Salento, operazione congiunta della Dda di Lecce e della Mobile di Taranto
Cinque arresti sono stati eseguiti nei confronti di presunti appartenenti al clan di Giuseppe Florio, già in carcere perché coinvolto in una precedente inchiesta per usura, estorsione e truffa in associazione mafiosa. Ad emettere i mandati d’ arresto la Direzione distrettuale antimafia di Lecce che li ha fatti eseguire alla Squadra mobile di Taranto. Nella stessa ordinanza, firmata dal gip del tribunale di Lecce, Antonia Martalò, su richiesta del pubblico ministero Lino Bruno della Dda di Lecce, figura anche il nome di Raffaele Di Campo, ex dirigente del Comune di Taranto ed esponente di primo piano della lista civica “Con Di Bello”, ideata dall’ex sindaca Rossana Di Bello. Il pm aveva richiesto anche per lui l’arresto, ma il gip non l’ha concesso non essendo sicuro «della contiguità al gruppo criminale».
L’accusa per i cinque pregiudicati è di estorsione in associazione di stampo mafioso. Il politico è invece ritenuto dall’accusa di essere il mandante di un attentato incendiario ai danni della segretaria particolare dell’ ex sindaca Di Bello, avvenuto nel 2005. Il gip spiega le ragioni del diniego dell’arresto dell’ex dirigente del Comune di Taranto in quanto l’episodio «muoveva da ragioni passionali e, per quanto commesso con modalità mafiose, non sembra collegato ad altri episodi delittuosi». E’ questo quello che emerge dagli atti per ciò che riguarda l’attentato del giugno 2005 quando, durante una cena politica al ristorante “Villa Borghese” tra la neo eletta sindaca e i suoi più fedeli sostenitori, due uomini con il volto coperto incendiarono la Mercedes della collaboratrice della Di Bello che era parcheggiata fuori.
«L’episodio destò forte impressione tra i presenti ma da parte dei politici, nonostante l’evidente matrice dolosa del danneggiamento – afferma un testimone – collaboratore – fu assunto un atteggiamento non collaborativo, tanto che si cercò di accreditare un incendio per autocombustione». L’accusa sostiene che fu Di Campo a dare ordine a uno degli arrestati di incendiare l’auto da lui stesso donata alla donna che successivamente lo aveva lasciato per intraprendere una nuova relazione.
Il 27 marzo 2007, proprio a causa di quelle frequentazioni, Lello Di Campo fu arrestato su richiesta dei magistrati della Procura Antimafia di Lecce con l’accusa di corruzione elettorale, aggravata dalla finalità di agevolazione mafiosa con elementi della malavita organizzata. L’esponente politico è stato processato e da poco assolto in seguito a prescrizione. I cinque arrestati sono accusati di aver estorto a vario titolo denaro ai titolari del “Villa Borghese” sino a diventare loro stessi proprietari del famoso locale meta di politici e vip.
Le cinque ordinanze di custodia cautelare sono state emesse nei confronti di Michele Cicala di 31 anni, Giuseppe Florio di 41, Gaetano Diodato di 41, Michele Cicala di 28 anni e Claudio Romano di 24 anni.
L’operazione ha avuto successo grazie alla confessione di uno degli arrestati nell’operazione antimafia Scarface, condotta tempo fa, che ha permesso di far luce sulle presunte attività illecite del clan facente capo alla famiglia Cicala. «Stanno nascendo nuovi clan sulle ceneri dei vecchi. Nessuno ha una vera e propria leadership, ma proprio questo li rende più pericolosi» ha affermato nel corso della conferenza stampa il capo della DDA Cataldo Motta.
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