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Caltanissetta: beni confiscati, poche le assegnazioni

Di Rosario Cauchi il . Sicilia

In provincia di Caltanissetta, da Gela a Vallelunga Pratameno, diverse sono, ancora oggi, le testimonianze del potere, economico e non solo, alla base del predominio esercitato per decenni dai locali gruppi criminali. Terreni, fabbricati, ville, abitazioni, una volta nella disponibilità di personaggi di spicco di Cosa nostra e stidda, ora passati alla gestione dello Stato che, però, stenta ad assegnarli per scopi sociali. Diversi, infatti, nell’area, sono i beni controllati dalla nuova Agenzia Nazionale con sede a Reggio Calabria. Ma, come spesso lamentato, i problemi non sembrano mancare. La vera nota dolente, in tutti questi casi, riguarda il definitivo affidamento in uso ad associazioni o enti pubblici, disponibili a mutarne la natura e a renderli fruibili alla collettività.

A Gela, città per diversi anni ostaggio di un violento conflitto di mafia in grado di contrapporre il gruppo di Cosa nostra a quello della stidda, un solo bene confiscato, stando ai dati forniti dall’Agenzia Nazionale competente ed aggiornati allo scorso febbraio, è finora stato destinato anche se in mancanza di un effettivo assegnatario. A rimanere inutilizzata, così, è l’abitazione confiscata a Rosario Trubia, tra i vertici del clan degli Emmanuello ed attuale collaboratore di giustizia. Ma l’elenco privo dell’indicazione di sicuri assegnatari è assai più lungo, coinvolgendo beni appartenuti a veri pezzi da novanta della mafia nissena. Solo a Vallelunga Pratameno, due fabbricati, già nella disponibilità del boss Giuseppe Madonia, rimangono inutilizzati a differenza, invece, di una villa, rientrante nell’orbita proprietaria dell’ex componente della commissione regionale di Cosa nostra, edificata a Caltanissetta, che è stata consegnata all’associazione “Voglia di Vivere” con un provvedimento firmato lo scorso ottobre.

Un caso analogo anche a Riesi, piccolo centro della provincia nissena, teatro, fino a pochi anni addietro, di un feroce scontro di mafia, dove rimane in attesa di assegnatario un fabbricato voluto dal capomafia Pino Cammarata. Un nulla di fatto, seguito alla fase di confisca, si estende, in provincia, anche ad immobili e terreni a Serradifalco, Mussomeli e San Cataldo. Mentre si cercherà di capire, anche nel corso dei prossimi mesi, se questo stallo, mantenutosi per diversi anni, possa trovare, finalmente, una soluzione: l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, indica la presenza, solo in provincia di Caltanissetta, di 104 beni confiscati a componenti di organizzazioni criminali.

  

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