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Faida di San Luca, condanne e scarcerazioni

Di Gianluca Ursini il . Calabria

L’altro giorno Antonia Giorgi, madre di Achille e Marco Marmo, reclamava togliessero alla famiglia questa “’nfamia” della ‘ndrangheta, «che non ci riguarda»; e mentre reclamava giustizia, per Marco, non sapeva di dover ringraziare le lungaggini italiane se l’altro figlio, con altri 11 rampolli di ‘ndrina venivano scarcerati sullo Stretto dal Tribunale della Libertà, per decorrenza dei termini di custodia cautelare, nonostante condanne in secondo grado a 8 anni per 416 bis.

Ricapitoliamo: martedì in corte d’Appello a Locri, si leggevano le condanne a 8 ergastoli nei confronti dei Pelle, Vottari, gli Strangio e i Nirta, per la Faida di San Luca e il suo climax, la strage di Duisburg in Renania: Marco Marmo era l’obiettivo principale nel Ferragosto 2007 fuori dal ristorante ‘Da Bruno’. Ucciso perché legato ai Pelle: lui aveva portato sotto l’Aspromonte nel Natale precedente, le armi per finirla con Giovanni Luca Nirta. Glielo aveva ordinato il “capo società’’ Ciccio Pelle “u Pakistan”, (così detto per l’abilità da broker nel piazzare stock di hashish).

Ciccio, da bravo Pelle, odiava gli Strangio dopo che questi gli spararono da lungi mentre sul balcone di casa, ad Africo, nel luglio 2006 teneva in braccio il figlio infante. Papà e bimbo si salvarono, ma il “Pakistan” si ritrovò su di una sedia a rotelle. Il suo attentato ruppe 13 anni di pax imposta da Peppe Morabito “U Tiradrittu”. Il fratello minore di Marco, Attilio Marmo, invece pagava il suo debito, con una condanna mercoledì 6, in Corte d’Appello a Reggio, 8 anni inflitti dal presidente Fortunato Amodeo a lui e altri boss : come Antonio Vottari, Mico Mammoliti, Emanuele, Cenzo e Peppe Biviera.

Così mentre si condannavano gli assassini del fratello, Achille Marmo veniva scarcerato per decorrenza termini massimi per detenere una persona prima della condanna definitiva. Si attende l’ultimo giudizio di Cassazione, in calendario a fine 2012; questi ‘ndranghetisti erano stati condannati sia in primo che in secondo grado con rito abbreviato, su accusa del procuratore aggiunto della Dda reggina Nicola Gratteri, unitamente al sostituto procuratore Federico Perrone Capano.

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