La ‘ndrangheta in Toscana
«La presenza della ‘ndrangheta come quella della camorra in Toscana non è assolutamente una novità». Le parole di Enzo Ciconte non contengono esitazioni sull’argomento. Il docente, esperto delle dinamiche mafiose, prosegue: «La presenza della criminalità organizzata in Toscana è da far risalire ad almeno 15-20 anni fa». La Toscana non è un isola felice. Se qualcuno lo immagina, ancora, come un territorio immune deve ricredersi. «Anche in Toscana è presente la ‘ndrangheta, sono presenti i casalesi, è presente cosa nostra. E’ ovvio che la ‘ndrangheta in Toscana c’è ma certo non è così forte come in Lombardia e in Piemonte. Però io non dormirei sogni tranquilli».
L’identico allarme è stato lanciato, alcuni giorni fa, da Nicola Gratteri, procuratore aggiunto a Reggio Calabria, a margine di un incontro sul tema delle mafie a Firenze. A confermarlo, inoltre, le operazioni investigative condotte nel territorio. Nel 2004 “Decollo bis”, porta all’arresto di 112 persone su ordine del Gip di Catanzaro. Tuttavia, alcuni sentori di presenza mafiosa in Toscana venivano segnalati da due articoli apparsi su due importanti quotidiani usciti nel gennaio del 2000 e nell’ottobre del 2003. Per ordine di Giuseppe Crea della cosca Rizziconi, nel 2008, un imprenditore senese veniva sottoposto ad ogni genere di vessazione. Nel febbraio 2010, in provincia di Siena, la ‘ndrangheta è coinvolta nel traffico di migranti in una inchiesta eseguita dalla squadra mobile di Reggio Calabria che porta all’arresto di 67 persone.
Nel maggio dello stesso anno le cosche mettono le mani sugli introiti dello smaltimento dei rifiuti. A scoprirlo la Squadra mobile della questura di Cosenza. Secondo gli inquirenti, un esponente di spicco di Confindustria di Lucca sarebbe stato il raccordo tra i calabresi e il mondo degli appalti in Toscana. Gli ultimi fatti sono emersi da un’indagine del pm antimafia Ettore Squillace Greco conclusasi nell’agosto 2010 con otto arresti eseguiti dagli inquirenti a Montepulciano. Una delle cause scatenanti dell’infiltrazioni mafiose in Toscana, è stata la pessima legge dei “soggiorni obbligati”, come riportato nella relazione del senatore Smuraglia, approvata nel 1994 la Commissione antimafia.
Il documento indicava il soggiorno obbligato come uno dei motivi che avevano determinato la presenza di mafiosi in questo territorio. Numeri e vicende criminali che rafforzano la tesi che la Toscana non è indenne da infiltrazioni della criminalità organizzata. «Ad una presenza acclarata della mafia non corrisponde ancora una adeguata risposta della società civile, che timidamente inizia a destarsi», conclude così Ciconte.
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