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A Roberto Morrione, amico dei giornalisti di strada

Di Gaetano Alessi* il . Roberto

Non ho mai capito perché ci stimassi così tanto. Tu maestro della
parola scritta e del giornalismo televisivo e noi così piccoli,
giornale di frontiera scritto più con rabbia e amore che con regole
giornalistiche. Eppure ci seguivi, attento, dietro a quel tuo sorriso
carico di forza. “Come va AdEst?” mi chiedevi ad ogni occasione,
facendoci sentire parte di una famiglia ben più ampia del nostro
piccolo “nido di ragno” siciliano.

Non sono un giornalista, non
voglio esserlo. Detesto una categoria venduta, che spesso si trasforma
in “casta”, che scodinzola al potere ed al potente, (di qualunque
colore sia) che si chiude dentro un “ordine” che difende se stesso e
manda al massacro i free lance sul campo. Detesto questa gente che
parla di “libertà” ma libera non è.

Ma stare dieci minuti con
Roberto mi trasmetteva la forza di continuare ad amare il giornalismo,
quella professione che si trasforma in missione con la sua carica
esplosiva ed eretica di scontro col potere.

Ma essere eretici
costa e Roberto lo sapeva benissimo. Un giorno ad Acquasparta denunciai
l’abbandono delle testate locali, il nostro essere soli contro i
mafiosi ed i corrotti, la nostra voglia di mollare. Roberto era in
sala, mi mandò a chiamare e disse: “Sai, capisco che non vuoi più
scrivere ma sarebbe bello che raccontaste la vostra lotta contro
Cuffaro”. Nasce così il pezzo “Il potente ed i ragazzi”. Grazie allo
stimolo di Roberto la storia del nostro gruppo è diventata patrimonio
collettivo di un intero paese, grazie a lui è cominciato quel percorso
virtuoso di amicizie, fratellanze e solidarietà che ci hanno portato a
vincere il “Premio Fava”.

Ed è sua la voce che recita, dentro
una fantastica piazza romana che reclama libertà di espressione e di
stampa, la nostra lettera di ribellione a Berlusconi. Ancora una volta
Roberto Morrione diventa una parte di noi.

Frase fatta vorrebbe
che scrivessi che “sei ancora con noi” ma non è vero. Mi mancherai
Roberto, mi mancherà uno dei pochi fari che nel mio incedere corsaro
m’indicava una via. Mi mancheranno i tuoi stimoli, mi mancherà la
presenza di uno dei pochissimi uomini in questo pianeta a cui non volevo
dire di no. Mi mancherai perché sei stato l’ultimo a farmi scrivere
con lo “stomaco”, con la passione di chi si è giocato tutto ma non si è
mai sentito uno sconfitto. Perché stare dalla parte di chi perde non
vuol dire stare dalla parte sbagliata. E’ quel Sms del 22 gennaio
“abbiamo vinto”. Si Roberto “abbiamo vinto”, perché il “nostro”
giornalismo, come la vita, è un “noi” infinito.

Mi mancherai
Roberto, mi mancheranno i tuoi continui “sto bene”, i tuoi sorrisi ed i
tuoi occhi talmente brillanti da nascondere i segni della malattia.

Sapevo
che saresti andato via presto, ma per me sarebbe stato sempre “troppo
presto”. Vai via e perdo, nella mia rabbia mascherata da arroganza,
una delle persone da cui mi piaceva farmi indicare la strada. So che
mi prenderesti a calci nel leggere queste righe e da “Resistente”
quale sei sempre stato mi diresti “ è arrivato il momento di camminare
da soli”. Spero che le mie gambe siano solide come le tue Roberto. Ma
la strada, stai certo, sarà quella che ci hai indicato.

* Ad Est – Altra Informazione

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