NEWS

Operazione ”Raccordo”: in manette boss della “cosca di Pietrastorta”

Di Gianluca Ursini il . Calabria

Condera e Pietrastorta, colline a nord Est di Reggio; territorio controllato ermeticamente dalla “cosca di Pietrastorta” che vede a capo Santo Crucitti. Estortore, capomafia, ritenuto un killer spietato (diverse le indagini sugli omicidi che avrebbe portato a termine). Da stamane in ceppi, insieme con il suo sodale ed braccio destro Mauro Chilà; un fermo eseguito dai Carabinieri del comandante provinciale Angelosanto su ordinanza disposta dalla Dda di Giuseppe Pignatone, a firma dei sostituti procuratori Giuseppe Lombardo, Marco Colamonici e Beatrice Ronchi.

Ma soprattutto, nelle 100 pagine del Fermo dell’operazione “Raccordo”, emerge un quadro ancora più inquietante: la cappa mafiosa che condizionava anche le azioni del parroco della frazione Condera, don Nuccio Cannizzaro, che risulta, nelle dichiarazioni dei testimoni sottoposti a interrogatorio, essere intervenuto fattivamente per aver tentato di fare tacere sul nascere le denunce di una associazione antiracket, “Harmos”, nata nel 2005 per contrastare lo strapotere delle estorsioni dei Crucitti in quella zona; il fondatore era, come vedremo, una delle figure portanti di “Libera” nel capoluogo dello Stretto.

L’indagine “Raccordo” infatti, è la prosecuzione naturale delle vicende, di anni di intimidazioni, subite da uno dei fondatori della associazione antiracket di “Libera” a Reggio, Tiberio Bentivoglio, uno dei primi entusiasti a lanciare ‘Reggio Libera Reggio’, il cartello di imprese e commercianti che si vuole opporre al pizzo sulle rive dello Stretto. Bentivoglio ha subito un attentato da due killer mandati ad ucciderlo lo scorso 9 febbraio, a un anno esatto dalla sentenza a sei anni di carcere, con la quale venne condannato in primo grado Crucitti nel 2010 (8 febbraio) proprio grazie alla ricostruzione fornita dallo stesso Bentivoglio sulle estorsioni subite da anni da parte del mafioso. Adesso le dichiarazioni dei pentiti che stanno scuotendo Reggio dallo scorso settembre, vagliate dai pm Lombardo e Colamonici, hanno confermato il quadro di dominio e terrore sparso da Crucitti e dalla sua cosca su Condera e Pietrastorta (dove Bentivoglio ha la sua attività di vendita di prodotti sanitari e per l’infanzia, la “Sant’Elia”), riconducendo il potere di questa famiglia alla alleanza con i mammasantissima Tegano e De Stefano. Parole di Consolato Villani, Roberto Moio e Antonino LoGiudice, i tre maggiori pentiti di ‘ndrangheta, per status criminale, mai ascoltati da una procura antimafia nazionale.

Bentivoglio aveva ricostruito con il quotidiano “l’Unità” in diverse occasioni alcuni degli episodi da lui subiti, che portarono all’attentato che devastò nel 2005 la “Sanitaria Sant’Elia” con una bomba al tritolo, e decretò anche la fine di quel primo abbozzo di resistenza antimafia: la fine per l’associazione “Harmos” i cui soci decisero in quel frangente di non potere opporsi da soli alle mafie. I fatti relativi a quell’intimidazione erano finroa coperti dal segreto istruttorio, ma alla luce delle indagini odierne possono essere parzialmente svelati: sono uno spaccato delle mille forme che l’estorsione può assumere. Non solo richiesta periodica di dazioni di denaro, ma anche scambio merce, o prelievo di merce senza pagamento. Successe in quegli anni che alla Sanitaria Sant’Elia si presentasse una giovane donna molto attraente e incinta; la signora si dichiarò da subito promessa sposa del boss Crucitti, allora latitante; un uomo pericoloso, autori di diversi delitti, e conosciuto come molto amicodi Don Mico Libri, il capofamiglia che comandava nelle colline a est di Condera, da Cannavò a Mosorrofa. Nel paesino era risaputo che la donna fosse amante e futura madre di un figlio illegittimo del boss. Comunque sia, nell’attesa del lieto evento, l’amante del boss ordina e fa mettere da parte corredini per il bimbo, abiti prénatal e accessori per la gestazione per un valore di 3mila 500 euro. Promette che passerà in seguito “il marito” a pagare; a distanza di un mese (è ancora il novembre 2004) si presenta il padre, a sua detta, in qualità di “futuro suocero” di don Santo Crucitti. Si informa se i titolari siano a conoscenza di chi sia sua figlia e che tipo di relazione intrecci col boss. Informa che un’altra persona ancora (e siamo al terzo passaggio) passerà a saldare il debito; ritira la merce e porta a casa.

Dopo una settimana, passa uno sgherro dei Crucitti, con un assegno (scoperto) da 500 euro; assicura che di lì a breve qualcuno “passerà a saldare”. Ovviamente non si presenterà mai nessuno. Dopo le feste del Nuovo anno, la signora ha dato alla luce il bambino del latitante; passa dalla Sanitaria e ordina altra merce per altre migliaia di euro, chiarendo che anche in questa occasione ‘’passerà poi mio padre a regolare il conto”. Le commesse, conoscendo la vicenda, avvertono il titolare. Il quale decide di aver subito abbastanza; fa riferire di non essere presente e come “nessuno sia autorizzato a dare merce in acconto in assenza del signor Bentivoglio”. Un gesto di coraggio, che ad altre latitudini sarebbe solo normale accortezza commerciale di un imprenditore che non ci sta ad essere fregato; ma nella capitale della ‘Ndrina bisogna guardarsi le spalle ad ogni passo, e non distrarsi un attimo. Bentivoglio invece, commette una disattenzione. Dopo essersi fatto negare per non anticipare a vuoto il conto del boss, riceve la visita di un fornitore e lo invita a prendere un caffè al bar. “All’uscita dal negozio, la signora era lì, nella sua auto parcheggiata di fronte le mie vetrine – ricordava l’imprenditore che seppe dire “no!” – e appena mi vide si mise a sorridere, e chiamò immediatamente qualcuno al cellulare, mettendosi a sbraitare e gesticolare nella mia direzione”. Una settimana dopo, le sue vetrine saltano in aria. I Crucitti non ammettono che nessuno alzi la testa sul suo territorio; è la fine anche della associazione in aiuto agli imprenditori estorti; nessuno è più disposto a correre questi rischi. In zona esiste già una Onlus creata da un consigliere comunale delle liste di Giuseppe Scopelliti, Pasquale Morisani. Nel corso dell’inchiesta “Pietrastorta” che confluirà poi nel processo con condanna del boss Crucitti, Morisani verrà intercettato in diverse occasioni, mentre incontra emissari del capocosca di Condera. Impossibile essere il politico di riferimento del sindaco per quella zona, e non sapere chi siano gli accoliti del mammasantissima che controlla militarmente il territorio.

L’incontro che poi cambierà la direzione delle lotte, fino ad allora solitarie di Tiberio Bentivoglio, sarà con Mimmo Nasone, coordinatore cittadino di ‘Libera, e con Don Ciotti. Da allora Bentivoglio non è più solo; da solo aveva già denunciato Crucitti, e le sue dichiarazioni, raccolte da Giuseppe Lombardo, porteranno all’istruzione del processo che porterà alla condanna pesante del boss. Un anno dopo, alle 7 del mattino, provano ad ucciderlo sparando gli alle spalle mentre apre il portellone del suo furgone, appena arrivato nel suo fondo agricolo; Bentivoglio viene raggiunto da un proiettile al costato,ma lo salva il marsupio che indossa sempre a tracolla sullo sterno; spara due colpi in aria per impaurire i suoi aggressori (ha chiesto il porto d’armi dopo le mille intimidazioni subite) e riesce a farli scappare. E non si ritrova più solo: a centinaia i reggini nelle settimane seguenti andranno a fare la spesa nel suo negozio su una iniziativa di “Reggio Libera Reggio”, per dire “no” a che vuole controllare, commercio, impresa, ogni aspetto della vita economica dei territori sotto legge di ‘ndrina. Anche contro il parere degli uomini di Chiesa, che non hanno il coraggio di contrastare le decisioni del “Don” Crucitti; come il
parroco di Condera. Ma questo, lo vedremo in un’altra cronaca…

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link