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La libertà d’informazione non si preoccupa delle frontiere

di Roberto Natale* il . Progetti e iniziative

La libertà d’informazione non si preoccupa delle frontiere Dalla sorpresa ancora non ci siamo riavuti. Paesi interi, a poche decine di miglia dalle nostre coste, in tumulto per la richiesta di libertà. Un ambulante stanco di subir soprusi decide di darsi fuoco in Tunisia, e col suo corpo è tutto il Nord-Africa che si infiamma. Non l’avevano previsto gli analisti politici, non l’avevamo intuito noi giornalisti di qua dal mare. Scarsamente interessati a raccontare quei mondi “lontani”. Molto più preoccupati del presunto “tsunami umano” che secondo Berlusconi si sarebbe abbattuto sull’Italia che non di comprendere  il “Risorgimento dei popoli arabi” (secondo la bella definizione che ne ha dato Napolitano nei giorni in cui noi festeggiavamo i 150 anni di Unità). Poco attenti anche a capire il lavoro che l’informazione stava facendo in quelle zone, coltivando il terreno sul quale sarebbero fiorite le speranze di oggi.

La Fnsi, d’intesa con la Federazione Internazionale dei Giornalisti (Ifj), ha scelto di dedicare a questi colleghi la “Giornata mondiale della libertà di stampa” istituita dall’Onu nel 1993 e che ogni anno si celebra il 3 maggio. Non solo per concorrere a  colmare un ritardo di conoscenza che affligge tutto l’Occidente, ma anche per sentire dalla voce dei diretti protagonisti quale esaltante contributo sia venuto dall’informazione ai sommovimenti che già hanno fatto cadere dittatori e altri ne stanno scuotendo. La cronaca di queste settimane dal Nord-Africa e dal Medio Oriente è una iniezione di fiducia sul ruolo del giornalismo e sul nesso strettissimo che esso può avere con la vitalità dell’opinione pubblica. Ed è anche un invito – rivolto a noi dell’informazione professionale – a considerare i nuovi mezzi di comunicazione, i siti, i social network, molto prima che come un problema per i cosiddetti “business model” delle nostre aziende, come una gigantesca possibilità di liberazione, come un potentissimo antidoto ai bavagli imposti dai regimi.

Perciò la mattina del 3 maggio saranno nella sede della Fnsi, a Roma  in corso Vittorio Emanuele a partire dalle 10, la giornalista egiziana Sahar Ramadan, i tunisini  Nabila Zayati, Faouzi Ezzeddine e Sofien Rejeb, l’algerino Mourad Slimani e il collega libico Farid Adly. Con loro uno studioso dell’Università di Bologna, il professor Augusto Valeriani, e  i giornalisti  italiani Mimmo Càndito (La Stampa), Duilio Giammaria (Tg1), Antonio Ferrari (Il Corriere della Sera) e Vincenzo Nigro (La Repubblica), inviati in queste settimane nei luoghi delle ribellioni e delle repressioni.

Continueremo il pomeriggio del 4, sempre nella sede del sindacato unitario dei giornalisti: alle 17 verrà presentato il libro dedicato al “Caos arabo” , che presenta tra l’altro inchieste realizzate da giornalisti arabi in condizioni di estrema difficoltà. Il volume è curato da Riccardo Cristiano, che ne discuterà con Corradino Mineo (Rainews 24), Erfan Rashid (Agi) e Lorenzo Trombetta (Ansa Beirut).
Sentiremo storie di un’informazione fatta talvolta a rischio della vita. Storie che non dovrebbero suonare stupefacenti, in un Paese come il nostro che ha il record, tra gli Stati dell’Europa occidentale, di giornalisti ammazzati “soltanto” per aver voluto fare i giornalisti. Come Cosimo Cristina, ucciso a Termini Imerese nel 1960, 25enne corrispondente dell’Ora che scriveva troppo di mafia. La sua storia sarà al centro del recital promosso da “Ossigeno per l’Informazione” che la sera del 2 maggio, alle 21, sarà messo in scena a Roma, nella Biblioteca Nazionale Centrale di Castro Pretorio. Apriremo con il suo ricordo le iniziative del sindacato italiano per la Giornata mondiale. La libertà d’informazione non si preoccupa delle frontiere.

*Presidente Fnsi  – tratto da Articolo 21

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