Roberto, solo grazie!!
Quando se ne va una persona stimata e cara, una persona amata – per quanto la sua scomparsa sia annunciata da una lunga malattia – lascia in noi un vuoto indescrivibile, un’assenza indicibile che nessuna parola, nessun gesto, per quanto pensato o rielaborato nel tempo che ci ha portato alla definitiva separazione, potranno mai sperare di riempire.
Ecco perché davanti alla morte di Roberto, gli unici sentimenti che coviamo dentro sono il dolore sordo e la rabbia muta per non essere riusciti a dire tutto quello che volevamo dirgli, per non potere più fare insieme tutto quello che avevamo ragionato, per avere perso un sincero amico, un vero leader, un uomo autentico, di quelli che donano dignità al genere umano.
E insieme a questi sentimenti, proviamo un’assoluta inadeguatezza nel continuare quello che lui ci ha insegnato e per il quale ha combattuto sino alla fine. Forse non siamo ancora pronti per capire davvero il senso di questa avventura umana e professionale che, ne siamo certi però, resterà sicuramente tra le pagine più belle della nostra vita. Ciascuno di noi – la sua ultima redazione, quella di Libera Informazione – avrebbe voluto conoscerlo prima, avrebbe voluto avere più tempo per progettare e lavorare in comune, per stare insieme e per realizzare gli obiettivi che ci eravamo posti. E ora che questo tempo è volato via, svanito come una bolla di sapone, ci guardiamo smarriti, consapevoli di essere rimasti senza guida. Tanti altri oggi ricordano Roberto per l’eccellente ruolo svolto in RAI, per l’impegno professionale mai disgiunto dalla passione politica e civile, per le battaglie svolte negli organismi associativi e sindacali del mondo giornalistico, per il suo essere intellettuale e uomo di cultura dentro le vicende del suo tempo e mai ripiegato sul suo sapere. Quindi non possiamo aggiungere altro a quanto ci raccontano coloro che lo hanno avuto come direttore, collega, compagno. Possiamo soltanto ascoltare.
Un unico episodio risalente alla carriera in RAI ci sentiamo di ricordare, perché è in stretto collegamento con quanto Roberto ha poi vissuto con noi di Libera Informazione: ci riferiamo alla decisione coraggiosa di mandare in onda su Rainews 24 l’ultima intervista a Paolo Borsellino. L’unico direttore di una testata giornalistica del servizio pubblico che scelse di dare parola al magistrato ucciso dalla mafia fu Roberto, quando altri invece pensarono ad equilibri politici, poltrone e carriere, temendo le ripercussioni legate alle scomode parole del giudice. Una delle sue decisioni più difficili come direttore di una testata RAI. La prima decisione presa come direttore di Libera Informazione.
A noi quindi tocca solo ricordare il lavoro svolto in questi ultimi anni con Roberto per spiegare come una persona, impegnata in una battaglia corpo a corpo con la malattia, che avrebbe giustamente potuto godersi il tempo della sua meritata pensione con gli affetti familiari, si sia speso invece fino all’ultima stilla vitale per una nuova stagione di impegno giornalistico e civile. Roberto ha accettato l’invito di Don Luigi, di Libera a dare vita ad un osservatorio giornalistico che sapesse documentare le tante vicende di mafia, ma che soprattutto fosse in grado di raccontare quelle buone notizie, che provengono dal fronte quotidiano della battaglia contro le mafie e offrono una speranza di cambiamento per il nostro Paese. Raccontare il positivo – un bell’incontro con gli studenti, una nuova cooperativa che gestisce beni confiscati alle mafie, la verità finalmente raggiunta per una vittima o per una delle tanti stragi che hanno insanguinato l’Italia – e non solo il negativo rappresentato dagli omicidi e dagli affari di mafiosi, corrotti e infedeli servitori dello Stato.
Nello spazio di questi anni, dal momento in cui è partita la Fondazione Libera Informazione – voluta da Libera e nata dalla prima edizione di Contromafie, gli stati generali dell’antimafia, nel novembre 2006 – si è avviato uno straordinario percorso di impegno civile e giornalistico che solo la fervida mente di Roberto ha avuto la capacità di pensare, indirizzare e governare. Un ricco elenco di attività e percorsi che ci hanno visti impegnati insieme a lui, insieme a Roberto.
Il portale della fondazione che nel corso degli anni è diventato un punto di riferimento per la vasta rete antimafia, dove sono confluiti i contributi giornalistici e di approfondimento da ogni parte del Paese. Un portale luogo di incontro per professionisti e giovani alle prime armi. I seminari con i giornalisti e gli operatori dei media – prima al sud e poi, gradualmente, con puntate anche nel centro e nel nord del paese – che sono stati i momenti fondamentali grazie ai quali Libera Informazione ha attivato la sua rete di collaboratori, tutti volontari e per lo più giovani: proprio questo vorremmo ricordare, la particolare attenzione rivolta ai colleghi giovani, dai quali, in queste ore, stiamo ricevendo tanti messaggi di cordoglio e di partecipazione. Una scommessa vinta da Roberto è stata proprio la valorizzazione di risorse umane e professionali, fuori dai circuiti tradizionali dell’informazione: un’attenzione costante a ragazze e ragazzi all’inizio della loro carriera da parte di un vero professionista, mai geloso delle sue fonti o preoccupato di dare spazio a potenziali concorrenti.
Gli approfondimenti tematici e i dossier giornalistici, alcuni dei quali, a fatica, abbiamo pubblicato per documentare l’avanzata delle mafie nel Lazio e in Lombardia o i legami tra mafia e corruzione.
I percorsi di formazione, informazione e animazione del territorio, avviati con alcune regioni del nostro paese: Lazio, Umbria ed Emilia Romagna. Tante iniziative locali con un respiro capace di varcare gli angusti confini regionali.
Gli appuntamenti nazionali della rete di Libera e di altri soggetti associativi: Articolo 21, Tavola della Pace, Carovana antimafie, Gruppo Abele, Premio Alpi, Rete degli Archivi per non dimenticare, Ossigeno, Premio Rostagno. E ancora Libera Radio e Cinemovel con la carovana di Libero Cinema in Libera Terra, con la volontà di usare altri mezzi di comunicazione per raccontare e documentare l’impegno civile contro le mafie e per la democrazia.
E, infine, l’ultimo percorso avviato, quello a cui Roberto teneva particolarmente, insieme a FNSI, associazioni e ordini nazionali e regionali dei giornalisti, l’Unione Cronisti Italiani, Libera, Articolo 21, l’Osservatorio Ossigeno, Open Society Foundations, con la consulenza di studi legali da tempo impegnati in questa direzione, per offrire consulenza e forme di assistenza legale ai giornalisti e ai freelance minacciati di diffamazione. E tanto altro che sicuramente in questo momento difficile stiamo dimenticando.
Fin qui il lavoro svolto con lui e che spiega, solo in parte, perché Roberto abbia scelto di battersi contro la malattia, contemporaneamente battendosi per una buona causa: l’affermazione del dettato costituzionale e la sconfitta dei poteri occulti e criminali. Quello che non si troverà negli articoli o agli atti della Fondazione è invece custodito nei nostri cuori e lo conserveremo gelosamente per gli anni a venire: è il frutto del confronto quotidiano con un maestro del giornalismo, è il prodotto della singolare alchimia che si crea quando delle persone decidono di spendersi insieme per un obiettivo comune.
Tutto ciò con non poche difficoltà, considerata la difficile congiuntura economica che penalizza l’editoria nel suo complesso e da cui non va esente Libera Informazione – alcuni dei tuoi crucci, Roberto, erano l’impossibilità di allargare la redazione, per mancanza di fondi, o le difficoltà economiche vissute recentemente – e visti anche gli argomenti delicati e spinosi con i quali ci dobbiamo confrontare quotidianamente.
Raccontare e documentare l’avanzata delle cosche, scrivere di processi e di operazioni antimafia, promuovere dibattito e consapevolezza in un Paese, dove spesso gli ultimi sono orfani dei minimi diritti riconosciuti ad ogni essere umano. Tutte operazioni difficili di per sé, ma ancora di più in questa nostra Italia, in questo determinante frangente storico. Tra i tanti messaggi che con Roberto ci scambiavamo ne abbiamo trovato uno in queste ore; riassume la tensione positiva e la complicità autentica che si era instaurata tra il direttore e la sua squadra, in vista di obiettivi che andavano oltre le nostre stesse persone: “L’impresa a cui stiamo dedicando tanto della nostra vita, caro Lorenzo, è superiore a ogni altra questione, purché tutto sia condotto con rispetto, dignità e fiducia reciproca. Lo faremo spalla a spalla, come sempre e guardando “in avanti”, secondo quella mia antica visione da “studi regolari” che ormai conosci bene e che, in modo più prosaico e meno colto, i biliardisti riassumono nel detto “calma e gesso”. Conto su di te, con stima e amicizia”.
Ci mancherà questo dialogo continuo con lui – con te, Roberto – fatto di sguardi d’intesa o di lunghe telefonate o di scambi via e-mail. Ci mancheranno le riunioni di redazione, anche quelle che facevamo via skype per colmare la distanza tra di noi. Una delle ultime, in particolare, ha rappresentato uno dei momenti di crescita professionale e civile più importante per tutti, con quel dibattito che abbiamo fatto a carte scoperte delle nostre conoscenze sulla famigerata “trattativa” tra Stato e mafia: merce rara per una redazione giornalistica, dove le gelosie e le carriere impediscono il confronto.
Ci mancheranno quei rari ma intensi momenti conviviali, vissuti a casa tua o a Savignano o in altre parti d’Italia al seguito di Libera, dove la nostra squadra si allargava alla cara Mara, tua e nostra preziosa compagna di strada in quest’avventura, e tu ci raccontavi aneddoti ed episodi della tua lunga carriera. E le trasferte – Bari, Napoli, Bologna e le altre città – dove i momenti liberi sono stati l’occasione per un incontro umano con te, mai banale, mai scontato. Potevi guardarci dall’alto al basso, Roberto, e ne avresti avuto tutti i motivi e, invece, ti sei messo in gioco, non ci hai fatto mai pesare la tua carriera, la tua professionalità, la tua conoscenza della storia del Paese, quella nota e quella segreta. Era il tuo modo di fare squadra.
Squadra. Uno dei termini che più ti piacevano e che usavi tanto da influenzare tutti noi nel linguaggio. Altre parole ci resteranno come tuo lascito originale ma con la coloritura che solo tu sapevi dare loro: “collaborazione”, “passione”, “percorso”, “confronto”, “nodo politico”. E anche gli aggettivi: “eccellente”, “lucido”, “tosto”. Sono ormai diventati nostri come alcune altre tue espressioni: “al lavoro e alla lotta!” oppure “fai quel devi, accada ciò che può”.
Ecco Roberto, questo hai fatto con noi, questo ora siamo noi, grazie a te. Ci hai sempre invitato a guardare avanti con ottimismo e a non piangerci addosso. Cercheremo di farlo, non sarà facile. Hai fatto tutto ciò in questi anni, dividendo il tuo tempo con la tua bella famiglia – abbiamo potuto solo conoscere Mara e Gaia e anche di questo ti siamo riconoscenti – e anche con noi, una seconda famiglia più ingombrante e incasinata, ma sempre pronta a scattare ad un tuo cenno. Lo hai fatto proprio quando la malattia ti stava consumando. E proprio le foto, che oggi accompagnano il nostro ultimo saluto, documentano il difficile percorso che stavi vivendo. Le abbiamo scelte, in accordo con la tua famiglia, non perché si volesse cancellare l’immagine di Roberto all’apice del suo impegno e successo in RAI, ma perché è come se queste foto ci restituissero la tua essenzialità. È come se la malattia avesse esaltato il tuo piglio da combattente mai domo e sempre pronto a battersi per la giusta causa. Questo è il nostro Roberto.
Quegli occhi vivi e lucidi, pronti a sottolineare un pensiero mai scontato, mai banale, sono forse il ricordo più bello che ci lasci. Quel viso corrucciato che ci invita a far funzionare le meningi alla ricerca della verità è il monito a non accontentarsi delle veline ufficiali. Quel sorriso, a volte aperto, a volte sornione, cui facevano da cornice i tuoi baffoni, resterà sempre con noi. Chiudo Roberto, anche perché non vorrei che poi tu mi dicessi che ho scritto troppo, come ogni tanto mi rimproveravi bonariamente. Lo faccio ancora una volta con le parole contenute in un tuo ultimo sms, che ancora conservo gelosamente: “Nonostante tutto, in alto i cuori. Marciamo insieme. Ci tengo molto”.
Cercheremo di farlo, è la nostra promessa.
Roberto, solo grazie!
* La tua redazione
Lorenzo, Norma, Gaetano, Giacomo
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