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Il popolo di Libera

Di Norma Ferrara il . Progetti e iniziative

Laura è una studentessa di Lettere, al primo anno di Università. Viene da un paesino del Centro-Sud e partecipa per la prima volta al raduno nazionale dei giovani di Libera. Luigi è un docente di Lettere presso un liceo toscano. In comune hanno tanto e lo scoprono durante le giornate della Festa nazionale di Libera a Firenze, commentando i dati di una ricerca coordinata da Libera su come i ragazzi vedano oggi la mafia, in Toscana e nel Lazio. Il primo passo per una ricerca nazionale sul tema. Anche questo è il popolo di Libera. Appassionato, curioso, attento, presente. Animato dalla  voglia di esserci, perchè anche se è importante fare rete durante l’anno, a distanza, poi serve guardarsi in faccia, scegliersi, dirigersi insieme verso progetti comuni, scambiando esperienze e buone pratiche.

Dal Sud al Nord, senza alcuna divisione perchè, ancora oggi, «l’unica vera divisione – ha commentato nella sette giorni per la legalità che si è tenuta a Firenze dal 21 al 26 luglio a Firenze, Don Luigi Ciotti – non è geografica ma sociale. Tra chi è povero e chi è ricco». Questa è il vero muro che divide profondamente il nostro Paese. E in mezzo operano le organizzazioni criminali e la corruzione. I tanti business delle mafie che corrodono le fondamenta della nostra democrazia, agendo su diritti e sulle libertà individuali e collettive. «Quest’anno Libera si è data appuntamento a Firenze per fare festa nonostante – dichiara Ciotti – non ci sia nulla da festeggiare perchè la situazione nel nostro Paese è drammatica – sommando il giro di affari delle mafie, la corruzione, l’evasione si giunge a cifre sbalorditive stimabili in 560 miliardi di euro. Troppe promesse e troppa retorica della memoria in chi ha responsabilità istituzionali e politiche». Ma tante cose sono state fatte in questi anni: dal riutilizzo sociale dei beni confiscati, alla formazione nelle scuole, ad una nuova e più efficace comunicazione della lotta alle mafie. E’ per dare voce a questo cambiamento, per raccontarlo e per poterlo intensificare che Libera si è incontrata a Firenze per “fare festa”. Per una grande agorà della corresponsabilità. La prima giornata della Festa si è aperta nel ricordo delle tante vittime delle mafie e  Ciotti, alla Fortezza da Basso, accompagnato da Emanuela Giuliano, figlia di Boris Giuliano, capo della mobile di Palermo ucciso dalla mafia il 21 luglio del 1979, ha lanciato un monito che è diventato  il filo conduttore di questa festa  (in queste settimane in cui è in approvazione un “codice antimafia” lacunoso e pieno di omissioni):  «La lotta alla mafia si fa a Roma – dichiara Ciotti – meno leggi e più Legge: quella chiara, categorica e senza sconti».  E si fa mettendo anche  in pratica quello che l’Europa ci chiede. A tal proposito, ricorda il presidente di Libera, il Parlamento dal 1999, non ratifica il trattato di Strasburgo, che prevede l’introduzione di strumenti e di reati penali essenziali per la lotta alla corruzione.  «In Italia – aggiunge Ciotti – non esistono regole contro il caporalato e contro il lavoro nero: esiste solo un ammenda amministrativa». Troppo poco per chi ha davvero a cuore la lotta alla mafia.

Dalla memoria, all’impegno contro le mafie, dalla storia dell’antimafia nei 150 anni dell’Unità d’Italia a quella delle donne impegnate in prima linea in questa battaglia, dentro la Festa di Libera batte  il cuore dell’Italia che si “sporca le mani” ogni giorno: nei quartieri difficili delle città ad alta densità mafiosa, come nelle periferie urbane, nel lavoro di formazione nelle scuole, come nel ruolo di cittadino. E poi a Firenze è presente gran parte del terzo settore, che insieme a Libera, lavora trasversalmente per garantire assistenza, servizi, informazione sui territori. E infine tutti coloro che combattono la mafia attraverso le parole, le immagini, la musica e la cultura: dai compagni di viaggio dei Modena City Ramblers a Niccolò Fabi, agli attori come Tiziana Di Masi e Marina Senesi che portano sul palco la forza del teatro civile,  di denuncia e proposta. E ancora i tantissimi colleghi giornalisti: da Fabrizio Feo, giornalista Rai autore del libro “Il Camaleonte” che racconta la latitanza del boss Messina Denaro, a Rino Giacalone, cronista trapanese, sino al giornalista d’inchiesta, Maurizio Torrealta, di Rainews e autore del libro “Il quarto livello”. Il 23 luglio insieme a loro e ai colleghi Elisa Marincola e Francesco Cavalli è stato ricordato l’impegno di un giornalista dalla parte dei cittadini: Roberto Morrione, direttore di Libera Informazione. E poi i tanti compagni di viaggio di Libera: i magistrati Antonio Ingroia e il procuratore Gian Carlo Caselli,  il presidente onorario di Libera, Nando Dalla Chiesa.  E’ stata una festa, certo, ma densa di contenuti. E poi arricchita dal  presente della lotta alle mafie: i giovani della rete di Libera. Per il secondo anno consecutivo si sono dati appuntamento tutti per il raduno nazionale.

Ad animarlo, a Scandicci (Fi) fra gli altri, Davide Mattiello, Maria Josè Fava e Francesca Rispoli, di Libera Piemonte e dell’Ufficio di presidenza di Libera. Il raduno è ormai diventato un’occasione per crescere, confrontarsi e divertirsi e ragionare  sul come lavorare sul territorio su questi temi.  Quest’anno – come ci racconta Davide Mattiello di Libera – i ragazzi l’hanno fatto attraverso il teatro e due figure importanti testimoni della lotta alle mafie: Danilo Dolci, educatore e sociologo della non – violenza e Rita Atria, testimone di giustizia, morta suicida  a Roma una settimana dopo la morte del magistrato Borsellino a Palermo. “Fare presto e bene perchè si muore” – con queste parole di Danilo Dolci i ragazzi hanno lavorato sette giorni sui temi della memoria e dell’impegno antimafia per i diritti.

Parlando a loro, nella giornata conclusiva, Luigi Ciotti ha detto: «Raccontate quello che avete vissuto, fatevi moltiplicatori di speranza e impegno. Portate la bellezza delle riflessioni e degli incontri, dell’amicizia. E’ stato bello vedervi prendere appunti durante i dibattiti, intenti a cogliere passaggi non facili, scomodi, difficili, per farli vostri. Siete stati meravigliosi». Ciotti ricorda loro il legame profondo che unisce le resistenze di ieri e quelle di oggi. Le stesse che oggi vedono loro protagonisti di una nuova stagione di lotta per i diritti, la libertà e legalità.

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