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Ha ragione Musolino

Di Norma Ferrara il . Calabria

Prima le minacce della ‘ndrangheta, poi i rapporti tesi con il suo giornale, oggi finalmente una buona notizia. Lucio Musolino, 28 anni, cronista di giudiziaria di” Calabria Ora” potrà essere reintegrato nella redazione del giornale in cui ha lavorato sino all’ottobre scorso. Lo ha deciso il giudice del lavoro di Reggio Calabria, Patrizia Morabito, che ha rilevato come gli editori del quotidiano abbiano licenziato Musolino non rispettando l’articolo 7 della legge 300/70 secondo cui “il datore di lavoro che intenda sanzionare condotte indisciplinate, debba preventivamente contestarle all’incolpato”. E ne ha disposto il reintegro.

Il giornalista, oggi collaboratore di “La 7” e de “Il Fatto quotidiano” è stato oggetto in passato di minacce e avvertimenti espliciti da parte delle ‘ndrine (sono circa 14 i giornalisti nel mirino, dall’inizio dell’anno) e si è occupato anche dei collegamenti con la politica, in particolare dei presunti rapporti tra la ‘ndrangheta e il presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti. Di questi rapporti, il cronista, dà notizia anche in una sua partecipazione alla trasmissione “Annozero”: una puntata che gli costa polemiche e richiami. «Le minacce a Lucio Musolino – scrisse all’epoca dei fatti, in un nota, il consigliere dell’ordine dei giornalisti della Calabria, Filippo Diano – si iscrivono nel clima di tensione attuale che ha come obiettivo principale la stampa e la magistratura, rei , agli occhi dei prepotenti di turno, di assicurare coerentemente informazione, trasparenza e legalità ad una regione e ad un Paese avvelenati dalla corruzione e da rapporti poco chiari tra uomini delle istituzioni pubbliche e criminalità mafiosa».

Poi il silenzio. Dopo le dimissioni del direttore, Paolo Pollicheni e di otto giornalisti di “Calabria Ora”, nei mesi che seguirono alle minacce, gli editori consegnarono la direzione del giornale a Piero Sansonetti. Ma i problemi per Musolino, non finirono qui. «Quando avvenne il cambio di direzione – conferma il giornalista a Liberainformazione – gli editori mi assicurarono che nulla sarebbe cambiato in merito al lavoro. 

Ma poi le cose non andarono così e hanno anche tentato di trasferirmi, dopo alcuni richiami. In ultimo è giunto li licenziamento via fax». «Prendo atto – commenta Musolino – che il giudice mi ha dato ragione, anche perché io ho solo continuato a lavorare come so fare: raccontando i fatti e facendo la cronaca giudiziaria. L’ho fatto sotto la direzione di Pollicheni tanto quanto con quella di Sansonetti».

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