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Berlino, è polemica sulla mostra organizzata dal Museo di Casoria

Di Gaetano Liardo il . Campania, Internazionale

La mostra fotografica sui latitanti della camorra, organizzata dal Museo di Arte Contemporanea (Cam) di Casoria, fa scoppiare la polemica in Italia. A Berlino, dal 13 maggio a 3 giugno prossimi, il Cam sta organizzando una mostra in collaborazione con il Goethe Institut. Un rapporto nato dopo la richiesta del direttore del Cam, avanzata ad Angela Merkel, di “adottare” il museo che rischia di chiudere per mancanza di fondi. Un richiesta che ha destato l’interesse della Germania, e che ha innescato una fitta rete di scambi culturali italo-tedeschi, proprio sul tema delle mafie. Un ciclo di convegni a Roma organizzato dal Goethe Institut dal titolo “La responsabilità degli eroi: combattere la mafia”, e una serie di mostre in Germania. Come quella, appunto, organizzata a Berlino.

La notizia della mostra, pubblicata ieri da La Repubblica, tuttavia ha provocato una forte presa di posizione da parte del Pdl. In un comunicato stampa l’onorevole Pini e il senatore Fantetti, a nome del Coordinamento Europa del Pdl hanno contestato l’iniziativa. «Se – si legge nella nota – il messaggio che si vuole dare alla popolazione tedesca è quello che tra gli Italiani che vivono con loro potrebbero esserci molti camorristi, allora noi non possiamo che criticare vivamente l’iniziativa e stigmatizzarne il supporto». Laura Garavini, capogruppo del Pd nella Commissione antimafia, parlamentare eletta in Germania, interviene nel dibattito. Non nascondendo la sua irritazione. «La reazione del Pdl è stata molto scomposta, è la stessa reazione avuta quando è nata in Germania Mafia Nein Danke». Ovvero l’associazione espressione della società civile tedesca, di cui la Garavini è una delle animatrici, nata come reazione alla strage di Duisburg del ferragosto del 2007. «La reazione – sottolinea la Garavini – è stata quella di dire Mafia Nein Danke metteve in cattiva luce la comunità italiana in Germania». L’importanza di questa esperienza, tuttavia: «E’ l’opposto esatto. Sei mesi dopo Duisburg alcuni dei nostri soci hanno denunciato reati di mafia. Le autorità tedesche hanno anche indicato l’associazione tra le buone prassi nel contrasto alle infiltrazioni mafiose».  

La mostra del Cam di Casoria è accusata di dare un’immagine negativa degli italiani in Germania. E’ veramente così?  

Si ha paura di una mostra culturale pensata come una provocazione, perchè è di una provocazione che si tratta. Con la mostra si vuol far capire che se non si presta attenzione ai latitanti, ad esempio, questi troveranno rifugio in Germania. Nella relazione del Bka (Bundeskriminalamt) si parla della Germania come di un paese dove i latitanti riescono a trovare rifugio.  

Dopo i fatti di Duisburg le autorità tedesche hanno iniziato a collaborare con quelle italiane, quali risultati sono emersi?  

«La collaborazione tra Italia e Germania, soprattutto dopo la strage di Duisburg, è positiva. Dal punto di vista della società civile basti pensare all’esperienza di Mafia Nein Danke. E’ aumentata, inoltre, la collaborazione tra le forze dell’ordine e la magistratura dei due paesi, come ad esempio nelle operazioni “Il Crimine” e “Il Crimine 2”. Anche dal punto di vista politico ci sono degli aspetti positivi. La socialdemocrazia tedesca, infatti, si è resa interprete del recepimento della decisione quadro europea che rende applicabili le sentenze di confisca dei beni nei paesi dell’Unione.

L’Italia, da questo punto di vista, ma non solo da questo, è inadempiente. Non è stata recepita la decisione quadro europea in merito alla confisca dei beni alle mafie. Inoltre il nostro Paese non ha istituito le squadre di investigazione comuni. C’è si una maggiore collaborazione tra le autorità dei due paesi, ma è limitata all’iniziativa di singoli esponenti. La lotta alle mafie è portata avanti dalle forze dell’ordine, dalla magistratura. Dal punto di vista politico, tuttavia, si prendono gli allori ma si ha paura di una manifestazione culturale come quella di Berlino.

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