Strategia della tensione, massoneria, servizi segreti, mafie. Bombe e sangue hanno attraversato la storia della Repubblica, con l’obiettivo di minare le fondamenta della democrazia. Dall’eccidio di Portella della Ginestra del 1948 alle stragi di Brescia, Bologna, Ustica per arrivare alle bombe del 1992 e del 1993. Una lunga lista di morti che aspettano, ancora oggi, verità e giustizia. Se ne parla oggi a Riccione nel corso delPremio giornalistico televisivo Ilaria Alpi.L’incontro di questa mattina su “Strategia della tensione e impunità delle stragi” ha visto protagonisti Manlio Milani, presidente dell’Associazione delle vittime della strage di Brescia, Daniele Biacchessi, giornalista e autore teatrale, Silvia Guarneri, avvocato di parte civile nell’ultimo processo sulla Strage di Piazza della Loggia.
A coordinare il dibattito Roberto Scardova, giornalista Rai.Un colloquio lungo e fitto che dal lontano 1974 è arrivato fino alla più stretta attualità. Il 1974, l’anno della bomba a Brescia, era anche l’anno in cui Licio Gelli stava completando il Piano di Rinascita Democratica, il fondamento della loggia massonica P2. “A quel progetto – ricorda Scardova – lavorava già da allora Luigi Bisignani, arrestato ieri con l’accusa di usare informazioni in suo possesso per speculazioni politiche e finanziare”. Dalla P2 alla P4, la loggia massonica su cui sta indagando la Procura di Napoli, i protagonisti sono sempre gli stessi. Con diverse funzioni, ma con lo stesso obiettivo di condizionare e imbrigliare la democrazia nel nostro Paese.“In tutte le stragi – sottolinea Biacchessi – troviamo una mano diversa ma uguale”, che coinvolge direttamente i servizi di sicurezza italiani. Non deviati, ma integrati nel progetto di indebolimento delle istituzioni democratiche. Pronti a proteggere latitanze, costruire depistaggi e fabbricare falsi dossier.
Dal 1948 fino ai giorni nostri.“C’è un meccanismo evidente – aggiunge Manlio Milani – all’interno dello Stato c’è chi ha agito contro la ricerca della verità per tutelare interessi di altra natura”. Rompere l’opacità che nasconde ancora oggi le verità sulle stragi serve anche per tutelare la democrazia in Italia. La battaglia per rendere veramente effettiva la legge sui limiti temporali al segreto di Stato, oppure la garanzia dell’accessibilità degli archivi, pubblici e privati, è importante e giusta. Un lavoro di memoria per un Paese che di memoria non ne ha mai avuta tanta.Oggi pomeriggio il dibattito continua con il convegno nazionale della Rete degli archivi per non dimenticare, con gli interventi di Ilaria Moroni, Agnese Moro, Lorenzo Frigerio. Alle 21.00 tavola rotonda con Mariangela Gritta Grainer, Santo Della Volpe, Antonio Ingroia e Sergio Materia.