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Reggio Calabria: l’azione della Procura mette in difficoltà i boss

Di Gianluca Ursini il . Calabria

Roberto Franco rientra in carcere giovedì 14 aprile, dopo aver annusato la libertà per poche ore, grazie ai “magheggi” del suo difensore, avvocato Alfredo Foti, che aveva ottenuto dall’ufficio del Giudice indagini preliminari della Procura di Reggio Calabria un annullamento della ordinanza di custodia cautelare indirizzata al reggente della famiglia Tegano sul quartiere Santa Caterina.
Franco era stato arrestato insieme con altri 25 tra i quali il fratello Michele Franco, difeso dall’avvocato Calabrese; l’ufficio Gip della procura antimafia dello Stretto continua a dimostrarsi il “weak point”, l’anello debole, della catena di ferro imbastita dal procuratore capo Giuseppe Pignatone nei suoi quasi tre anni sulla sponda calabrese.

E’ intervenuto il Gip Antonino Laganà ad impedire che ridiventasse uccel di bosco colui che il pentito Roberto Moio, il nipote del superboss Gianni Tegano (“uomo di pace”, agli arresti dal marzo 2010) aveva indicato come ‘’il capo a Santa Caterina’’ in un interrogatorio reso al pm Giuseppe Lombardo il 1 marzo passato. «Quando un uomo dello status criminale di Moio indica un soggetto (in questo caso Franco) dicendo “chi comanda a santa Caterina è lui”, non ci sono spazi per interpretazioni: avevamo preso uno dei soggetti più potenti tra le ‘ndrine di Reggio capoluogo, quelle che comandano anche su gran parte degli altri ‘ndranghetisti», indica una fonte di primissimo livello avvicinata da “Libera informazione” presso la Dda di Reggio.

Cadono così i maggiori tenutari del potere delle due cosche di riferimento per i reggini, i De Stefano e i Tegano, con l’operazione Archi che ha dimostrato più che l’infiltrazione il dominio delle cosche nelle società compartecipate dal Comune di Reggio; una notizia di assoluta gravità, ignorata dai maggiori media nazionali, distratti da crisi di portata mondiale alla soglia di casa nostra, e dai boccheggiamenti di un governo Berlusconi di cui si attende da mesi la caduta, che puntualmente non avviene. E mentre i cronisti guardano più a Montecitorio che alle famiglie che stanno accumulando i maggiori poteri economici della Nazione, i magistrati reggini rimangono però all’erta: con l’operazione Archi sono anche caduti i fratelli Benestare, Giorgio detto “Franco” e Angelo, cognati in linea diretta del superboss Gianni Tegano, ma anche imparentati con i De Stefano tramite Orazio, fratello dell’ultimo mammasantissima, don Paolo, e zio di Peppe De Stefano, il boss discotecaro che invitava fuori ad aragoste e champagne le ragazze più avvenenti della “Reggio Bene”.

Quartiere Archi, quartiere Santa Caterina; terre insurrezionali, dove a lungo le volanti della Questura giravano con accortezza, sapendo di essere in territorio ostile; terre che durante i Moti del 1970 si dichiararono “Libera Repubblica” dove le forze dell’ordine della Repubblica italiana non potevano più portare le leggi di Roma. Ora, da una settimana, Pignatone e i suoi aggiunti Prestipino con i Sostituti Lombardo, Ombra, Colamonici e Ronchi ha riaffermato l’ordine dello Stato: in gabbia i reggenti dei Tegano con l’accordo dei De Stefano, i fratelli Benestare e i fratelli Franco. E’ come se Scampia venisse strappata ai territori di Gomorra, o come se Messina Denaro venisse sradicato da Castelvetrano. Tutto questo, nel disinteresse generale. Tenga duro, la Procura Dda, e speriamo che l’appello del Procuratore Pignatone a che le maggiori agenzie di stampa nazionali e i network televisivi aprano sedi fisse in riva allo Stretto per creare maggiore esposizione possibile, verso un ciclo di tre anni di repulisti nella capitale di ‘ndrinopoli, che solo un decennio fa sarebbe parso impensabile.

Adesso, dopo aver fatto luce sulla ‘Multiservizi’ con questa operazione “Archi”, tutti si chiedono se dopo la manutenzione delle strade e le utilities di maggior consumo, come acqua e metano, gestite da Multiservizi,la Procura vorrà gettare un occhio sull’altra grande municipalizzata dove da anni ci si interroga in città sulla massiccia presenza di “Arcoti’” (i picciotti delle famiglie De Stefano e Tegano, ndr): la “Leonia” addetta alla raccolta della spazzatura, i cui cumuli in queste settimane sullo Stretto hanno raggiunto livelli napoletani; un’altra invenzione dell’ex sindaco Scopelliti, ora governatore calabrese, esattamente come Multiservizi dove Tegano poteva infiltrare uomini ai suoi servigi come Giuseppe Rechichi, l’ex amministratore ora in ceppi.

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