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Una legge antimafia per l’Emilia Romagna

Di Gaetano Liardo il . Emilia-Romagna

Le istituzioni scendono in campo contro i boss. Ieri a Bologna l’Assemblea Legislativa ha approvato la legge regionale per la prevenzione del crimine organizzato. Un passo importante che fa seguito ai numerosi allarmi lanciati da magistrati e forze dell’ordine. L’Emilia Romagna, è stato ripetuto più volte, non è terra di mafia, ma le organizzazioni criminali si sono radicate in tutta la regione. L’invito a mantenere alta la guardia, senza strumentalizzazioni, è stato accolto dalla Giunta che ha presentato la proposta di legge, votata ieri in larga maggioranza dall’Assemblea. Unici astenuti i consiglieri della Lega nord. La legge introduce degli elementi importanti sugli aspetti della prevenzione e della formazione.

L’obiettivo è quello di creare degli anticorpi sociali che facciano da freno alla pervasività delle mafie. Una presenza, in Emilia Romagna, subdola, sommersa, ma non per questo meno pericolosa. Simonetta Saliera, vice-presidente della Regione, in un recente convegno organizzato dall’Anm a Bologna, ha definito la legge: «Una borsa degli attrezzi a disposizione di chi voglia promuovere progetti di prevenzione e di contrasto». Prevenzione, quindi, ma anche formazione. Attenzione rivolta al mondo della scuola e dell’Università, promuovendo dibattiti e iniziative per: «Per rafforzare il senso della legalità e delle cittadinanza responsabile». La legge, inoltre, prevede corsi di formazione per i dipendenti pubblici, per la Polizia locale.

Interventi nell’ambito del recupero dei beni confiscati ai boss. Sono 33 i beni sottratti al crimine organizzato in Emilia Romagna, la maggior parte dei quali (12) nella provincia di Forlì – Cesena. La legge consentirà alla Regione di dare assistenza legale ai Comuni assegnatari di beni per velocizzare i tempi per il riutilizzo sociale, e di stanziare contributi per la ristrutturazione degli stessi beni. Tra gli altri provvedimenti previsti dalla normativa antimafia c’è la nascita dell’Osservatorio regionale sul crimine organizzato, aperto al mondo dell’associazionismo regionale. Inoltre, è di particolare importanza l’istituzione del 21 marzo come “Giornata regionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie e per la promozione della cittadinanza responsabile”. L’istituzionalizzazione della giornata promossa ogni anno da Libera e da Avviso Pubblico, associazioni che hanno contribuito alla stesura della legge, è significativa. Prima dell’Emilia Romagna anche il Piemonte, l’Umbria e la Lombardia avevano istituito il 21 marzo come giornata regionale, mentre in Parlamento un’azione di veti incrociati rende, di fatto, difficile l’istituzione della Giornata nazionale.

La legge, infine, prevede il sostegno alle vittime dei reati di mafia, e la possibilità per la Giunta di costituirsi in giudizio nei procedimenti penali. Un passo importante che si somma alle richieste, sempre più pressanti, affinchè anche in Emilia Romagna venga istituito un ufficio della Direzione investigativa antimafia. Prevenzione e contrasto, per impedire che i boss possano colonizzare l’intera regione.

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