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Il grano della legalità di Isola di Capo Rizzuto

Di Angela De Lorenzo* il . Calabria

Una mattinata calda e soleggiata di piena estate è ideale per raccogliere i frutti di un anno di lavoro per chi coltiva la terra. Martedì 28 giugno ad Isola Capo Rizzuto è stata la giornata ideale per raccogliere un frutto speciale, perché coltivato con una dose di coraggio e speranza in più rispetto al solito: si tratta del primo “grano della legalità”, coltivato sui terreni confiscati alla criminalità organizzata. La trebbiatrice è arrivata in località Cardinale di buon mattino ed ha iniziato a raccogliere quelle grosse spighe color oro, mentre i membri dell’Ats (Associazione temporanea di scopo costituita dalle diverse associazioni agricole del territorio per avviare le attività della nascente cooperativa sociale che gestirà i terreni) seguivano i lavori con orgoglio.

Un’azienda del luogo si è resa disponibile

Il processo di riappropriazione delle ricchezze sottratte alla criminalità organizzata da parte della collettività, dunque, continua in maniera spedita e a confermarlo ci sono diversi fattori: intanto – diversamente da quanto accaduto lo scorso anno, quando fu necessario raccogliere l’orzo che i vecchi proprietari avevano continuato a coltivare sui quei terreni nonostante fossero stati confiscati – non c’è stata alcuna difficoltà a reperire i mezzi necessari alla raccolta. Un’azienda agricola di Isola Capo Rizzuto, gestita da un giovane del posto, infatti, si è immediatamente resa disponibile a raccogliere il grano.

Ma non è tutto: sono ben 130 le domande di partecipazione al corso di formazione promosso da Libera Terra per i futuri gestori dei terreni, pervenute alla Prefettura, la maggior parte sono state inviate proprio da Isola Capo Rizzuto. Inoltre saranno proprio i panificatori del paese ad utilizzare per primi la farina prodotta con il grano raccolto a Cardinale. Il prossimo 6 luglio si svolgerà una manifestazione a cui prenderà parte anche il presidente e fondatore di Libera, don Luigi Ciotti, nel corso della quale sarà proposta ai cittadini la degustazione dei prodotti realizzati con il grano e l’orzo coltivati nei terreni confiscati di Isola Capo Rizzuto. La cittadinanza, insomma, inizia a dare segnali di partecipazione al processo di emancipazione culturale ed economica che sta investendo il territorio. Un’ondata di legalità che evidentemente sta seducendo i giovani, ai quali è offerta l’opportunità di un lavoro libero da ogni tipo di compiacenza e connivenza con il potere mafioso, onesto e retribuito degnamente.

Secondo il primo cittadino di Isola Capo Rizzuto, Carolina Girasole, giunta in mattinata a Cardinale per assistere alla raccolta del grano, tuttavia, la strada da percorrere è ancora lunga: «Quella di oggi – ha detto – è solo una tappa, non un traguardo che è la costituzione della cooperativa. Per ora, tuttavia, Isola è solo in parte partecipe di questo processo: ancora, purtroppo, non c’è la consapevolezza completa da parte del territorio. Penso che sarà così fin quando non sarà costituita la cooperativa e i cittadini non gestiranno direttamente questi terreni rivestendo un ruolo di protagonisti. In un anno un grande percorso è stato compiuto – ha sostenuto – ma purtroppo ha remato contro il fatto che c’era grande attesa da parte delle associazioni del territorio di gestire questi terreni. Ciò ha fatto sì che una parte della popolazione alzasse una barriera di difesa contro quelli che sono stati fatti vedere come dei conquistatori chiamati a gestire dall’esterno i terreni confiscati. In realtà stiamo dimostrando che non è così, i ragazzi che hanno partecipato al bando per la formazione sono per lo più di Isola. Loro avranno la possibilità di far parte della cooperativa, saranno i primi e soli protagonisti della cooperativa. Non succederà quello che qualcuno vuol far credere, i ragazzi del paese avranno la possibilità, partecipando ad un bando pubblico, di poter far parte di questo processo».

Sulla stessa linea Davide Pati della direzione nazionale di Libera: «I 130 giovani che hanno fatto domanda di formazione – ha detto – hanno dimostrato di volere investire le loro competenze e professionalità in questa terra bellissima, che deve essere restituita al protagonismo e al coraggio della gente di questo posto, perché questo progetto non ha bisogno solo delle forze di polizia e della magistratura e neppure di Libera, che è solo un coordinamento di associazioni che vuole aiutare a riscattarsi una comunità di persone, molto spesso intrappolata in forme di paura, rassegnazione ed indifferenza».

Una filiera virtuosa da incoraggiare

Orgoglioso anche il prefetto di Crotone, Vincenzo Panìco. «Oggi c’è da esprimere grande soddisfazione perché prosegue il cammino intrapreso nel 2008, ma che sostanzialmente dallo scorso anno ha visto concretizzarsi azioni partite con qualche difficoltà, come quelle incontrate per la mietitura dell’orzo. E’ seguita la raccolta dei finocchi, ma il passo decisivo – ha ricordato – è stato il protocollo sottoscritto proprio qui con il ministro dell’Interno Maroni, quando abbiamo assunto l’impegno di promuovere un corso di formazione per i futuri gestori di questi circa 100 ettari di terreno; la semina dell’Ats è stato un altro passo importante. Oggi vedere raccogliere questo grano che andrà in una filiera virtuosa dimostra quanto sia importante, attraverso la legalità, far fruttare i beni confiscati e realizzare il riuso a fini sociali. La raccolta del grano – ha aggiunto – è il segno concreto che il percorso di legalità in questa terra si può fare». Incoraggiante anche il messaggio del questore di Crotone, Giuseppe Gammino: «Un’ulteriore prova – ha detto Gammino – che lo Stato c’è. Isola Capo Rizzuto è alla nostra attenzione perché questi terreni rappresentino un futuro per i giovani che vivono qui. Questo territorio ce la può fare, sta dando dimostrazioni di funzionalità ed attenzione che altrove non ci sono state. Sono i fatti che mi portano ad essere ottimista. Bisogna continuare e non abbandonare il campo, essere attenti come forze dell’ordine per permettere a chi vuole legalità di fare legalità e di farlo in modo produttivo. Il timore dei giovani che dovranno lavorare qui – ha aggiunto – è legittimo, però questa paura va vinta perché siamo tutti insieme, le forze dell’ordine staranno al fianco dei giovani di questo territorio».

*da Il Crotonese

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