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Il vento della verità e del cambiamento che riesce a saldare il cielo con la terra

Pierluigi Ermini il . Costituzione, Diritti, Giovani, Mafie, Memoria, Sicilia

Trapani accoglie le 50.000 persone della giornata della memoria e dell’impegno nel ricordo delle vittime di mafia, in un 21 marzo assolato dove spira forte il vento che ha spazzato via le nuvole dei giorni precedenti.

Il vento è il protagonista di questo 21 marzo che celebra i 30 anni di Libera perchè accompagnerà i passi delle persone, le parole di chi parlerà dal palco e la lettura dei 1101 nomi delle vittime innocenti che sono stati letti nella piazza.

Soffia il vento e sarà il suono che farà da sfondo anche alle parole di Luigi Ciotti che chiudono una mattina fatta di colori, emozioni, suoni, voglia di stare insieme per saldare, come ama dire il Co-presidente di Libera, il cielo con la terra.

Il vento è anche l’attore principale del titolo di questa 30^ giornata: “il vento della memoria semina giustizia”; non poteva il vento non far sentire in modo forte la sua presenza, così come forti e penetranti sono state anche le parole pronunciate su quel palco da don Luigi.

Io non ringrazio nessuno, perché oggi abbiamo fatto solo il nostro dovere; il vento della memoria semina giustizia solo se da parte nostra lo sosteniamo con un impegno fatto di carne vissuta“.

Parole che entrano dentro che invitano a muoversi verso un impegno concreto e personale, decidendo da che parte stare: “Siamo qui per ribadire il diritto alla verità, mentre le verità passeggiano nelle vie delle nostre città.  Molti sanno e stanno zitti, ma noi sappiamo dentro di noi che la verità non può andare in prescrizione. Il vento copre i sussulti di chi non si schiera”.

Un richiamo diretto a tutti noi che vogliamo diventare dei cittadini veri, assumendoci la nostra parte di responsabilità, e non essere cittadini a intermittenza: “Sono troppi i neutrali che delegano ad altri, e la latitanza di Matteo Messina Denaro è la denuncia delle altre latitanze di questi 30 anni. Latitanze anche politiche che lo hanno permesso”.

Come sempre in don Luigi il richiamo alla verità, al dire le cose come stanno, ha la valenza di un richiamo alla responsabilità personale e collettiva come l’esperienza di 30 anni di Libera ci ricorda: “Troppo spesso manchiamo anche noi all’appello della democrazia del nostro paese e l’Italia è un paese non ancora del tutto libero, dove gli avversari di oggi si chiamano mafia, corruzione, povertà, disuguaglianze, abuso di potere. Occorre fermare la deriva etica di un mondo che abbandona gli ultimi  e fermare la corsa agli armamenti, la razzia delle risorse altrui, l’uccisione del nostro pianeta, la nostra casa comune”.

Poi le parole forti, decise, che sferzano il vento nella piazza, sulla nostra Europa, una costruzione ancora così parziale che rischia di essere ininfluente sui grandi avvenimenti che stanno cambiando il nostro mondo: “L’Europa è più cassa comune che non casa comune. Noi ci ritroviamo nel manifesto di vento, dico vento, Ventotene. La nostra speranza per il nostro futuro. Vorrei qui dire grazie alle Ong che salvano vite umane nei nostri mari, e per queato vengono punite, una cosa inconcepibile in uno stato di diritto. Le migrazioni vanno governate, ma non da un’Europa che finanzia muri e fili spinati, cani da fiuto per inseguire i migranti lungo i confini”.

I confini sono per don Luigi la dimostrazione di un’Europa e di un’Italia che tende a difendere non i suoi valori più veri basati sul rispetto della dignità delle persone, ma le sue piccole sicurezze che vengono spazzate via dal vento del disordine e dalla legge del più forte anziché del diritto internazionale, come sta avvenendo in questi ultimi anni: “I nostri confini vorrebbero essere inviolabili per i migranti, ma sono aperti e permeabili per i traffici criminali e per i capitali delle mafie. Dire le cose che non vanno è un atto di amore, e una spinta qnche per noi ad impegnarsi di più per essere il vento del cambiamento. Come si può riportare in Libia un criminale con un volo di stato, noi che ci riteniamo un paese culla della civiltà? Dobbiamo uscire dalla logica delle tribù e smettere di sentirci dalla parte giusta. La parte giusta è un’aspirazione a cui tendere pensando al noi, mentre abbiamo lasciato crescere un disagio invisibile, quello nascosto dietro i muro delle nostre case. Dobbiamo avere la forza di guardarci attorno e più dentro di noi, senza paura di esplorare nuove strade, evitando di chiuderci nei recinti di vecchi schemi, ricordandoci che gli altri sono il termometro della nostra umanità. Il vero e primo progresso è crescere in umanità”.

E ci sono cose che possiamo sostenere da subito per la difesa dei diritti, come un voto da esercitare, decidendo da che parte stare: “Sosteniamo i referendum per cambiare l’Italia. Le leggi sul lavoro hanno reso i lavoratori più deboli e permettiamo alle 500.000 persone che vivono qui con noi di poter diventare più presto nostri concittadini. Qui a Trapani abbiamo pregato ieri sera con musulmani, buddisti, e le tante chiese cristiane, tutti insieme e penso che Dio sia stato più che felice. Anche questo è il segno di un mondo che cambia, che rifugge le guerre di religione, mentre altre sono le guerre che si affacciano ai nostri orizzonti. Guerre, multinazionali, stanno distruggendo la nostra terra, e la terra tenta di difendersi mandando segnali molto chiari anche se qualche potente della terra ci dice che si deve tornare indietro”.

Non poteva mancare un suo pensiero per la nostra Costituzione la guida spirituale e politica, insieme ai Vangeli, della vita di don Luigi: “Siamo grati a Mattarella che ci ricorda sempre la nostra Costituzione, la strada da seguire che ci dice ciò che possiamo esser. Parole quelle incise in quegli articoli, che dobbiamo interiorizzare dentro di noi, sapendo che la nostra Carta è il primo testo antimafia e che dobbiamo avere il coraggio di vivere come lei ci indica. Deve diventare carne viva. Possiamo in alcune cose modificarla ma i grandi pilastri non devono essere demoliti. La costituzione ci restituisce una libertà come impegno. Dobbiamo impegnare la libertà per liberare chi ancora libero non è, iniziando dai nostri territori”.

È una piazza attenta ed emozionata quella che segue le parole scandite da don Luigi nel suo intervento e che esprime in lunghi e calorosi applausi tutto il suo amore per lui. Anche quando il Co-presidente di Libera ci racconta come è cambiato in DNA del crimine organizzato: “Oggi c’è una integrazione tra l’economia legale e quella mafiosa. Le organizzazioni criminali si mimetizzato tra l’economia legale anche perché alcuni imprenditori sono complici di questa realtà, tanto che le mafie in alcuni casi diventano imprese che gestiscono servizi. L’ultima mafia rischia sempre di essere la penultima, vista la sua capacità di rigenerarsi. Occorre estirpare il male alla radice, e questo compito, che è soprattutto culturale, spetta a noi. Ormai da anni fanno, soprattutto al centro-nord del nostro paese,  nuove alleanze, nuovi affari, ed ormai per colpire le loro finanze è necessario saper utilizzare come loro i nuovi strumenti informatici. Corruzione e riciclaggio sono le principali  strade che percorrono, insieme ad un fatto nuovo che si sta ampliando e che riguarda il reclutamento dei giovani”.

Così è necessario parlare dei giovani, perchè il nostro non è un mondo per i giovani, ma i giovani sono il nuovo di questo mondo: “E noi a loro togliamo opportunità di lavoro, la possibilità di avere una casa, rendiamo meno facile accedere a un’istruzione per tutti, li invitiamo ad andare via da qui a migliaia ogni anno. Eppure i giovani sono i semi di giustizia.  Noi annaffiamo il nostro campo un pò qua e un pò là e questo non può dare frutti. Abbiamo bisogno di un grande piano di investimenti per i nostri ragazzi. Siamo un paese di vecchi a misura dei vecchi. Per questo vorrei dire il mio grazie a quei professori e quelle professoresse che aiutano i nostri ragazzi a crescere. Noi adulti dobbiamo essere più generosi verso di loro che percorrono percorsi per noi inediti e inesplorati, dando loro fiducia, credendo in loro, perché il cambiamento viene sempre trainato dai giovani. La canzone di maggio di De André ci dice proprio questo: non potete fermare il vento, gli fate solo perdere tempo”.

È forte il richiamo a non avere paura del cambiamento, e aprirsi al nuovo deve essere il nostro modo di porsi di fronte al tempo e alla stagione che viviamo: “Il sociale è il luogo della protezione delle fragilità e solo così si può dare speranza a una società. Il vento che soffia porta via le nuvole nere. Lo abbiamo imparato in questi 30 anni che ci hanno reso più maturi, abbandonando vecchie parole stanche e iniziando a vedere più il positivo che avanza che non il negativo che viviamo. Dobbiamo essere di più “più,  pro”, schierati per la giustizia in ogni campo. Mai latitanti, ma caso mai disertori verso un’idea di paese che non condividiamo. Noi dobbiamo essere malati di pace per esempio, sposando sempre la possibilità della diplomazia e mai il ricorso alle armi, e non dobbiamo guarire mai da questa patologia. Non venga mai meno la speranza. A voi familiari che oggi siete qui ed avete guidato il nostro cammino vogliamo, con tutti i nostri limiti, un sacco di bene. Saremo sempre al vostro fianco e le vostre lotte sono le nostre lotte, nella ricerca della verità”.

La verità torna sempre nelle parole di don Luigi, perché sono il momento da cui ripartire per cambiare e l’unico modo per poter saldare insieme la terra con il cielo.

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