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I familiari delle vittime di mafia chiedono diritti

Di Gaetano Liardo il . Progetti e iniziative

«Diritti, non benefici». E’ quanto chiedono i familiari delle vittime innocenti delle mafie, in un manifesto, ricco di proposte concrete, che presenteranno alle Istituzioni. Dopo la giornata di Potenza, i familiari tornano a far sentire la loro voce. Invitando, in primis la politica, a fare la propria parte, non lasciandoli più soli e “disarmati”. Un impegno concreto, assunto in prima persona dai familiari. Nel manifesto chiedono di: «Superare le differenze di trattamento tra i familiari riconosciuti e residenti in diverse regioni»; di: «Superare le differenze tra le vittime della criminalità organizzata, del dovere e del terrorismo».

Chiedono, inoltre, che venga istituito il 21 marzo come la: «Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie». Un passo, questo, che il Parlamento sembra non voler prendere in considerazione. Eppure, da più di un anno è stata presentata una proposta di legge. Tra i primi firmatari Beppe Giulietti che non nasconde il suo scetticismo: «Sembrava già fatta». Tuttavia, aggiunge: «La legge è vergognosamente bloccata perchè c’è una pregiudiziale di esponenti della destra berlusconiana sull’individuazione della data del 21 marzo, scelta da Libera e dai familiari delle vittime». Per alcuni parlamentari, quindi, quella data proprio non deve passare.

«Si contrappongono – continua Giulietti – le date di singoli omicidi per scopo strumentale, pur di aggirare quella del 21 marzo, l’unica simbolicamente legata a tutte le vittime e non ad un singolo nome». E’ una pregiudiziale politica, certamente, a cui però ne fa seguito un’altra più sottile: «C’è una contrarietà diffusa e trasversale – avverte – ad istituire giornate della memoria», senza distinguere tra i significati e le scelte di impegno che stanno dietro queste giornate. Le proposte dei familiari delle vittime delle mafie non si limitano soltanto all’istituzione della giornata del 21 marzo, ma vanno dritto al cuore della mancanza di adeguati strumenti legislativi. Come, ad esempio, l’approvazione di un testo unico che contenga tutta la normativa in materia.

Per Ilaria Ramoni, avvocato dell’Ufficio legale di Libera: «Non essendoci un testo unico in materia di diritti dei familiari delle vittime delle mafie, le norme sono difficili da recuperare, e si possono trovare con diverse interpretazioni». Può succedere, ad esempio, che: «In casi simili i familiari si vedono riconosciuti diversi diritti. Questo – commenta Ramoni – dipende anche dalla presenza di diverse leggi regionali con le quali è difficile districarsi». La Sicilia, ad esempio, ha una normativa regionale molto ampia in materia, ma non tutte le regioni hanno provvedimenti simili. Quindi, la richiesta avanzata al legislatore è di: «Uniformare la normativa – con l’introduzione del testo unico – stabilendo uno standard minimo comune».

Semplificando, così, una materia in cui è: «Difficile capire come intervenire, quali benefici sono previsti». Un’altra richiesta è quella: «Dell’estensione del riconoscimento di vittime di mafia senza alcun limite temporale». L’Italia, infatti, riconosce lo status di vittima di mafia soltanto ai casi verificatisi dal 1 gennaio 1961.  «Le vittime della strage di Portella della Ginestra – aggiunge Ramoni – (l’eccidio in Sicilia avvenuto nel 1948 ndr) non sono riconosciuti, di fatto, come vittime di mafia a causa del limite temporale fissato dalla legge». «Noi proponiamo – aggiunge – l’abolizione di questo limite e l’introduzione di un limite fattuale, determinato, cioè dai fatti». Sono richieste ragionevoli che, si spera, vengano accolte dal mondo politico, senza ulteriori ritardi.

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