo Garraffa, stipulò un contratto da 1 miliardo e 600 milioni, ma ad un certo punto ne chiese «in nero» la restituzione di 800 milioni. Garraffa rifiutò l’invito, fino a quando un giorno si sentì dire da Dell’Utri che lui aveva gli uomini per convincerlo a desistere. Passò qualche giorno e a casa Garraffa bussò l’imprenditore Vincenzo Virga, in nome di comuni amici chiedeva di chiudere quella controversia. Non se ne fece nulla, Garraffa disse ancora di no, nel frattempo Virga fu raggiunto da un ordine di arresto riconosciuto essere il capo mafia di Trapani.
La storia la magistratura la seppe per caso, aprì un fascicolo e Dell’Utri con Virga finirono sotto processo. In Cassazione i giudici dicono che non tutte le dichiarazioni di accusa sono però utilizzabili nel dibattimento, per cui il processo va ripetuto. Dichiarazioni inutilizzabili, nessuno ha detto infondate.
Sinacori: ho sentito parlare di Vincenzo Garraffa, ex senatore e radiologo di Trapani, essendo persona molto nota in città. Del Garraffa ricordo che negli anni ’90 Matteo Messina Denaro mi riferì che dal carcere era arrivata la voce di chiedere dei soldi (circa 800 milioni) al Garraffa, che li doveva ad una persona di cui non mi venne detto il nome. Il Messina Denaro disse di contattare Vincenzo Virga che sicuramente era a conoscenza del nominativo della persona interessata. Rivoltomi poi al Virga, lo stesso mi disse che l’interessato poteva essere Vittorio Mangano, e, non ricordo se Marcello Dell’Utri. Non so chi mandò poi il Virga, ma mi disse, comunque, che qualcuno aveva mandato dal Garraffa e che questo aveva detto che non avrebbe dato nulla, perché nulla doveva.
Commercialista Giuseppe Messina: conosco personalmente l’ex senatore Garraffa e ciò sin da quando eravamo piccoli. Con il Garraffa abbiamo frequentato lo stesso ambiente, e quindi conosco anche i suoi familiari. Con il Garraffa ci siamo allontanati per motivi di studio e di lavoro, ma poi ci siamo riavvicinati nel 1985, quando io sono tornato a Trapani. Il Garraffa proprio in quell’anno venne presentato, da Pietro Caruso a Vincenzo Virga. Il sen. Garraffa era interessato nella società sportiva Pallacanestro Trapani, di tale società ho saputo, per bocca di Michele Buffa (soggetto anche questi deceduto mentre era in carcere per mafia) che Marcello Dell’Utri cercava di entrare in possesso di 400 milioni di lire, che il Garraffa gli avrebbe dovuto dare (in quanto promessogli) quale ristorno in nero di una operazione di sponsorizzazione. Tale ristorno non venne poi fatto, ed i rapporti tra Dell’Utri e Garraffa si incrinarono. Sempre su questo argomento, seppi da Michele Buffa che Dell’Utri rivolgeva al Garraffa inviti pressanti per entrare in possesso della detta somma di denaro. Non so se il Buffa abbia saputo tali fatti dal Virga, cui era molto vicino; ovvero dallo stesso Garraffa, di cui era amico. Nel caso in cui avesse saputo tali fatti dal Virga, è chiaro che il Virga ne era a conoscenza perché aveva avuto incarico di recuperare questi soldi.
Ora le dichiarazioni saranno inutilizzabili, anche per quelle norme che negli anni qualche «manina» ha fatto apposta scrivere, perchè al solito a pagare i debiti con legge in Italia siano davvero i meno fortunati, ma sono scritte nero su bianco, a meno che non si voglia far diventare bianche tutte queste pagine, così da riscriverci sopra.
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