Per un fisco più equo e solidale
Il risparmio è certamente un bene, che giustamente la Costituzione «incoraggia e tutela» (art. 47). È sicuramente un valore, soprattutto se lo intendiamo come saggia propensione a “non fare mai il passo più lungo della gamba”, tramandataci dai nostri nonni. È il contrario della propensione moderna ad acquistare beni senza avere le risorse per farlo. Molte persone si muovono in pubblico con automobili lussuose, ma poi confessano in privato che in realtà la vettura non è di loro proprietà, almeno fino a quando non avranno finito di pagare l’ultima rata.
Però il risparmio non può essere fine a se stesso. Dovrebbe essere soltanto una premessa per altri utilizzi, cioè acquisti e/o investimenti. Perché il risparmio in sostanza è un’accumulazione di risorse che prima o poi verranno spese o investite. Alla fine, a ben vedere, un sistema fiscale imperniato sulla deducibilità di tutte le spese non impedisce il risparmio, ma disincentiva la sua accumulazione senza limiti temporali. Certo, se si hanno risorse finanziarie, c’è una spinta ad investirle nel mercato e nella società. È il caso di ricordare che questo è esattamente quanto fanno le aziende e nessuno sostiene che ciò sia negativo, anzi.
Non solo: è quanto prescrive lo stesso art. 47 della Costituzione, nel «favorire l’accesso del risparmio popolare alla proprietà e all’investimento». Semmai si potrebbe affermare che chi accumula denaro senza reinvestirlo costituisca un problema sociale, poiché si tratterebbe di un’attività economica che rischia di porsi in contrasto con l’utilità sociale (art. 41 Costituzione). L’economita Keynes infatti sosteneva che l’eccesso di risparmio crea stagnazione e genera crisi economiche. A questo punto è necessario fare un riferimento alla tassazione degli interessi bancari e dei profitti relativi agli investimenti finanziari.
Perché i risparmi sul conto bancario vengono tassati al 27% e quelli investiti in titoli di stato o azioni sono tassati soltanto al 12,5%? E soprattutto perché chi ha evaso il fisco, portando illegalmente soldi all’estero, grazie allo scudo fiscale è stato tassato soltanto al 5%? I piccoli risparmiatori vengono tassati più del doppio degli investitori, che vengono tassati più del doppio degli evasori. Esattamente il contrario di quello che sarebbe giusto fare! In Italia abbiamo inventato la tassazione regressiva: più hai, meno paghi.
Il Governo ha recentemente introdotto per i redditi provenienti dall’affitto di immobili una tassazione separata e con aliquota unica proporzionale (19 o 21%). È una tassa in evidente contrasto con l’art. 53 della Costituzione. Anziché tassare in base al cumulo dei redditi (come avviene adesso), si passa ad una imposta che non è più basata sul criterio di progressività. Infatti non distingue nemmeno tra chi affitta un appartamento e chi ne affitta 10 o 100: pagheranno tutti la stessa aliquota! Una scelta che evidentemente favorisce i grandi possessori di immobili, cioè i più ricchi.
Ne consegue anche che, a parità di entrate fiscali, il mancato introito (la differenza tra quanto pagato adesso da chi è soggetto ad aliquote alte e la cedolare secca) dovrà essere recuperato con altre imposte, che presumibilmente riguarderanno tutti, cioè anche i più poveri. Quindi, in sintesi i più ricchi pagheranno di meno e i più poveri di più.
Si dice che questa misura sia stata presa per contrastare l’evasione fiscale, perché facendo pagare una tassa più bassa si incentiverebbe l’affitto legale rispetto all’affitto in nero. In realtà, se l’obiettivo fosse l’azzeramento degli affitti in nero, basterebbe introdurre la deduzione fiscale delle spese per affitti. Il costo della deduzione sarebbe compensato con le maggiori entrate fiscali perché tutti gli affitti sarebbero dichiarati (l’inquilino avrebbe tutto l’interesse di un affitto con contratto regolare e lo pretenderebbe). In questo modo lo stato non ci perderebbe, i più ricchi pagherebbero tutte le tasse e i più poveri (quelli che non posseggono una casa) pagherebbero meno tasse (grazie alla deduzione fiscale). E soprattutto ne guadagnerebbero la giustizia sociale e la legalità.
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