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Salento: dalla malapianta nasce l’olio santo

Di Antonio Nicola Pezzuto* il . Puglia

In occasione della XVI Giornata della memoria e dell’impegno, organizzata da Libera a Lecce, sono stati consegnati nelle mani dell’arcivescovo Domenico D’Ambrosio contenitori di olio e bottiglie di vino donati dall’associazione Libera. Olio e vino prodotti nei terreni confiscati alla Sacra corona unita e che ora serviranno ad impartire i sacramenti in tutta la diocesi. «Il vostro – dice Monsignor D’Ambrosio rivolgendosi ai ragazzi delle scuole e ai partecipanti alla manifestazione – è un silenzio che rifiuta un altro silenzio, ben peggiore: quello omertoso, di chi ha paura, di chi si nasconde. Quel silenzio che parla con i gesti, quelli delle tre scimmie: non vedo, non sento, non parlo. Ed è un delitto ancora più grave il silenzio del non vedere, non sentire, non parlare pur avendo visto, ascoltato e appreso».

«I prodotti nati dalle terre espropriate alle mafie – continua Monsignor D’Ambrosio – hanno un alto valore sociale. La Chiesa condanna aspramente la criminalità organizzata e continuerà a farlo». Sono stati alcuni dei familiari delle vittime salentine di mafia a consegnare i prodotti della “resurrezione” all’arcivescovo: Anna e Luigina Montinaro, le sorelle di Antonio, il capo-scorta di Giovanni Falcone nato a Calimera e morto nella strage di Capaci, e Viviana Matrangola, figlia di Renata Fonte, l’assessore di Nardò uccisa dalla mafia perchè si oppose alla cementificazione di Portoselvaggio.

«Chi di noi familiari ha scelto da che parte stare – afferma la Matrangola responsabile internazionale per Libera dei familiari delle vittime della mafia – ha deciso di non essere solo un simbolo ma di testimoniare con l’impegno quotidiano lo straordinario esempio dei nostri cari e ritrovare il loro indomito spirito, quella fame e sete di giustizia e verità che purtroppo non c’è nei tanti delitti di mafia. Ma al tempo stesso non vogliamo vendetta. Ecco perché qui con noi a consegnare questi prodotti c’è un detenuto con una condanna per associazione mafiosa che oggi lavora da questa parte».

L’ olio e il vino consegnati all’arcivescovo sono il frutto del lavoro svolto nei terreni confiscati a Tonino Screti, “il cassiere” della Scu. L’idea nacque nella villa che fu di Screti a Torchiarolo, visitata da D’Ambrosio nel settembre scorso. «Ne parlammo con Don Raffaele», cappellano del carcere di Borgo San Nicola e anima della manifestazione, «che diceva quanto sarebbe stato bello se l’olio necessario ai sacramenti venisse da terre conquistate e restituite a chi ne ha diritto e non alla violenza criminale da cui proviene. E così – continua l’arcivescovo – sarà: quest’olio, che adesso è profano, diventerà olio santo per il battesimo, per la cresima, per chi viene ordinato sacerdote, per chi è malato e ha bisogno di essere sostenuto. Ma è bello capire da dove viene quest’olio riscattato che adesso diviene addirittura santo».

L’arcivescovo sollecita «una vera conversione alla partecipazione, al non silenzio, alla capacità di essere artefici di un mondo diverso, nel quale dobbiamo avere voce noi e non quelli che ricorrono alle armi della violenza, dell’ingiustizia, della calunnia, del furto, della rapina, del tentativo di mettere a tacere chi ha diritto di parlare».

L’ultimo pensiero di Monsignor D’Ambrosio è per i familiari delle vittime: «ai quali va veramente la nostra gratitudine perché il sangue versato dai loro cari è sangue di martiri». Così si conclude una mattinata che ha visto marciare per le vie di Lecce, nonostante la pioggia, centinaia di persone contro le mafie. Una giornata di grande partecipazione, che ha visto con la consegna dell’olio sottratto alla mafia un gesto dall’alto valore simbolico, a dimostrare come anche da una malapianta può nascere un nobile frutto, in una terra splendida e generosa come il Salento.

*da newcitizenpress.com

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