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Raduno dei giovani di Libera:
la memoria si fa impegno

Di Enrico Sbaffoni il . Toscana

Si sono aperti stamattina, al palazzetto dello sport di Scandicci, i lavori del secondo raduno nazionale dei giovani di Libera. Dopo gli interventi introduttivi e i saluti di don Marcello Cozzi, membro della presidenza nazionale e responsabile dello sportello “Sos giustizia”, dell’assessore alla pubblica istruzione del comune di Scandicci Sandro Fallani e di Gabriella Stramaccioni direttrice di Libera, i giovani del gruppo teatrale e di impegno civile “Orme” hanno messo in scena uno spettacolo dedicato alla figura di Danilo Dolci. Triestino formatosi nella comunità Nomadelfia di don Zeno Salvini, Dolci si trasferì, all’inizio degli anni ’50 in provincia di Palermo, nel poverissimo paesino di Trappeto. 
Qui, di fronte alle ingiustizie, all’insipienza delle autorità complici della mafia locale, iniziò una serie di  manifestazioni pacifiche basate sul coinvolgimento e la comunanza di destino con gli abitanti, nella convinzione che i piccoli insieme possano intraprendere, esprimendo valori nuovi, la strada dell’emancipazione e della libertà. Realizzò vere e proprie opere pubbliche insieme ai disoccupati di Trappeto, tra cui una diga sul fiume Jato per irrigare i terreni ma al lavoro aggiunse l’impegno per la cultura, per la scuola, per l’università, per la sanità, per tutti quegli elementi che vanno a comporre la sfera pubblica. 
Lo spettacolo, diretto dalla regista Pietra Selva Nicolicchia, recupera alla rappresentazione e alla memoria collettiva una storia eccezionale per la sua attualità ma poco nota anche agli stessi siciliani e lo fa attraverso una forma sostanziata di valori civili, secondo quello che è il manifesto programmatico del gruppo Orme. Sarà proprio il teatro il filo conduttore dei lavori che nei prossimi giorni vedranno coinvolti i trecento giovani di Libera. 
Al termine dello spettacolo, sono salite sul palco Flavia Famà figlia di Serafino, avvocato ucciso a Catania nel 1995, e Viviana Matrangola, responsabile del settore internazionale di Libera Memoria e figlia di Renata Fonte, l’amministratrice pubblica pugliese uccisa nel 1984 per essersi opposta ad una variazione del piano regolatore che assecondasse gli interessi della criminalità. Dal palco hanno raccontato  della “tenda della memoria” che è stata allestita al centro del campus dei giovani. Uno spazio dove i ragazzi e le ragazze di Libera potranno adottare un oggetto legato ad una delle venti vittime di mafia alle quali sono anche intitolati i gruppi di lavoro “indossandone” così il ricordo per una giornata. 
«La nostra speranza – ha spiegato Viviana Matrangola – è che il ricordo di chi è stato assassinato dalle mafie non vi accompagni solo un giorno, ma per tutta la vita».

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