Processo Rostagno, in aula un ispettore della Digos e due testimoni dell’epoca
Sta diventando oramai la costante del dibattimento davanti la Corte di Assise di Trapani. Non manca udienza nella quale non emergano circostanze anomale. Vicende che – non correttamente trattate nella fase investigativa – hanno finito con il creare equivoci. Anche gravi. Siamo giunti alla decima udienza del processo in corso a Trapani contro il killer e il mandante (rispettivamente Vito Mazzara e Vincenzo Virga) dell’omicidio del sociologo- giornalista, Mauro Rostagno, avvenuto a Trapani il 26 settembre del 1988.
La diretta dal Tribunale
In questo momento dopo l’intervento del difensore di parte civile avv. Carmelo Miceli, il pm Gaetano Paci sta producendo gli originali dei registri di presenza all’interno della comunità Saman all’epoca del delitto di Mauro Rostagno. L’indagine “Codice Rosso” quella che nel 1996 puntò l’accusa contro la cosidetta pista interna alla comunità indicò alcuni degli indagati in quel troncone d’inchiesta come presenti nei giorni del delitto all’interno della Saman. La Digos presentò agli atti una trascrizione informatica dell’elenco delle presenze, e dopo l’intervento dell’avv. Miceli, si è fatto notare che vi sono enormi discarise tra il registro scritto in maniera elettronica, e quello trascritto a mano. Il secondo, peraltro è fotocopia del registro originale, Chicca Roveri, presente in aula, non ha riconosciuto come proprio quello trascritto elettronicamente, era lei che si prendeva cura del registro delle presenze e l’unico documento corretto in tal senso è quello vergato a mano. Che non corrisponde però con l’altro che sarebbe stato usato durante le indagini. Il pm Paci ha prodotto la fotocopia del registro delle presenze, la Corte, presidente Angelo Pellino, ha chiesto al pm di provvedere per quanto possibile a recuperare il registro originale. Richiesta fatta anche dalle difese degli imputati, Vito Mazzara e Vincenzo Virga. Adesso sta deponento l’ispettore della Digos Pietro Amodeo.
Depone l’ispettore della Digos, Pietro Amodeo
L’ispettore Amodeo ha svolto accertamenti a proposito della presenza di Francesco Cardella, l’ex guru della Saman, il giorno 26 settembre del 1988 all’interno della comunità. Amodeo ha detto di avere accertato che lo stesso quel giorno si trovava a Milano e di essere arrivato a Trapani dopo il delitto. La Digos accertò che lui arrivò con un volo Alitalia a Palermo. L’ispettore però visionando la documentazione non è riuscito a dire a che ora Cardella partì da quel giorno da Milano. Sullo stesso volo c’era l’on. Bartolo Pellegrino. Ma anche in questo caso, sebbene avendo a portata di mano la documentazione, l’ispettore non è riuscito a essere preciso sugli orari di partenza del volo da Milano. L’ipotesi circolata negli anni è quella che Cardella si sarebbe presentato in aeroporto quando ancora Rostagno non era stato ucciso, ma Pellegrino sentito avrebbe dichiarato che Cardella era presente in aeroporto come se già sapeva che Rostagno era stato ucciso.
Un giallo rimasto tale e mai chiarito
Il pm Del Bene che sta conducendo l’esame sta provando a fare emergere quando Cardella comprò il biglietto: “Lo comprò quel giorno dopo avere ricevuto la telefonata sulla uccisione di Rostagno”. Un volo Milano – Palermo però, rimasto senza ora. Del Bene prosegue domandando gli accertamenti della Digos a proposito dell’utilizzo della base aerea di Kinisia, un aeroporto militare ufficialmente chiuso, sotto la gestione della base militare di Birgi. Kinisia è inattivo dalla fine degli anni ’50 (ora è diventata sede della tendopoli per i clandestini, trasformato in centro di identificazione espulsione). La Digos accertò che Kinisia fu utilizzata tra maggio e giugno del 1988 per una operazione militare, “abbiamo acquisito delle immagini realizzate in quella occasione da una tv privata trapanese”. “L’esercitazione ci venne confermata anche dal Ministero”. “Una pista in disuso abbastanza efficiente”. Su quella pista Rostagno avrebbe seguito di nascosto l’atterraggio notturno di un misterioso aereo dal quale venivano scaricati armi. “Su quella pista ha detto Amodeo potevano atterrare aerei super leggeri”. Ma le prove di quella scoperta fatta da Rostagno non ci sono, restano sullo sfondo del delitto come possibile movente. Un movente però che venne preso in considerazione solo dopo, per l’operazione “Codice Rosso” la Digos puntò alle “vendette” interne alla Saman, anche se in ultimo il ruolo ambiguo di Cardella fece pensare che lui poteva avere conoscenza di quella scoperta fatta da Rostagno e per una ragione qualsiasi si sarebbe infastidito per questa cosa. Ma sono solo ipotesi e nient’altro. Amodeo ricorda che la Digos ascoltò dei testi che raccontarono della scoperta fatta da Rostagno mentre in quel luogo era appartato con una donna. In una precedente udienza si era detto che quella donna sarebbe stata la compagna di un generale, Angelo Chizzoni.
“Rostagno ci dissero i testi, Sergio Di Cori, e un’altra che non ricordo il nome (Alessandra Faconti, ndr) aveva ripreso quell’atterraggio notturno e avrebbe fatto vedere la cassetta a Cardella”. Amodeo ha proseguito ricordando che il teste Francesco Elmo, faccendiere dei servizi segreti, avrebbe confermato l’esistenza di un segreto traffico di armi fatto sulla pista di Kinisia. Secondo altre indagini, questo traffico sarebbe stato compiuto con le copertura istituzionali dei servizi segreti, un traffico nel quale la mafia avrebbe avuto un ruolo . Il pm Paci torna a chiedere degli accertamenti sulla partenza da Milano di Cardella. Amodeo insiste nel dire che Cardella partì da Milano dopo essere stato avvertito della uccisione di Rostagno. E di avere accertato che in effetti da Saman di Lenzi partì la telefonata che avvertiva Cardella del delitto. Altra circostanza balzata come anomala è quella che per la prima volta Cardella si era allontanato da Lenzi per raggungere l’aeroporto di Palermo, per partire verso Milano, con la sua Bentley, che di solito restava nel parcheggio della Comunità. Stavolta nei giorni antecedenti il delitto Cardella lasciò Lenzi portando via la sua auto per arrivare a Palermo. Fatto che – secondo alcuni – confermerebbe una conoscenza di Cardella circa quello che di grave rispetto alla sua partenza per Milano da lì a poco sarebbe accaduto a Lenzi. Ma sono sospetti. Niente di più.
Visionando gli atti Amodeo riesce a dire che fu Maria Cannizzaro a ricevere a Milano, nella sede di Saman, di via Plinio, la telefonata partita da Lenzi, da parte di Andrea Grandi che cercava Cardella per dirgli del delitto, la Cannizzaro passò così la telefonata a Cardella. Fatti che però non riescono ad avere una precisa collocazione temporale. “Tutto quello che noi dovevamo fare sugli spostamenti di Cardella quella sera – sta dicendo Amodeo – lo abbiamo fatto, abbiamo sentito molti testi e inserito il risultato dentro il rapporto”. Accertamenti svolti tra il 1995 e il 1996, otto anni dopo il delitto. L’avv. Lanfranca chiede notizie sulla veridicità di un incontro tra Rostagno e il giudice Falcone.”Ce ne parlò Alessandra Faconti, abbiamo svolto accertamenti e sentimmo gli agenti di scorta di Falcone e qualcuno di questi ricordò quell’uomo vestito di bianco che accompagnato da una donna incontrò Falcone. L’incontro avvenne nel 1988″. L’avv. Lanfranca chiede se è stata mai cercata la misteriosa cassetta dove sareebbero registrate le immagini realizzate da Rostagno a Kinisia. Le ricerche sono state fatte a Rtc e presso la residenza “Gabbiano” di Lenzi, dove fu scoperta una cassaforte, “trovammo solo carte niente cassette”.
Continuando a rispondere alle domande dell’avv. Lanfranca, Amodeo
riferisce che a Saman furono trovate delle cassette di filmati, ma erano
relativi a movimenti di Cardella, erano cassette personali di Cardella,
ripreso in momenti di svago. Tocca all’vv. di parte civile, Carmelo
Miceli. Chiede come furono individuati i presunti autori del delitto.
Amodeo ripete di avere sentito tantissime persone e che quell’indagine
sul delitto prendeva spunto da un’altra inchiesta del 1994, su una mala
gestione della Comunità Saman. Su questo tema esiste un comunicato
stampa della Procura che escludeva collegamenti tra quella indagine e il
delitto Rostagno. Circostanza sconosciuta da Amodeo, l’avv. Miceli, in
possesso del documento, si è riservato di produrlo. Il ricordo di Amodeo
sul delitto resta molto flebile, gli atti sono stati mandati tutti a
Palermo e quindi oggi non potendo visionarli non può avere un ricordo
nitido. Amodeo si limita a dire che in effetti fu scoperta l’esistenza
di una lite tra Cardella e Rostagno.
Il processo registra una fase di
scontro verbale tra le parti a proposito di alcune domande poste dalla
parte civile. Tutto dipende comunque molto dai “non ricordo” opposti dal
teste. L’avv. Salvatore Galluffo (difesa di Mazzara) torna a chiedere
notizie sull’ora di partenza di Cardella dall’aeroporto di Milano.
Amodeo risponde dicendo che per quel che ricorda Cardella avuta la
notizia del delitto risulta essere giunto in aeroporto senza biglietto
aereo che acquistò in aeroporto a Milano. Dalle sommarie informazioni la
telefonata a Cardella fu fatta da Andrea Grandi a Milano dopo le 20.
L’avv. Ingrassia porta Amodeo a indicare i sospettati del delitto
Rostagno inseriti nel rapporto della Digos “Codice Rosso”. Tutti soggetti
– precisa Amodeo – appartenenti alla Saman.
Adesso la domanda è sulla
gestione economica della Finanza e sui contrasti nel merito sorti tra
Cardella e Rostagno. Introiti notevoli quelli gestiti da Cardella,
nell’ordine di miliardi di lire, tanti soldi, precisa Amodeo, che
Cardella era in grado a fine di prestare soldi ad una Banca di Milano,
la Cesare Ponti, per pareggiare i conti di bilancio. I soggetti indagati
precisa Amodeo in passato avevano avuto contrasti con Rostagno. L’avv.
Ingrassia prosegue: i soggetti indagati in “Codice Rosso” furono
riconosciuti in fotografia? Si risponde Amodeo da Fonte Silvana e la
sorella, testi nel processo proprio oggi.
La difesa parla di “Codice Rosso”, i pm ricordano l’annullamento
Le difese degli imputati avvocati Vito e Salvatore Galluffo, e Giuseppe Ingrassia, hanno fatto una serie di domande a proposito dell’operazione “Codice Rosso” sulla cosidetta pista interna per il delitto Rostagno, hanno molto insistito sui riconoscimenti fotografici fatti da alcuni testi circa le persone che si trovavvano su di un’auto che inseguiva l’auto guidata da Rostagno. Questi sono stati individuati come appartenenti alla comunità Saman, in parte finiti citati nella misura cautelare dell’operazione Codice Rosso. Le domande finali del pm Del Bene però hanno fatto evidenziare che quella indagine dfapprima fu contestata dal Tribunale del Riesame e successivamente annullata e archiviata, non essendo emersi elementi di colpevolezza. Il pm Del Bene produce una serie di documenti a proposito dei biglietti aerei di Cardella, e documentazione redatta da Rostagno nell’ambito dell’attività giornalistica, anche una sorta di dossier sul caso Impastato. L’avv. Galluffo chiede di acquisire la misura cautelare di “Codice Rosso” corredata dai pronunciamenti del Tribunale del Riesame e dell’archiviazione decisa dal gip, considerato, fa rilevare il difensore, che durante l’udienza si è molto parlato di questo provvedimento.
(continua)
* La cronaca è realizzata in diretta dall’aula del Tribunale di Trapani dal giornalista, Rino Giacalone ed è soggetta a continui aggiornamenti
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