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Duro colpo alla Scu, un ergastolo e una condanna a 86 anni

Di Antonio Nicola Pezzuto il . Puglia

Pugno duro della Corte d’ Assise (presidente Giacomo Conte, a latere Francesca Mariano ed i giudici popolari) per la banda di Vito Di Emidio, detto Bullone, che tra il 1997 e il 2001 si è reso protagonista di vari crimini nel Salento. Il dispositivo della sentenza prevede un ergastolo e 86 anni di carcere per i reati commessi (sei omicidi ed uno tentato) e per il terrore seminato con attentati e rapine. Pene più severe di quelle invocate dal pm Elsa Valeria Mignone. Carcere a vita per il pastore sardo Marcello Ladu, 38 anni, di Villagrande Strisaili, (già condannato all’ergastolo per la strage della Grottella), che aveva trascorso nelle campagne salentine gran parte della sua latitanza unendosi al clan di Vito Di Emidio. La massima pena gli è stata irrogata perché ritenuto responsabile del duplice omicidio di Cosimo Toma e del figlio Fabrizio, barbaramente assassinati la mattina del 18 maggio del 2000 a Collepasso.

Bullone, invece, ha evitato l’ ergastolo grazie alla scelta di collaborare con la Procura antimafia pochi giorni dopo il suo arresto. Il pentito Di Emidio, così, è stato condannato a 22 anni di reclusione, malgrado sia stato ritenuto colpevole di sei omicidi (la strage della famiglia Toma-D’Aquino di Collepasso con l’uccisione di padre, figli e nuora; quello del macellaio Rosario De Salve di Matino e di Antonio Potenza di Nociglia).
Quattordici anni per Vito Cacciatore, imprenditore di Ruffano, colpito anche da misura interdittiva antimafia che ha causato l’esclusione da alcuni appalti pubblici dell’impresa a lui vicina, la Edilcav. Cacciatore, nonostante i giudici abbiano alleggerito le accuse rese meno pesanti dalla prescrizione, hanno inflitto una pena equivalente quasi al doppio di quella richiesta dal pm che aveva invocato otto anni di reclusione. Per i giudici Cacciatore è stato il mandante della rapina in casa di un assessore comunale di Ruffano (una specie di ritorsione perché avrebbe privilegiato altre ditte nell’assegnazione di alcuni appalti) e degli attentati ai danni dell’ex responsabile e di un geometra dell’ufficio tecnico di Ruffano, puniti per incarichi o liquidazioni di somme non concessi.

Ventidue anni per Pasquale Tanisi, 48 anni, di Ruffano, considerato l’artificiere del clan Di Emidio, che già sta espiando l’ergastolo per la strage della Grottella. Al gruppo apparterrebbero anche tre brindisini. Pure per loro è stata emessa sentenza di condanna: 18 anni al quarantenne Pasquale Orlando, soprannominato “Jò Jò”, cinque anni a Giuseppe Tedesco, trentanovenne. Appena quattro giorni fa, entrambi, sono stati condannati all’ergastolo dalla Corte d’ Assise di Brindisi. Sei anni, invece, per Giuseppe Picciolo, anche lui di Brindisi.

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