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Il matrimonio “normale” di Margherita ed Enrico

Di Marina C. (Repubblica.it)* il . Emilia-Romagna

E’ stato Don Ciotti – presidente di Libera – ad accompagnare all’altare
Margherita. Perché la sua famiglia non c’è più. Cancellata in pochi
minuti il 2 aprile del 1985, in una delle tante stragi di mafia che
hanno macchiato la storia recente d’Italia. Margherita ha sposato un
commercialista parmigiano Enrico. Verrà a vivere qui a Parma “città che
mi piace perché educata ed elegante” afferma in un’intervista al Fatto.Oggi Margherita lavora con Libera.

Barbara
– la madre – Salvatore e Giuseppe, i due fratellini gemelli di 6 anni,
non potranno vedere il matrimonio di Margherita. Il 2 aprile del 1985 un
agguato mafioso a Pizzolungo (Trapani) contro il giudice Carlo Palermo –
rimasto illeso – stroncò quelle tre vite. Erano le 8 e 35 quando un
auto imbottita di tritolo esplose, trascinando con sé anche Barbara e i
due gemellini. Di loro rimasero solo frammenti. Il padre – Nunzio Asta –
colpito dal lutto, si spegnerà in quello stesso anno, stroncato da un
infarto. Unica superstite una ragazzina di 11 anni, Margherita. Il
matrimonio di Margherita si celebrerà tra qualche giorno. Non così la
giustizia. La strage di Pizzolungo rimane ancora impunita. I presunti
esecutori, Gioacchino Calabrò, Vincenzo Milazzo, Filippo Melodia, condannati in primo e secondo grado,
nel 1991 furono prosciolti dalla Corte di Cassazione per non avere
commesso il fatto. Tra i giudici che cassarono la sentenza sedeva
Corrado Carnevale, accusato nel processo Andreotti di essere un
collaboratore esterno di Cosa nostra. Accusa dalla quale fu  poi
prosciolto. Nel 2004 quali mandanti della strage sono stati invece
condannati in primo grado Balduccio Di Maggio, Vincenzo Virga, Torò Riina. 

La lettera.
Ecco la lettera scritta da Marina C a Parma. Repubblica.it : “Margherita
Asta ha perso 2 fratelli gemelli di 6 anni , Salvatore e Giuseppe, e la
mamma, Barbara Rizzo, nell’attentato mafioso contro l’allora sostituto
procuratore Carlo Palermo, avvenuto il 2 Aprile 1985 a Pizzolungo, sul
mare,  vicino a Trapani.  Oggi – non so dove, ma poco importa 
Margherita si sposa con un ragazzo parmigiano. E non ci sarà diretta tv
come per il “royal wedding”.  Ma ci sarà Don Ciotti  –  presidente di
Libera, associazione contro le mafie – che l’accompagnerà all’altare –
come se fosse il padre Nunzio Asta, che non c’è più – e  che ne celebrerà
le nozze. Anche questa è una notizia che dovrebbe occupare le prime
pagine dei giornali  perché è una notizia bella , di speranza e di non
rassegnato dolore che nasce da un passato di disperazione per
quell’orrore che, in una mattina di primavera del 1985, in cui
Margherita si è svegliata e tutto doveva essere normale – le fette
biscottate, la scuola, il lavoro dei genitori  – ha fatto irruzione 
nella sua vita e l’ha  sconvolta per sempre . In quella mattina gli
arrivederci sono diventati  addii.

Ma la notizia di questo
matrimonio di riaffermata speranza nei valori positivi della vita non
appare sui giornali. Per conoscerne l’esistenza,  il 25 aprile di
quest’anno, dovevi andare a Casa Cervi, nella assolata campagna reggiana
– dove una volta abitavano i  7  figli di Alcide e Genoveffa Cervi , 
uomini integerrimi e di profonde convinzioni  democratiche che, il 28
dicembre 1943,  dopo essere stati protagonisti attivi  della Resistenza,
vennero catturati e fucilati dai fascisti nel poligono di tiro di
Reggio Emilia- e dovevi  ascoltare le parole di Don Ciotti , vibranti di
passione civile ed umana. Così potevi apprendere la bella notizia di
Margherita e del suo sposo di Parma. Sui giornali di ieri e di oggi ,
invece, si parla solo della favola di Will e Kate, del  “royal wedding”
di Londra, dove lo sposo. William d’Inghilterra, sogna di volare al più
presto in Afghanistan per diventare un eroe di guerra e magari, senza
volere (un banale  danno collaterale), bombardare un matrimonio
afghano, perché anche là come da noi si riuniscono in molti per i
matrimoni a festeggiar gli sposi .

Delle nozze di Margherita
Asta non si parla. Non fanno  notizia perché amiamo dimenticare e non
ricordare la nostra storia, non amiamo ricordare una giovane mamma e i
suoi due bambini che il 2 aprile del 1985 non arrivarono mai a scuola ,
morti  dilaniati, investiti in pieno dall’esplosione di un’autobomba che
doveva uccidere un giudice impegnato ad  indagare su traffici di armi e
droga. Non ci interessa sapere  –  o, meglio, non vogliono che ci
interessi sapere – della vita sconvolta di una bambina che ha perso mamma
e fratellini per mano di uomini allo stato rimasti sconosciuti (per
l’esecuzione della strage, in primo e secondo grado, sono stati
condannati Gioacchino Calabrò, Vincenzo Milazzo, Filippo Melodia. Ma la
sentenza è stata cassata nel ’91 perché gli imputati non avrebbero
commesso il fatto. Tra quei giudici c’era Corrado Carnevale. Nel 2004,
in primo grado, sono stati condannati Balduccio Di Maggio, Vincenzo
Virga e Totò Riina quali mandanti della strage) che, diventata donna, 
ha trovato il coraggio per impegnarsi nell’attività dell’associazione
antimafia Libera in provincia di Trapani. E che oggi si sposa con un
giovane della nostra città. E questa è veramente una bellissima notizia
per Parma.

Grazie Margherita ed auguri da parte di chi  pensa e ricorda.

*Articolo del 1 maggio 2011 a firma di Marina c. su Repubblica.it

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